di Vito Marletta
È il sentimento che pervade l’animo della più parte dei suoi abitanti: la rassegnazione. I siciliani, però, non solo assecondano questa loro arrendevole natura. Non sarebbe sufficiente a determinare la tragedia. Non sarebbe sufficiente a nascondere le proprie incapacità. Ad ogni occasione, sistematicamente, scatta il riflesso pavloviano del vittimismo. E allora, di volta in volta, diventiamo vittime del fato, dei Borboni, dei piemontesi e del Re, dello Stato Repubblicano centrale sempre troppo lontano e insensibile.

L’esempio, plastico, ci viene dall’attualità. Qualche giorno fa la Regione Sicilia ha perso 422 milioni di euro (qualcuno stima addirittura 756) stanziati dallo Stato nel PNNR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per le infrastrutture irrigue. Soldi che dovevano servire a migliorare il sistema di irrigazione a sostegno dell’agricoltura siciliana.
I progetti sono stati presentati dai Consorzi di Bonifica di tutte le province siciliane. Per chi ha voglia e tempo di scoprire cosa siano e cosa facciano questi enti c’è ampia letteratura, anche giudiziaria. Qui vi diciamo solo che costano 73 milioni di euro l’anno di solo personale ma non hanno trovato tra i 2000 dipendenti nessuno capace di finalizzare l’iter progettuale. Tant’è che hanno dovuto incaricare dei tecnici esterni per controllare la qualità e regolarità dei progetti. 31 progetti presentati. 31 progetti bocciati. Non è bellissimo?

Nessun progetto è stato approvato perché non ha soddisfatto i criteri che la stessa Regione Sicilia aveva determinato insieme alle altre regioni e allo Stato.
La Sicilia ha perso anche stavolta un’occasione e con essa svariati milioni di euro ma in moltissimi, politici (in questo caso di destra, ma in Sicilia ahimè non è questione di colore politico), giornalisti e gente comune inveiscono contro lo Stato centrale cattivo che anche stavolta “schifìa” i siciliani e la loro terra. Eppure, senza andare tanto lontani, la Calabria ne ha avuto 20 di progetti approvati.
Un vittimismo che nasconde insipienza e inettitudine. Allora tutti i siciliani sono insipienti e inetti? Certo che no. Ma evidentemente devono esserlo coloro che prendono le decisioni e coloro che, per scelta o girandosi dall’altra parte, glielo consentono, per poter perpetuare l’eterna pantomima dell’essere vittime e senza speranza.