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Andrea Camilleri

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di Letizia Dimartino

Camilleri era di un’altra Sicilia. Parlava un altro dialetto. Aveva modi lenti, sguardo puntuto e di sottile furbizia pur con una beffarda bonomia. Alzava il capo piano. Conosceva uomini diversi, che non hanno ironia (penso invece ai catanesi), immaginava donne brune dalla pelle diafana, dal seno morbido e imperfetto, buono per l’amore. A Camilleri piaceva ascoltarsi, lui sentiva la sua voce, le parole che giungono facili, e rideva, in una stanza tappezzata di libri. Lui vedeva lo stesso tutti, ogni persona passava attraverso i suoi occhi, scriverne fu facile, così come il mare increspato del mattino e le campagne brulle, le spiagge solitarie. I miei luoghi sono quelli dei suoi libri, ma sono di ognuno di noi, ormai. E come reliquie preziose vanno visitati. Camilleri che sapeva di questa isola. Noi lo rispetteremo nel ricordo, così come si dice qui, con il cappello sul petto e la preghiera per la vita nuova.

Andrea Camilleri (1925-2019) (Foto G. Leone)

Foto banner e social Giuseppe Leone