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di Giuseppe Cultrera

Nella notte di vento e freddo una ragazza, sola, vaga sull’altopiano. Bussa a tutte le porte: «Datemi per pietà un tizzone acceso, che io possa riscaldami al fuoco». Ma nessuno le apre, tutti chiusi nelle loro case. 
Attratta da una luce tremolante, si avvia verso il monte. Sotto un anfratto bivacca un pastore col suo gregge.
«Datemi un tizzone di questo fuoco ardente, buon uomo»
«Prendetene quanto volete» risponde pronto il pastore.
Mentre ella prende il tizzone e sta riavviandosi nella notte scura, all’improvviso un lupo affamato piomba su una pecora del gregge che, malaticcia, sta in disparte; la fanciulla se ne avvede e con prontezza e coraggio scaglia il tizzone contro il lupo, che arricciato il pelo e ringhiando indietreggia e fugge via.

santa lucia

Il pastore che ha assistito alla scena cerca la fanciulla, ma già si è allontanata verso il monte. Incuriosito la segue e giunge nella grotta dove ella dimora: piccola, spoglia e fredda. Il pastore preso da compassione si toglie il proprio mantello e lo porge alla fanciulla.
«Copritevi che stanotte fa molto freddo.»
D’improvviso la grotta viene inondata di luce abbagliante, con la fanciulla che risplende nel mezzo. Il pastore resta incantato dalla visione. Racconterà poi di aver incontrato in quella grotta, poco sopra il paese, “Santa Luciuzza ‘a sirausana” che per quella notte, fredda e scura, fu anche “Santa Luciuzza ‘a ciaramuntana”!

santa lucia
Stampe popolari di Santa Lucia da Siracusa. La prima è di Salvatore Puccio, la seconda del figlio Bonaventura e la terza è anonima

Quello che riporto è un antico ‘cunto’ popolare raccolto, alcuni anni fa dalla viva voce degli anziani, dagli alunni delle primarie dell’Istituto comprensivo S. A. Guastella di Chiaramonte per il progetto Vi cuntu e vi cantu (2009).
E quanta ricchezza ci sia in ogni frammento di cultura popolare lo dimostra, anche, questo racconto raccolto nell’area chiaramontana, che arricchisce l’agiografia su Santa Lucia con un suo ipotetico passaggio da Chiaramonte e pernottamento nella grotta che poi divenne luogo di culto.

I lupi nella notte, perenne insidia e pericolo per il gregge, erano una reale presenza nel passato; ancora è possibile trovare qualche ovile dell’altopiano protetto da aguzze pietre allineate al vertice dei muri, note appunto come paralupi. Anche il bivacco dei pastori attorno al fuoco, nella notte fredda, è un soggetto comune di quel passato di povertà e disagio; evidenziato, ancor meglio, dalla donna che nella notte bussa alle porte per avere un po’ di fuoco per scaldarsi.

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Prospetto della Chiesa rupestre di Santa Lucia in un dipinto di Carmelo Battaglia. Dello stesso autore è il banner che “ripropone” com’era l’antica grotta-chiesetta.

La grotta sul monte, rifugio della misteriosa fanciulla, è realmente esistita, ed esistente oggi come chiesetta rupestre. Fu trasformata, nel XVI secolo, in luogo di culto e dedicata a Santa Lucia dal siracusano Silvestro Castronovo, da poco nominato parroco di Chiaramonte. In seguito il piccolo ipogeo con rozzo altare in pietra divenne (dal secolo scorso) una chiesetta rupestre con elegante prospetto neoclassico.
Riguardo la lingua siciliana usata nel racconto, mi limito a segnalare il terrore-stupore del lupo che fronteggiato dalla misteriosa fanciulla «s’arrizza u pilu»! Per il tanto altro che si può estrarre dallo scrigno, lascio libero campo alla curiosità di ciascun lettore.

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Chiaramonte Gulfi, grotta di Santa Lucia, interno

 

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