di L’Alieno
Quando si scrivono i programmi politici, tra ingenue fole e strampalati desideri (su tutti la sempreverde ristrutturazione dell’ex hotel “La Pineta”) bisognerebbe pure avere qualche idea chiara e fattibile sul da farsi. E, doverosamente, anche un pizzico di logica coerenza tra le politiche da mettere in campo e gli obiettivi da raggiungere.

Cerco di chiarire. Se si intende perseguire l’obiettivo della rivalutazione del centro storico cittadino, poi non si può pensare di trasferire le scuole dal centro in periferia. Sebbene l’intenzione di fondo possa sembrare lodevole (concentrare i ragazzi in un polo scolastico più moderno e funzionale), il danno supererebbe di gran lunga il beneficio. E a pagarne il conto, in primis, sarebbero le tante attività commerciali della zona, già provate da un contesto epocale di crisi.
Le scuole generano un prezioso indotto che verrebbe seriamente compromesso qualora si decidesse di spostarle altrove. Che senso avrebbe poi rimettere le basole in Corso Umberto e trasformarlo in un elegante salotto cittadino? Salotto di cosa? Di un centro desertificato?
In questo, l’esperienza del centro storico svuotato di Ragusa, dovrebbe pur insegnare qualcosa. Aver tirato a lucido via Roma, il cuore della città, dopo aver consentito ed incoraggiato scelleratamente il trasferimento dei suoi abitanti in periferia (e, conseguentemente, delle attività economiche), ha avuto soltanto il sapore della beffa dopo il danno. Si intenderebbe forse replicare lo stesso film a Chiaramonte?
Chiaramonte ha già un suo quartiere medioevale che da anni, nell’indifferenza, versa in uno stato di assoluto abbandono: San Giovanni. Valore della proprietà immobiliare azzerato. Idee per riqualificarlo? Zero. Rebus sic stantibus, ha un destino ormai segnato di ghetto dove si concentrerà sempre più la presenza extracomunitaria. Ecco. II trasferimento delle scuole (o di altri servizi essenziali) è l’idea geniale che mancava per continuare a mortificare l’intero centro storico, “sangiovannizzandolo” lentamente.

Non comprendere queste semplici dinamiche vuol dire non avere visione del futuro.
Nella vitalità del centro storico si conserva l’anima e l’identità di un’intera comunità. La soluzione per avere delle scuole più fruibili va trovata lì stesso.
Ne sia consapevole la politica, prima di fare un’epocale cavolata.
