di Pippo Inghilterra
La prima volta che mi sono imbattuto in un disegno dell’architetto Francesco Gurrieri è stato durante una visita nello studio-archivio dell’ingegner Santoro Secolo a Comiso.
Il disegno (firmato e datato 1931), su carta lucida ambrata dal tempo, rappresenta una fontana poligonale con dei leoni di guardia nei lati per un concorso di architettura riguardante una piazza a Tripoli, in Libia. Erano gli anni della dittatura fascista e nelle nostre colonie africane si progettavano opere pubbliche.

Incuriosito indagai sul nome, a me sconosciuto, fra gli artisti e intellettuali di Comiso. Poi il ricordo della professoressa Gurrieri mi portò sulle tracce del cognato architetto.
Quando vidi la foto di Francesco Gurrieri, scattata con lo sfondo prospettico del corridoio vasariano degli Uffizi di Firenze, riconobbi quell’uomo dall’aria spavalda, sempre in primo piano, che avevo notato in tante fotografie di cantiere dello studio Secolo.

L’arch. Gurrieri nasce a Comiso nel 1913, frequenta la Regia Scuola d’Arte di Comiso negli anni 1925-26 e poi la Facoltà di Architettura di Firenze, ma si laurea a Napoli. Infine entra giovanissimo a far parte dello studio dell’ing. Secolo, che lo accoglie come un figlio.
Quel bellissimo disegno, coi leoni di guardia, faceva parte di una serie di tavole per un concorso di progettazione relativo alla sistemazione della Piazza della Cattedrale a Tripoli.

Il nome del nostro architetto poi lo ritroviamo in tanti progetti a Comiso: la costruzione del Palazzo del Banco di Sicilia in Piazza Fonte Diana, la soprelevazione del Cinema Vona, il completamento della facciata, con la costruzione della cuspide del campanile della Matrice e la costruzione di ponti e acquedotti.
Influenzato dall’atmosfera colta che si respirava nello studio Secolo, si scopre “storico dell’arte” e scrive un articolo su “La vedetta iblea” (10 Febbr. 1935 – settimanale della Federazione del Fascio di Ragusa), dal titolo: “Comiso e i suoi monumenti religiosi”.
Dopo la caduta del fascismo e la devastazione della guerra, si trasferirà in Sardegna per ricoprire l’incarico di ingegnere capo del Genio Civile di Cagliari, dove rimarrà fino alla morte avvenuta nel 2006.

Nel Cimitero di Comiso c’è (o meglio c’era) la cappella del fratello realizzata certamente su suo progetto. Molto probabilmente gli era stata ispirata dall'”Ascesa al monte ventoso in San Miniato al Monte”, considerata la sua esperienza universitaria fiorentina.
Nella basilica romanica di S. Miniato al Monte ci sono, nelle navate, delle piccole finestre che prendendo luce attraverso le lastre di alabastro, rendono l’atmosfera suggestiva. Inoltre nel Cimitero delle Porte Sante, che abbraccia la basilica, c’è una cappella, con due leoni di guardia alla porta ornata di stelle.

La cappella del Cimitero di Comiso aveva una facciata massiccia a pareti inclinate di pietra bianca di Comiso lavorata a bocciarda e un rivestimento in lastre di marmo verde scuro (dicromia tipica delle facciate delle chiese toscane) con stelle in bronzo poste sulle finestre-feritoie (ora chiuse) in lastre di onice. Queste permettevano la penetrazione di una luce suggestiva nella cappella.
Ora la facciata della cappella ha perso quell’aura. L’hanno imbellettata con incongrui materiali. Le stelle di bronzo sono sparite, ma per fortuna ne ho salvata una a ricordo del nostro “architetto dei leoni”.
