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di Vincenzo La Cognata

La parola è contemporaneamente l’arma più letale e la carezza più dolce, capace di fare ridere o piangere, semplicemente di fare emozionare.
La Sicilia, culla di grandi civiltà, ha visto la nascita della retorica, arte di utilizzare la parola in modo persuasivo ed esteticamente pregevole.

L’importanza della retorica risiede nella comunicazione, dove ricorriamo spesso alla ‘captatio benevolentiae’, spesso usata per lusingare e accattivare l’interlocutore, in modo da essere ascoltati. Meno usata è invece la ‘ignoratio elenchi’, un tempo considerata una fallacia, ma ormai quotidianamente utilizzata da diversi leader politici per eludere le domande e ripetere in continuazione argomenti già esposti, ma in modo diverso.

Ma nel corso degli anni la retorica ha vissuto alti e bassi; dopo il VII secolo diventa una disciplina sterile, preoccupata solo a moltiplicare inutili e contraddittorie tassonomie.
In pieno romanticismo, invece, con l’idea dell’arte come istinto, si decreta la definitiva condanna e se ne festeggia la morte. Non a caso ai giorni nostri l’aggettivo ‘retorico’ ha una connotazione negativa, sinonimo di inganno o pura apparenza.

E in effetti i ‘romantici’ non avevano poi tutti i torti, soprattutto a sentire i politici dei nostri tempi che sproloquiano ‘retoricamente’, un giorno sì e l’altro pure, usando una serie di fallacie logiche impressionanti. Lo scopo è quello di ingannare o persuadere l’elettorato, allontanandolo dalla verità.
È ciò che accade scherzosamente in una scena del film ‘La vita è bella’. Il protagonista Roberto Benigni riesce a persuadere un cliente nell’ordinare l’unico pasto disponibile: un secondo di salmone, un’insalata e un calice di vino.

Le fallacie non sono altro che errori nascosti in un ragionamento e comportano la violazione di un confronto argomentativo corretto. Si utilizzano argomenti unilaterali e si espongono le questioni in modo impreciso o travisando il significato dell’opinione avversa.
La verità viene dunque manomessa e le argomentazioni plasmate a proprio piacimento, poichè il fine ultimo è convincere l’interlocutore con ogni tecnica possibile.

A questo punto mi chiedo se non sia il caso di puntare decisamente sulla conoscenza delle fallacie logiche per vaccinarci contro i tentativi di manipolazione e il populismo imperante, poiché chi conosce una trappola sa meglio evitarla.
Chiaro che il mio invito è rivolto soprattutto alla scuola che deve fare la sua parte per tentare di ‘immunizzare’ i più giovani.

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