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arch. Francesco Gurrieri Comiso

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di Pippo Inghilterra

Superata l’ultima curva di un percorso tortuoso arrivò in treno alla Stazione. A Francesco Gurrieri apparve finalmente la città di Comiso distesa ai piedi dei monti Iblei. Rimase colpito da quelle dolci colline punteggiate dal verde scuro dei carrubi, dalla mole delle due chiese maggiori che dominavano il paesaggio e dal solco del fiume Ippari che, nascosto tra i canneti, lambisce la città per poi perdersi lentamente verso il mare.

Vecchia cartolina della Stazione di Comiso. (Foto di Giuseppe Laleta)

L’architetto Gurrieri, prima d’intraprendere il suo giro tra i monumenti religiosi di Comiso, si fermò un attimo ad osservare il contesto storico della città. Decise così di iniziare il percorso dalla Chiesa Madre, osservando i lavori post terremoto del 1693 e quelli più recenti di completamento della facciata ad opera dell’ingegner Santoro Secolo. S’incamminò poi verso la vicina Chiesa di San Francesco respirando quell’aria rinascimentale intrisa di cultura arabo-normanna.

Paesaggio di Comiso, tempera su carta (1893) e la facciata della Chiesa Madre

Salendo quindi verso l’Annunziata fu colpito dalla leggerezza del disegno del campanile. Scese lentamente verso l’ampio spazio di piazza della fontana, osservò un palazzo dal fastigio ondulato, che sembrava una chiesa, e gli sembrò quasi di percepire una leggera brezza che gli sfiorò il viso. Quell’aura sembrava che trasportasse parole da un lontano passato e la piazza sembrò impregnarsi di quel venticello che rifluiva da epoche lontane per spargersi poi in tutta la città.

L’interno della chiesa di San Francesco e il particolare della cupola. (A destra) il campanile della chiesa dell’Annunziata

Giunto in piazza vide radunata come in una festa tanta gente. Vide un bambino sotto gli archi, vicino al Circolo di Conversazione dei gentiluomini altezzosi e dei preti. Vide seduti, come in un cinema all’aperto, i partecipanti ad comizio socialista, i “viddani” che a “rutulacciu” parlavano intorno alla fontana. Poi i “mastri” ragionare vicino alla “Società i figli del Lavoro”. Vide ancora intorno alla piazza tante “putie” e in mezzo il “pischiu” degli acqualuori.

La piazza era ancora il luogo degli sguardi. Poi si diresse verso la chiesa del Patrono San Biagio (“San Milasi”), dal portale tardo barocco, che parlava già un linguaggio manierista. Si lasciava alle spalle il ricordo dei monasteri, lassù in alto, in quel luogo di silenzio dov’è più naturale elevarsi a Dio.

La chiesa di San Biagio con il suo bel portale barocco

Infine il nostro viaggiatore, carico di passione per la bellezza delle architetture, riscese verso la Stazione ferroviaria per prendere il treno di ritorno e scrivere un articolo per “La Vedetta Iblea” sui monumenti religiosi della città. Diede un ultimo sguardo al paesaggio e vide un pastore che dall’alto delle colline, appoggiato alla sua canna immobile e pensieroso, sembrava aver sposato un paesaggio senzatempo.
Da quel luogo di silenzio il pastore ascolta da sempre, nel vento, le parole che salgono dalla città.

“La vedetta Iblea”, settimanale dei Fasci di Ragusa e l’arch. Francesco Gurrieri

di Pippo Inghilterra

La prima volta che mi sono imbattuto in un disegno dell’architetto Francesco Gurrieri è stato durante una visita nello studio-archivio dell’ingegner Santoro Secolo a Comiso.

Il disegno (firmato e datato 1931), su carta lucida ambrata dal tempo, rappresenta una fontana poligonale con dei leoni di guardia nei lati per un concorso di architettura riguardante una piazza a Tripoli, in Libia. Erano gli anni della dittatura fascista e nelle nostre colonie africane si progettavano opere pubbliche.

Progetti architettonici degli anni ’30 riguardanti la colonia libica

Incuriosito indagai sul nome, a me sconosciuto, fra gli artisti e intellettuali di Comiso. Poi il ricordo della professoressa Gurrieri mi portò sulle tracce del cognato architetto.

Quando vidi la foto di Francesco Gurrieri, scattata con lo sfondo prospettico del corridoio vasariano degli Uffizi di Firenze, riconobbi quell’uomo dall’aria spavalda, sempre in primo piano, che avevo notato in tante fotografie di cantiere dello studio Secolo.

L’architetto Francesco Gurrieri (1913-2006)

L’arch. Gurrieri nasce a Comiso nel 1913, frequenta la Regia Scuola d’Arte di Comiso negli anni 1925-26 e poi la Facoltà di Architettura di Firenze, ma si laurea a Napoli. Infine entra giovanissimo a far parte dello studio dell’ing. Secolo, che lo accoglie come un figlio.

Quel bellissimo disegno, coi leoni di guardia, faceva parte di una serie di tavole per un concorso di progettazione relativo alla sistemazione della Piazza della Cattedrale a Tripoli.

La piazza della Cattedrale a Tripoli

Il nome del nostro architetto poi lo ritroviamo in tanti progetti a Comiso: la costruzione del Palazzo del Banco di Sicilia in Piazza Fonte Diana, la soprelevazione del Cinema Vona, il completamento della facciata, con la costruzione della cuspide del campanile della Matrice e la costruzione di ponti e acquedotti.

Influenzato dall’atmosfera colta che si respirava nello studio Secolo, si scopre “storico dell’arte” e scrive un articolo su “La vedetta iblea” (10 Febbr. 1935 –  settimanale della Federazione del Fascio di Ragusa), dal titolo: “Comiso e i suoi monumenti religiosi”.
Dopo la caduta del fascismo e la devastazione della guerra, si trasferirà in Sardegna per ricoprire l’incarico di ingegnere capo del Genio Civile di Cagliari, dove rimarrà fino alla morte avvenuta nel 2006.

Comiso. (A sinistra in alto) il Palazzo del Banco di Sicilia, (sotto) la soprelevazione del Cinema Vona, (a destra) il completamento della facciata della Matrice

Nel Cimitero di Comiso c’è (o meglio c’era) la cappella del fratello realizzata certamente su suo progetto. Molto probabilmente gli era stata ispirata dall'”Ascesa al monte ventoso in San Miniato al Monte”, considerata la sua esperienza universitaria fiorentina.

Nella basilica romanica di S. Miniato al Monte ci sono, nelle navate, delle piccole finestre che prendendo luce attraverso le lastre di alabastro, rendono l’atmosfera suggestiva. Inoltre nel Cimitero delle Porte Sante, che abbraccia la basilica, c’è una cappella, con due leoni di guardia alla porta ornata di stelle. 

Cappella nel Cimitero delle Porte Sante in San Miniato al Monte di Firenze

La cappella del Cimitero di Comiso aveva una facciata massiccia a pareti inclinate di pietra bianca di Comiso lavorata a bocciarda e un rivestimento in lastre di marmo verde scuro (dicromia tipica delle facciate delle chiese toscane) con stelle in bronzo poste sulle finestre-feritoie (ora chiuse) in lastre di onice. Queste permettevano la penetrazione di una luce suggestiva nella cappella.

Ora la facciata della cappella ha perso quell’aura. L’hanno imbellettata con incongrui materiali. Le stelle di bronzo sono sparite, ma per fortuna ne ho salvata una a ricordo del nostro “architetto dei leoni”.

Cappella Gurrieri nel Cimitero di Comiso. Stella in bronzo recuperata