di Letizia Dimartino
Il vento che sento viene dalla Provenza, è lieve stamattina e soffia fra gli ulivi e gli eucalipti. Ha un soffio diverso da quello di levante, porta un mistero e i rami si incurvano inchinandosi. In casa vi è aria fresca, con lame di luce. Le gazze fanno un gran rumore adesso, arrabbiate da sempre. Son belle nei colori, ma insopportabili. E ora la veste si solleva, i capelli sbattono sugli occhi, gli occhi si fessurano. No, non finisce l’estate. È ancora presto. Eppure noi siamo diversi, senza aspettative. Un tempo facevo le valigie e andavo a Milano. Stazione nera e cielo a strati. Ci scordavamo di questo vento di ponente. Ma eravamo noi in ogni passo che facevamo. In ogni notte che si chiudeva con un temporale. In ogni ritorno troppo assolato. Quando il mare dello stretto era blu, come nero e ghiaccio. Il piede si tendeva oltre la ringhiera del traghetto, e tornava questo vento. Lui. Sempre lui.