ovvero
C’è posto per me?
di Giulia Cultrera
Tutto ciò che esce dalla penna di Zero Calcare è pura poesia, e la nuova serie tv Questo mondo non mi renderà cattivo non fa eccezione.
Una scrittura più impegnata rispetto a Strappare lungo i bordi, maggiormente volta alla denuncia sociale, ma sempre in chiave ironica e dolce-amara.
Non c’è nessun collegamento tra le due trame, ma potremmo quasi dire che si tratta del tassello successivo rispetto alle tematiche affrontate nel primo show: la difficoltà nel trovare il proprio posto nel mondo, la convinzione che tutti gli altri vadano avanti tracciando un percorso perfetto, la sensazione di rimanere indietro e perdersi per strada. Una volta trovato il proprio posto nel mondo – o una parvenza di esso – siamo pronti a mantenere la nostra integrità morale o scenderemo a compromessi?
Questo mondo non mi renderà cattivo parla di un’amicizia interrotta per 20 anni e della conseguente difficoltà nel riprenderla. Cesare ha trascorso parte dell’adolescenza e dell’età adulta in un centro di riabilitazione, ha dovuto affrontare numerosi traumi e non è facile per lui reinserirsi nella società e nel quartiere d’origine. Zero ha una carriera avviata che gli permette di esprimere i suoi pensieri e il suo impegno sociale attraverso il disegno, anche se talvolta gli vengono imposti alcuni paletti dall’alto.
Da una parte abbiamo l’amico d’infanzia che non ha strappato perfettamente lungo i bordi il suo percorso di vita, ma che adesso cerca di rientrare nel tracciato. Dall’altra, troviamo il protagonista che si impegna per essere sempre la persona di una volta, retto dagli stessi ideali. E quando Sarah, il pilastro morale di Zero, compie una scelta per lui inaccettabile, subentrano la delusione e il giudizio.
Ma la realtà non è così lineare, non si tratta soltanto di bianco o nero, di giusto o sbagliato. Talvolta è difficile rimanere se stessi, preservare quei valori per noi fondamentali, quando le circostanze della vita ci pongono davanti a scelte difficili.
E Zero si trova a ragionare su questa scomoda verità: è facile giudicare gli altri senza però considerare il loro vissuto e le necessità contingenti. Un’autoanalisi pesante, alleggerita dai dialoghi esilaranti con l’Armadillo, capaci di smorzare il dissidio interiore che attanaglia il protagonista. Perché Zero Calcare sente il peso di avere una risonanza mediatica e la possibilità di far sentire la propria voce. Ovviamente in chiave autoironica.
Il contrasto tra Zero e Cesare non si limita alle diverse strade intraprese, è più profondo e complesso. Cesare fa parte dei Nazisti e si batte per far chiudere un centro di accoglienza. Zero è dalla parte degli immigrati e non vuole che queste persone siano nuovamente trasferite in un altro quartiere di Roma, come tronchi che vengono trascinati dalla corrente.
E la corrente ovviamente fa paura “perché non sai dove ti porta, ma almeno vuol dire che non stai andando a fondo” e che c’è ancora speranza per un futuro migliore. Devi soltanto trovare il tuo posto nel mondo, anche se per alcuni è più difficile ottenerlo.
Tra riferimenti letterari, videoludici e alla cultura pop, easter eggs disseminati sullo sfondo e pillole di saggezza elargite dall’Armadillo, sono l’integrità morale e il valore dell’amicizia a prevalere.
Zero Calcare racconta una realtà sociale che può apparire quasi sconosciuta ai più. Sensibilizzare e risvegliare la coscienza su questi temi è quasi un dovere morale per chi ha dentro di sé “il fantasma de n’attivista pazzo”.
Ormai lo sappiamo, portare alla luce tematiche delicate e importanti è la sua vocazione. Perché per quanto le circostanze possano essere avverse e difficili, per quanto possa essere semplice scaricare le nostre frustrazioni su un “nemico” comune, questo mondo non può e non deve renderci cattivi.