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di Giuseppe Cultrera

A Chiaramonte nel secolo scorso l’acqua – quando ancora non era distribuita casa per casa e giorno per giorno – si trovava disponibile per la comunità in due ubicazioni. Alla periferia orientale, presso la sorgente ed abbeveratoio della ‘Fontana’ (il lavatoio, oggi scomparso, era dove sorge il fabbricato dell’ex macello – vedi foto sotto) e alla periferia sud ovest, dove sgorgava la sorgente del ‘Ferriero’ con diverse fontanelle per la distribuzione dell’acqua potabile, grande abbeveratoio per gli animali domestici ed immancabili lavatoi pubblici.

L’abbeveratoio pubblico di ‘Fontana’ oggi scomparso

Oggi quest’ultima struttura sopravvive con il visus tardo ottocentesco che ingabbia e distribuisce l’acqua della sorgente attraverso tre fontane, il grande abbeveratoio per gli animali ed accanto la ristrutturazione dei lavatoi pubblici. Un intervento di qualche decennio fa ha tentato di trasformare l’area in uno spazio riqualificato come parco (intitolato al Questore Rosario Melfi), con panchine , illuminazione e recinzione.

La sorgente del ‘Ferriero’ e abbeveratoio

Invece poco è rimasto dell’impianto antico (risalente alle origini della città tardo medievale), quando accanto alle fontane, abbeveratoi e lavatoi, era presente un ampio spiazzo per il flusso delle bestie da abbeverare, allora numerose specie nelle fasi di inizio lavoro, la mattina e la sera al ritorno dal lavoro o dal pascolo. Ancor più attivo era il ‘Ferriero’ in occasione delle fiere del bestiame, la principale quella di S. Vito in estate, documentata dal XVI secolo.

Abbiamo pure notizia del ‘mulino del Conte’ che utilizzava come forza motrice l’acqua rilasciata dalla sorgente dopo essere sgorgata dalle fontanelle ed aver servito l’ampio abbeveratoio; mulino più noto (in vari documenti d’archivio del XVI e XVII secolo) nella titolazione di ‘Mulino dei Cannizzo’ nobile e potente famiglia chiaramontana, il cui palazzo si trovava nella via Cannecio, poi Roma ed oggi Antonino Di Vita.

La fonte del ‘Ferriero’ e l’abbeveratoio da un’altra prospettiva

Era attestato pure, adiacente ai lavatoi e ad una grotta naturale, uno stretto cunicolo che collegava il castello, nel piano di S. Giovanni, con la sorgente: la sua funzione era quella di permettere in caso di assedio di raggiungere il prezioso liquido per approvvigionare la città fortificata. Il Melfi – storico locale – ne rinvenne le tracce identificando alcuni cunicoli dentro l’abitato e la ben celata uscita nei pressi della sorgente che, egli racconta, riuscì per un tratto a far percorrere ad alcuni operai sul finire dell’ottocento.

L’antica strada che conduceva alla ‘Fontana’

Nella sottostante cava, detta anche oggi del ‘ferriero’, piena di rigogliosa vegetazione, qualche anno fa in una escursione, ho incontrato tratti di canalizzazioni e un ponte che congiunge una sponda all’altra; oltre al viottolo, ormai sopraffatto da vegetazione e smottamenti del terreno, che raggiungeva il sagrato di S. Vito e la sorgente con attigua chiesetta della Madonna della Stella, entrambi scomparse ad inizio del secolo scorso.

Una delle bocche della fonte del ‘Ferriero’ (Ph. Iano Gueli)

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2 Comments

  1. Daniela Iurato Reply

    Bellissimo l’articolo. Idem il ricordo, molto caro a chi in quei luoghi ha trascorso infanzia e adolescenza. Peccato che i lavatoi siano stati demoliti! Che sacrilegio!

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