di Giuseppe Cultrera
Chiaramonte Gulfi. Stasera era prevista la presentazione al pubblico del recupero della grotta-cappella di S. Giuseppe in contrada Fontana: la situazione e le norme anti Covid 19 fanno slittare la cerimonia a data da destinare. In ogni caso da oggi è visibile.
È la terza edicola sacra che viene restaurata e restituita alla collettività a cura dell’Associazione culturale Kubbula (già comitato spontaneo cittadino): dopo quella di Piano dell’Acqua (2016) e quella di S. Giorgio, riportata a livello del piano stradale e restaurata nel 2018.

Artefice principale del paziente lavoro di pulizia e messa in sicurezza della struttura devozionale è stato Carmelo Battaglia che ha alle spalle, come impegno di lavoro, numerosi interventi su edifici e chiese di interesse artistico in varie località della Sicilia. Della squadra, tutti soci dell’associazione, volontari ed a titolo gratuito, fanno parte tecnici, operatori del settore e studiosi. Ha collaborato, inoltre, il comitato spontaneo di S. Lucia.
Un altro buon esempio di impegno civile culturale e sociale, nato e operante nella comunità chiaramontana.

Com’era, nel passato, la grotta-cappella di contrada Fontana dedicata a S. Giuseppe può desumersi da una mia scheda del 1992.
‘Sorge nella periferia est del paese, accanto ad una sorgente naturale, che ha dato la denominazione alla contrada. La fontana (i lavatoi pubblici oggi non sono più esistenti) risale a fine ottocento, quando fu ristrutturato il fatiscente complesso di fonte, abbeveratoio e lavatoi pubblici. La grotta cappella è ricavata in un incavo artificiale opera dei “pirriatori” che da questa cava estraevano, fino al secolo scorso, la pietra da intaglio.

Oppure, secondo un’altra ipotesi desunta da testimonianza popolare, fu all’origine una grotta naturale, riadattata a luogo di culto. La struttura sacra consta di un solo vano (aperto sul fronte) di metri 2,80 di altezza, per metri 3 circa di larghezza e mt. 2,20 di profondità, con sul fondo in un piccolo incavo un dipinto su lastra di lamiera raffigurante S. Giuseppe, che si sovrappone all’antica icona dipinta su pietra. Autore ed anno di fattura sono dichiarati dall’iscrizione apposta in basso sul dipinto: “Giovanni Presti, 1954”. La parete di fondo è dipinta con intonaco bianco; sul lato destro un ripiano ricavato nella stessa roccia e a sinistra una piccola nicchia, incavata, per lumini o fiori.’
Con i vostri occhi, invece, potrete constatare il recupero e la conservazione della struttura, la nuova icona (opera di Raffaele Catania) che ripropone l’antica tipologia e la sistemazione dell’area adiacente in consonanza con il reperto e con il paesaggio circostante.
