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di Giuseppe Cultrera

Al centro di Acate esiste uno spazio foderato di libri – intitolato a Mnemosine, dea della memoria e progenitrice delle Muse – aperto a chiunque voglia sfogliarli, leggerli, rileggerli; destinato specialmente ai ragazzi.

Direte voi che luoghi simili, istituzionali o no, ne esistono già quasi in tutte le città. In primis le biblioteche. E sono d’accordo. Anche se sulla cura e gestione delle biblioteche e delle strutture culturali, andrebbe aperto un serio e coraggioso dibattito.

un libro per amico
Foto ricordo della cerimonia di inaugurazione della Fondazione Maria Giovanna Baglieri (19 gennaio 2023)

Ma questa biblioteca (che dal 19 gennaio è anche Fondazione) nasce dalla volontà di una persona, come dono alla comunità: «un dono prezioso al paese che amo» conferma la professoressa Maria Giovanna Baglieri «per promuovere la lettura e la cultura, suscitare amore per i libri».

Viene dal mondo della scuola la Baglieri, già insegnante e dirigente scolastico. E proprio i suoi libri sono il primo nucleo di questa biblioteca, ospitata in parte della sua abitazione, che oltre alla sala lettura prevede spazi per laboratori e corsi, ma specialmente sostegno a quegli alunni che lo richiederanno.  «Presidio di contrasto alla povertà educativa».

un libro per amico
La professoressa Maria Giovanna Baglieri. (A destra) Nella sua Fondazione con il dottor Mariano Pepi, già direttore della Biblioteca di Ragusa

I libri sono stati presenti nella mia vita sin dalla fanciullezza. Ho cominciato leggendo quelli di mio padre, il quale accortosi del mio interesse per la lettura me ne comprò di più adatti alla mia età: ed era sempre una festa per me! Spesso, quando andava al lavoro a Ragusa (ad Acate non c’erano librerie allora: ma neppure adesso), mi chiedeva “Cosa ti porto?” e io rispondevo pronta: “un libro”.

Ho continuato a leggere – adesso comprandoli io – durante gli studi secondari e universitari e durante il periodo di insegnamento. Ho accumulato migliaia di libri.

Ho cercato di inculcare questa passione ai miei alunni, durante gli oltre quarant’anni di magistero.

un libro per amico

 Fa una breve pausa.

«La fondazione intende dilatare questo tempo e questa passione».

In compagnia di un amico prezioso quanto discreto che, nel percorso non sempre facile della vita – anzi spesso disagevole – ti porge una mano, ti strappa un sorriso, deterge una lacrima.un libro per amico

 

Le foto del banner e del testo sono tratte dal sito: Mnemosine Fondazione M. G. Baglieri.

di Mariano Pepi

Nel più periferico paesino della Sicilia orientale – Biscari – oggi Acate, nasce nel 1922 Alfonso Leone, professore di Belle Lettere, figlio di Vincenzina Manusìa e di Attilio.
Il nostro Alfonso si rivela ben presto, a testimonianza di suoi stessi coetanei, un ragazzo studioso e consegue brillantemente la laurea in Lettere presso l’Ateneo di Catania con una tesi di storia greca, sotto la guida del suo caro maestro Santo Mazzarino. E proprio il prof. Mazzarino lo incoraggerà a proseguire gli studi storici; ma il giovane si rivelerà attratto dallo studio della lingua italiana.

Acate (cartoline anni ’50)

Incomincia ben presto a insegnare nella scuola media di Acate e poi nelle scuole superiori della vicina Vittoria. Vi si recava con il bus di linea, ma a volte lo si vedeva arrivare con una Vespa Piaggio prima serie, imbacuccato con un impermeabile di colore chiaro e un’ampia visiera sul volto. Uno spettacolo per noi ragazzi che amavamo scherzare.

(da sinistra) Alfonso Leone (1922 – 2021) e Santo Mazzarino (1916 – 1987)

A Vittoria l’arcigno Preside Samperisi dirigeva “La Lucerna”, definita dallo stesso Leone “un’oscura rivista locale”, su cui si pubblicavano interessanti articoli di storia locale e di varia umanità a firma di diversi autori dell’intellighènzia vittoriese e dei dintorni: Salvatore Guglielmino, Virgilio Lavore, Carmelo Minardi e altri, tra cui il nostro Alfonso che si occupava di lingua e dialetto siciliano. Giovanni Ruffino, insigne studioso della Lingua italiana nell’Ateneo di Palermo, racconta che gli articoli di Leone erano attesi e seguiti con grande attenzione e trovavano lusinghieri consensi, al punto di consentirgli la pubblicazione di vari contributi nel prestigioso Bollettino del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani (CSFLS) di Palermo, tra cui la moderna edizione del Vocabolario siciliano-latino dello Scobar (Palermo, CSFLS, 1990).

Il bimestrale culturale “La Lucerna” edito a Vittoria e il Preside Samperisi, a centro, in una foto del 1952, che lo ha diretto

Il leitmotiv che animerà tutta la sua attività di insegnante e studioso è stato, come detto, l’amore per la Lingua italiana attraverso la simbiosi con il nostro dialetto, sul quale il prof. Leone darà un ricco contributo fatto anche di intuizioni originali in gran parte condivisibili. Tra l’altro, nei suoi studi, si affidava alla voce delle persone del popolo: venditori ambulanti, persone anziane, tra cui la stessa madre Vincenzina (ricordata in una commossa e affettuosa dedica nel suo libro quasi autobiografico “Dai fèrcoli d’oro agli ombrosi carrubi”, 1992). L’amore e la conoscenza del siciliano sono profusi in vari scritti, tra cui l’opera “Profilo di sintassi siciliana” (CSFLS, 1995) e le aggiunte ai vocabolari del Piccitto e del Traina (CSFLS,XIV).

Ebbe la fortuna, per la propria formazione umana e scientifica, di conoscere e di seguire il magistero di grandi maestri: Vittore Pisani, Gerhard Rohlfs, Raffaele Spongano, Giovanni Nencioni, Giuseppe Cusimano, Carlo Cordié, Giuseppe Petronio e altri. Una volta, ebbe a dirmi di aver mandato un piccolo saggio sul Leopardi al grande critico e scrittore Attilio Momigliano, che gli rispose con una breve cartolina che conservava gelosamente. Ma il maestro con cui instaurò un duraturo sodalizio fu l’insigne storico della lingua italiana Bruno Migliorini, celebre autore della “Storia della lingua italiana” (più volte ristampata), Presidente dell’Accademia della Crusca (a cui seguì Giovanni Nencioni) e direttore della rivista “Lingua Nostra” sulla quale Leone scrisse una serie numerosa e importante di articoli sulla lingua.

(da destra in senso orario) Bruno Migliorini, Attilio Momigliano (a sinistra) e Giovanni Nencioni

Tra Alfonso Leone e Bruno Migliorini esiste uno scambio umano e culturale fecondo, testimoniato non solo dagli scritti su “Lingua Nostra”, ma anche da uno scambio epistolare inedito e dalla collaborazione per una grammatica della Lingua italiana che uscì in tre edizioni: “Lingua d’Italia”, “Grammatica italiana” e “Avviamento al comporre” nel 1962; poi nel 1964 e 1971 con il titolo definitivo “Lingua viva”.

L’edizione “Avviamento al comporre” (editore Le Monnier) è una grammatica della lingua semplice e precisa per le scuole medie, il cui rigore scientifico è indubbio. La prima parte è svolta dal Migliorini, la seconda, relativa propriamente all’avviamento al comporre, è svolta dal prof. Leone che presenta una scelta di vari esempi proposti ai giovani lettori e una serie di consigli utili per la composizione: dall’osservazione alla forma. Risulta interessante anche quello che viene suggerito nella composizione del diario.

Il rapporto personale con il prof. Migliorini è stato fecondo e ricco di risultati e comprendeva anche la proposta di collaborazione per alcune voci e/o sezioni e strutture della Enciclopedia dantesca della Treccani. Peccato che il nostro prof. non vi abbia potuto collaborare per problemi personali. Nell’ambito degli studi danteschi la sua competenza era infatti di grande livello e testimoniata da vari contributi. Tra questi va ricordato l’articolo su “Cosa fatta capo ha” in “Lingua nostra” (2005, 1-2), citato nel recente commento all’Inferno di Dante (Inf. XXVIII, 107) a cura di Saverio Bellomo, pubblicato dall’editore Einaudi nel 2013.

Nel volumetto dal titolo esiodeo “Le opere e i giorni” (2004), seguito dal supplemento (2011), che registrano la vita e le opere di Alfonso Leone, vi sono centinaia di scritti apparsi in varie riviste di rigoroso profilo scientifico e di alcune di opere a volume recensite e presentate da vari studiosi altamente qualificati; tra cui si ricorda: “Conversazioni sulla lingua italiana”, con una puntuale presentazione di Giovanni Nencioni e pubblicata dal prestigioso editore Olschki di Firenze nel 2002. Poi “Complementi di grammatica italiana: l’origine latina e l’evoluzione storica della lingua, le strutture, rilievi stilistici e metrici”, Palermo, 1986. Recensita da Claudio Marazzini che sottolineerà come “la norma” della grammatica tradizionale “è tenuta nella debita considerazione, ma con disponibilità a cogliere i processi storici, i fenomeni nuovi, gli usi locali…”

Tra gli scritti di Leone figurano vari articoli di interesse locale. Piace ricordare “San Vincenzo Martire” (La Sicilia, 11.5.1984), “Storia da ‘nciuria” (La Sicilia, 2.10.1984, “Ricordo di Carlo Addario” un carissimo amico acatese, insegnante di tante generazioni e animatore del Venerdì santo. Infine piace concludere ricordando i due volumi di sapore autobiografico: “Fronde sparse” e “Dai fèrcoli d’oro agli ombrosi carrubi”, evocanti immagini e profumi dell’infanzia, tra sorrisi e amarezza di uno spirito affabulante che vive “nell’angolo più meridionale di un’isola invano stupenda” (Le opere e i giorni, p.7).

Mariano Pepi è stato direttore della biblioteca civica G. Verga di Ragusa.