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La storia della massoneria iblea, al terzo ed ultimo appuntamento, inizia dal duro periodo della dittatura fascista e le sue persecuzioni per terminare con la figura e il carisma di Filippo Foderà, Gran Maestro della Loggia ragusana “San Giorgio e il drago”, scomparso prematuramente nei primi anni del nuovo secolo. Loggia fondata negli anni difficili della strategia della tensione e della “caccia alle streghe” dovuta allo scandalo nazionale della massoneria deviata di Licio Gelli.

di Federico Guastalla

Episodi di violenza squadrista ai danni di logge e uomini del GOI continuarono a cavallo delle elezioni politiche dell’aprile del 1924 e dell’assassinio di Giacomo Matteotti. Crebbero d’intensità nel corso del 1925 e a distanza di alcuni mesi determinarono la morte dello stesso capo dell’opposizione aventiniana, il massone giustinianeo Giovanni Amendola.

La decisione del Gran Maestro Torrigiani di autosciogliere l’Ordine, decretato nel novembre del 1925 allo scopo di alleggerire una tensione insostenibile, non evitò una nuova ondata repressiva. Difatti, nella seconda metà degli anni Venti, colpiva il medesimo Torrigiani, condannato a cinque anni di confino, il Gran Maestro aggiunto Giuseppe Meoni, l’ottuagenario Gran Commendatore del Rito Scozzese Ettore Ferrari. Alcune decine di massoni, esuli in Francia e negli altri paesi d’emigrazione, riprenderanno i contatti con le superstiti logge estere e sotto la guida di Giuseppe Leti ricostituiranno a Parigi nel gennaio del 1930 il Grande Oriente d’Italia.

(Da sx) Domizio Torregiani (1876-1932) e Giovanni Amendola (1882-1926)

Da ricordare la forza con la quale il Gran Maestro Alessandro Tedeschi denuncerà nel 1936 all’opinione pubblica mondiale l’infamia dei gas asfissianti utilizzati dall’aviazione fascista contro gli etiopi. Il momento più significativo della battaglia condotta dai massoni esuli contro la dittatura sarà la partecipazione al volontariato internazionale a difesa della Spagna repubblicana minacciata dalla sedizione franchista. Alcuni nomi: il Comandante del Battaglione “Garibaldi” Randolfo Pacciardi; Francesco Fausto Nitti, protagonista alcuni anni prima con Rosselli e Lussu dell’ardimentosa fuga da Lipari; Mario Angeloni, caduto alla testa delle proprie truppe in uno dei primi scontri; Giordano Viezzoli, volontario dell’aviazione repubblicana morto nel cielo di Toledo.

Alessandro Tedeschi (1867-1940)

Presenti i massoni nella fase culminante della Resistenza antifascista, di cui ha scritto Mauro Valeri nel bel libro “A testa alta verso l’oriente eterno. Liberi muratori nella resistenza romana” (Mimesis, Milano 2017). Diciannove i “Fratelli” (in maggioranza già appartenuti o appartenenti alla Massoneria di Palazzo Giustiniani) che alle Fosse Ardeatine testimoniarono la fedeltà al trinomio Libertà-Eguaglianza-Fratellanza di cui i regimi totalitari avevano costituito l’antitesi radicale. Unitamente al Grande Oriente d’Italia, le obbedienze massoniche rinacquero a partire dal 1943 con la caduta del regime e con l’arrivo degli Alleati.

Forte la volontà democratica, antifascista e repubblicana. Dopo la lunga fase di consolidamento delle istituzioni democratiche e in un periodo caratterizzato dall’inizio della strategia della tensione, giunta all’apice nel 1974 con gli episodi dell’Italicus e di Piazza della Loggia a Brescia, nel 1971 all’Oriente di Ragusa, a seguito della consorella “Mario Rapisardi” estinta da decenni, furono innalzate le colonne della Loggia “San Giorgio e il drago”: denominazione questa del tutto simbolica che richiama il mito del santo cavaliere, la cui azione racchiude significati esoterici. Difatti è con il mito che si era fatta strada la nascita dell’eroe, cioè di colui che affronta rischi per incontrare se stesso e procedere nell’opera di perfezionamento: san Giorgio libera la principessa di Berito, cioè la propria stessa anima, dalle limitazioni del contingente, nonché dai nemici psichici, simbolizzati dal drago.

La sede della Loggia “San Giorgio e il drago” di Ragusa (foto da ragusaoggi.it)

Appartenenti ad uno stato sociale prevalentemente terziario, gli affiliati erano di buone condizioni socio-economiche; benché nelle Logge non si parli né di politica né di religione dato il carattere interreligioso e interculturale dell’Ordine, discreta fu la presenza di appartenenti allo schieramento laico e democratico: dai socialisti ai socialdemocratici, ai liberali. In ogni caso, dominante l’“afflato universalistico” e la “tensione cosmopolita” della Massoneria Giustinianea (S. Fedele, “Il Grande Architetto dell’Universo tra teismo e deismo”, “Hiram” n. 2 / 2017).

The Ancient of Days setting a Compass to the Earth (William Blake, 1794)

Certamente un atto coraggioso fu la fondazione della Loggia “San Giorgio e il drago”, ove si consideri che coincideva con l’esplosione del caso Gelli, losco personaggio dal passato contraddittorio, la cui azione, animata sotto ogni punto di vista dalla volontà di potenza e con ogni probabilità sostenuta da forze estere, danneggiò l’appartenenza alla vita massonica, causando la nascita di una caccia alle streghe, nonché la diffusione di feroci pregiudizi sull’essere massoni.

I massoni ragusani non parleranno durante i lavori di Loggia del faccendiere Gelli per evitare una deviazione dal raccoglimento rituale. I lavori, che si svolgevano con forza e vigore, attivavano piuttosto conversazioni esclusivamente centrate sui simboli della ricerca interiore anche se tutto quello che stava accadendo suscitava reazioni di sconforto e di sdegno.

Il faccendiere Licio Gelli, Gran maestro della Loggia deviata P2, a centro di una delle inchieste giudiziarie più scottanti dell’Italia repubblicana

Filippo Foderà, uno dei fondatori, va ricordato per i meriti unanimemente riconosciutigli. Personaggio carismatico di poche e misurate parole e rispettoso delle idee altrui, dedicò le migliori energie alla crescita della liberomuratoria. Di famiglia borghese (il nonno e il trisavolo che portavano il suo stesso nome rispettivamente erano Preside della Facoltà di Chimica all’Università di Catania e Avvocato principe del foro palermitano), nacque a Caltanissetta nel 1929, dove il padre prestava servizio come ufficiale della Guardia di Finanza. Dopo aver compiuto gli studi superiori a Ragusa, in cui la famiglia si era trasferita, si laureò in Architettura a Roma e lì fu iniziato nella storica loggia “Ernesto Nathan”.

(Immagine da grandeoriente.it)

Non coltivò la professione di architetto e preferì dedicarsi all’insegnamento nelle scuole medie di Ragusa, data la vocazione educativa. Nel capoluogo ibleo passò all’Oriente Eterno il 23 settembre del 2003 all’età di sessantaquattro anni, lasciando alla Loggia, in mancanza di eredi, i suoi beni, utilizzati per l’acquisto dell’ampio locale dove sorge il “Tempio”. Animatore, sollecitava ad un costante aggiornamento che nel piccolo gruppo si svolgeva nella sua abitazione: “Il Cenacolo” scherzosamente veniva chiamato l’insieme dei componenti; oggetto di studio il poderoso volume di René Guénon “L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta”: della puntuale lettura mandata avanti con rigorosa indagine rimane un agile schema di riferimento che ne facilita l’approccio.

Era un Maestro, Filippo Foderà, che viveva la sua operatività con la massima discrezione. In lui convivevano la prudenza e la riservatezza, la compostezza fisio-psichica e un grande senso di partecipazione. Frequentatore assiduo dei lavori di Loggia, preferiva ascoltare con profondo raccoglimento e non mancava di presentare le sue riflessioni attraverso apposite “tavole”, raccolte dopo la sua morte in un pregevole libretto intitolato “Pagine esoteriche”.

In questa prospettiva, la Massoneria iblea deve molto a lui e agli altri fratelli che nella “San Giorgio e il drago” introdussero linguaggi, metodi, obiettivi perché la ricerca della “Scienza sacra” occupasse un posto centrale con l’obiettivo dell’affrancamento dai limiti del contingente nell’angusto spazio della materialità. I metalli vanno fusi nel crogiolo dell’interiorità e le scorie abbandonate in un processo di alleggerimento per levigare pietre grezze.

I principi indicati, oltre a distanziare da ogni sorta di dogmatismo e settarismo, fanno fermentare l’anelito verso il Grande Architetto dell’Universo. Su questo aspetto, evidenziando il rispetto delle proprie scelte e specifiche credenze, pare significativa la poesia “Loggia Madre” di Kipling nei seguenti versi: “Ognuno rifacendosi al Dio che meglio conosceva. // L’uno dopo l’altro si parlava, / e non un solo Fratello si agitava… / e si rincasava per dormire, / Con Maometto, Dio e Shiva / che facevano il cambio della guardia nelle nostre teste”.

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1 Comment

  1. Luigi Piccione Reply

    Ho conosciuto Filippo Fodera’ per la comune appartenenza al G.O.I. per me nella loggia Archimede di Siracusa.
    Il dr Filippo fu un vero “Iniziato” tra i pochi! E la sua esistenza resta preziosa per la Fratellanza siciliana ove fu conosciuto stimate rispettato tra i migliori

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