di Giuseppe Cultrera
Come sono le case dei poeti e degli scrittori? Certo molto simili a quelle della maggior parte di noi. Nulla a che fare con quelle dei vip, di coloro che contano e vogliono contare esternando il potere politico ed economico: altisonanti, super accessoriate, vistose, spesso opera di un architetto (meglio archistar, nel loro caso).
Le centinaia di dimore (molte rese disponibili al pubblico come fondazioni o musei: e mi riferisco ovviamente agli scrittori e poeti del passato Pirandello, Verga, Capuana, Tomasi di Lampedusa, Piccolo, Sciascia e, dalle nostre parti, Quasimodo, La Pira, Bufalino) sarebbero, invece, un itinerario interessante e intelligente. Dimore che ci restituiscono gli odori e i sapori, le penombre e le ispirazioni della loro vita quotidiana. Lo scrittoio, la libreria, il salotto ma anche gli angoli e gli sgabuzzini, i souvenir o i quadri appesi al muro, ce li avvicinano in un racconto, non codificato nei caratteri tipografici, ma disperso e trattenuto nello spazio che hanno abitato.

Mi incuriosisce quella del conterraneo Vann’Antò, che da domani, per alcuni giorni, si schiude alla nostra curiosità.
Giovanni Antonio Di Giacomo (Vann’Antò) nasceva a Ragusa centotrenta anni fa, il 24 agosto 1891. Letterato, poeta animatore culturale ma principalmente innamorato della lingua e cultura siciliana e in particolare del dialetto natio, quello ragusano. Il modo con cui comunicò attraverso l’insegnamento, la ricerca e la promozione di attività culturali fu carico di entusiasmo e passione, per nulla provinciale. I suoi compagni di studio a Messina furono Giorgio La Pira, Salvatore Quasimodo, Salvatore Pugliatti.

Il Vann’Antò poeta de La pici lo scrittore e il docente universitario, il provveditore agli Studi di Ragusa che comunicava col corpo docente e i funzionari in versi, l’animatore culturale dinamico e giocoso, aleggia nelle antiche stanze e tra gli arredi retrò della casina di campagna, suo rifugio e approdo estivo. E ne potrete ascoltare il racconto: empatico e travolgente dal Prof. Giorgio Flaccavento; poeticamente musicale ma saldamente filologico da Stefano Vaccaro; incrinato dall’emozione ma pervaso d’affetto dalla pronipote Amalia Antoci. Vi faranno da guide il 21 e il 23 agosto, nella campagna adiacente, nella casa di villeggiatura del poeta, ma specialmente tra le stanze e gli arredi dove spira ancora la poesia e l’amore per la sua terra e gli uomini che conobbe e incontrò.

Sono una grande risorsa i poeti e gli scrittori; anche quando non ci sono più, il loro spirito guida sopravvive nelle parole e nelle cose che hanno incontrato. E non va sottovalutato il potere eversivo del loro pensiero: «Amo le parole disposte in fila ordinatamente come un esercito compatto. Ma amo la scrittura irregolare, anche quella di Marinetti nelle sue parole in libertà… disordinata e impetuosa come un popolo in rivoluzione… voglio servirmi di una scrittura speciale».
