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di Giuseppe Cultrera

Nel 1986 Leonardo Sciascia fu ospite a Chiaramonte per alcuni giorni. A fine agosto quando ricevette il Premio ‘Ulivo d’argento’, assieme a Piero Guccione, Giuseppe Leone e il maestro Giovanni De Vita, e ad inizio dicembre per partecipare e presiedere il Convegno nazionale di studi sullo scrittore Serafino Amabile Guastella (Chiaramonte 1819 – 1899). Ma era già venuto, saltuariamente, con gli amici ragusani ad apprezzare la buona cucina del ristorante Majore.

1986. Premiazione dell’Ulivo d’Argento’. Da sinistra: Leonardo Sciascia, Giuseppe Leone, il presentatore Nuccio Costa, Giovanni De Vita, Miko Magistro e Piero Guccione

Una giornata alla Noce. In autunno ebbi la ventura di incontrare Sciascia nella casa di villeggiatura di contrada Noce a Racalmuto. Eravamo in quattro: il fotografo Giuseppe Leone, il pittore Piero Guccione, lo scrittore Gesualdo Bufalino ed io – in quanto più giovane e diretto interessato all’incontro – alla guida della mia Uno bianca. Qualche giorno prima Leone mi aveva comunicato che la domenica successiva gli amici ragusani si sarebbero recati a Racalmuto e che io potevo aggregarmi, perché Sciascia aveva chiesto di vedermi per mettere a punto l’organizzazione del convegno sul Guastella, previsto per gli inizi di dicembre.

1986. (da sinistra) Il Sindaco Rosso, l’assessore Gurrieri, Sciascia, la moglie Maria e il giovane Giuseppe Cultrera (in fondo)

Due ricordi in particolare ho di quella giornata.
Nel soggiorno, seduto accanto al camino, Sciascia che estrae da una pila di libri – tutte opere sue, comprese diverse traduzioni in varie lingue – quattro copie del suo ultimo volumetto edito dalla Adelphi ‘1912+1’ fresco di stampa e ce ne regala una copia ciascuno con dedica autografa e correzione, in diretta, di un lieve refuso (a pagina 59). Lo conservo ancora, gelosamente, assieme alla bottiglia del suo vino Regalpetra, regalo della signora Maria.

Secondo. A pranzo, mentre estraeva dal camino la salsiccia arrostita e la serviva agli ospiti (ho poi letto che era sua abitudine partecipare attivamente alla preparazione dei pasti), era in corso un discorso sulla vicenda Tortora e sull’impegnativa battaglia condotta, in appoggio, da Marco Pannella. Occupò buona parte del pranzo, il discorso. Quando intervenne Sciascia con voce pacata disse “di Pannella dovrebbe essercene uno per ogni nazione”. Sorrise, l’eterna sigaretta fra le dita accesa, e aggiunse “però, non più di uno”.

Marco Pannella e Leonardo Sciascia

A distanza di tempo mi appare nitida la postura, l’inflessione della voce, lo sguardo ironico: come il significato della battuta, né compiaciuta né indulgente. Sintesi della sua grande stima per l’umanità e la vivace dialettica del grande politico radicale. Anche in questo caso aveva visto lontano, oltre il ‘contesto’ del momento ed i conformismi imperanti.

La presidenza del convegno. Accettò volentieri la presidenza del convegno e fu attivamente presente in tutta l’organizzazione preparatoria e nelle tre sessioni del 6/8 dicembre. Guastella, lo disse nella sua relazione e nelle interviste, era un autore che lo incuriosiva: per lo stile e per le tematiche.

Si interessò personalmente ad invitare eminenti esponenti della cultura. Pubblicò sul ‘Corriere della Sera’, il suo intervento (una intera pagina, compreso un pezzo di Matteo Collura); e qualche giorno dopo rilasciò una intervista, a RAI 3, in cui promuoveva la nostra cittadina e dava notizia del convegno. Ma specialmente, ripropose la pubblicazione delle opere del barone dei Villani. Era il prosieguo di un progetto culturale iniziato con la pubblicazione, nella collana edita dalla Regione Sicilia nel 1973, di due opere ‘L’antico Carnevale’ (introduzione di Natale Tedesco) e ‘Le parità e le storie morali dei nostri villani’ (introduzione di Italo Calvino).

Progetto che aveva ribadito durante il Convegno e che trovo confermato in una testimonianza di Salvatore Silvano Nigro (in ‘La memoria di Elvira’, Sellerio 2015; pagina 124).

Il 9 agosto 1986 Leonardo Sciascia mi aveva scritto da Racalmuto: «Cè un convegno a Chiaramonte Gulfi. Io ci sarò tra il 21 e il 24 di questo mese. Spero ti abbiano invitato (me ne accerterò oggi): chè mi piacerebbe incontrarti, e tornare con te sull’idea di ripubblicare le cose migliori – se non tutte – del Guastella.

Il programma del convegno su S. A. Guastella

Sciascia aveva progettato per la casa editrice Sellerio una riedizione delle opere di Serafino Amabile Guastella. Riteneva lo scrittore ottocentesco vicino alle qualità narrative di Verga, soprattutto per quelle ‘Parità’ che avevano convinto anche Italo Calvino. Sciascia voleva che fossi io a curare l’edizione. Si opponeva Elvira Sellerio. Ne nacque uno scontro imbarazzante, che durò mesi.»

Ma la scomparsa di Sciascia eclissò il progetto dell’opera omnia del Guastella.

Sciascia a colloquio con il Gesuita Padre Cultrera, dietro gli assessori Giallongo e Castagna

Il clic impuro. Tra le manifestazioni collaterali c’era la mostra fotografica ‘Il mondo del Guastella nelle parità fotografiche del tempo’, da lastre di fine ottocento – inizi novecento scoperte da Bufalino e ristampate da Giuseppe Leone. Erano materiali di vari fotografi dilettanti iblei, per lo più nobili, come il barone Carmelo Arezzi di Trifiletti nel cui inedito corpus, erano presenti alcune lastre di soggetto erotico. Mentre allestivamo la mostra qualcuno certamente sbirciò, ne parlò a qualche altro benpensante e la cosa approdò al Sindaco. Che ce ne rese partecipi: era saggio esporre quelle ‘scandalose’ foto? Bufalino era perplesso, un pò meno Leone. Alla fine si convenne di sospendere la cosa e sottoporla a Sciascia che sarebbe arrivato di lì a poco.

Giunse col suo immancabile bastone e sigaretta, ascoltò il sindaco e noi, poi visionò quella sezione della mostra e con pacatezza disse di non trovarci nulla di ‘scandaloso’. Erano foto artistiche, opera di un colto rampollo della nobiltà ragusana, forse pure alunno del Guastella (come avrebbe ipotizzato poi Bufalino nella sua relazione): goliardia tutt’al più, non pornografia.

Sciascia alla mostra fotografica ‘Il mondo del Guastella nelle parità fotografiche del tempo’

Le foto restarono esposte al pubblico (unica accortezza: furono confinate in una stanza singola). L’inviata di ‘Epoca’ ci fece un bell’articolo; Bufalino un testo affabulatorio e intrigante: ‘Il clic impuro’, pubblicato con una scelta delle foto sulla rivista ‘Laboratorio’ e poi in ‘La luce e il lutto’ (Sellerio, 1988) e nella riedizione de ‘Il tempo in posa’ (Sellerio, 1992).

1986. Sciascia a passeggio a Chiaramonte. (da sinistra) il prof. A. Di Grado, L. Sciascia, N. Tedesco e G. Cultrera (Ph Giuseppe Leone)

Link al primo contributo su Sciascia a cura di Tony Vasile – intervista video a Giuseppe Leone

Link al secondo contributo su Sciascia di Grazia Dormiente

Link al terzo contributo su Sciascia a cura di Giulia Cultrera – intervista a Carlo Ottaviano

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