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Banda cittadina Chiaramonte

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Nella prima parte della storia del nostro corpo bandistico abbiamo cercato di approfondire la genesi della sua nascita, che si perde nella notte dei tempi, purtroppo con le poche fonti a nostra disposizione. E poi del suo successo nell’arco del XX secolo, come fenomeno culturale e sociale. In questa seconda parte del nostro racconto invece ci concentreremo sulle singole grandi individualità del ‘900, che proprio muovendo i primi passi nella banda municipale chiaramontana, hanno poi avuto grande fortuna in contesti ben più importanti 

di Redazione

Il corpo bandistico chiaramontano nel 1882. Dalle indicazioni scritte nel retro della foto originale sembra sia appartenuta a Salvatore Bentivegna, che potrebbe essere uno dei bambini seduti, avendo all’epoca 7 anni

Avevamo accennato già nella prima parte al Maestro Salvatore Bentivegna, nato nel 1875 (e cugino di primo grado del Maestro Vito Cutello), che risulta essere stato il primo chiaramontano a calcare il prestigiosissimo palco del Teatro alla Scala di Milano con il suo ottavino.

1918. Salvatore Bentivegna con la divisa da sottotenente (a sinistra) insieme ai cognati Luigi e Orazio Pollicita

Della sua storia musicale sappiamo ben poco. Di certo ha mosso i primi passi nel corpo bandistico cittadino sin dalla più tenera età, poi da giovanotto si trasferisce a Milano dove si diplomerà al Conservatorio. Durante il conflitto mondiale del 1915/18 lo ritroviamo con il grado di sottotenente dell’esercito e già padre di tre figli: Sebastiano, Emilio e Rosita. Tutti nati a Milano nella prima decade del ‘900.

Chiaramonte anni ’30. Il Maestro Salvatore Bentivegna (a destra) insieme ai figli delle sorelle Lucia e Mariannina

Proprio a Milano svolgerà la sua intera vita lavorativa alla Ricordi, famosa casa editrice di edizioni musicali fondata nel 1808 e tutt’ora esistente. Per quel che riguarda la sua presenza da musicista sul palco del Teatro alla Scala sappiamo di certo che non è stato elemento stabile dell’Orchestra, bensì, probabilmente, musicista definibile “a chiamata”. Ovvero quando se ne verificava la necessità d’orchestra. Venne a mancare alla fine degli anni ’50 nella sua città di adozione.

1936. Salvatore Bentivegna (a centro) festeggiato dai colleghi della Ricordi Edizioni Musicali di Milano per il suo sessantunesimo compleanno

Dei tre figli di Salvatore Bentivegna soltanto Rosita seguirà le orme del padre diventando un’apprezzata pianista, che insieme al marito Renzo Ferraguzzi, violista, ha tenuto concerti in tutta Europa. E’ venuta a mancare negli anni ’80 senza lasciare eredi e le scarne notizie che abbiamo provengono dalle fonti di quella parte della famiglia rimasta a Chiaramonte.

Rosita Bentivegna (figlia di Salvatore), pianista, e il marito Renzo Ferraguzzi, violista. Insieme costituivano il Duo Ferraguzzi-Bentivegna

Ben più documentata è la storia del Maestro Nenè Arabito. Nasce a Chiaramonte nel 1923 e ben presto rimane orfano di madre. Da ragazzino i rudimenti della musica li apprende dal maestro Vito Cutello, come tanti, nella banda musicale cittadina dove suona la grancassa. Poi passa a studiare con il maestro Gian Battista Nobile che lo avvia all’apprendimento del violino, non potendo suonare strumenti a fiato per colpa di una pregressa polmonite. E “un mondo nuovo si aprì sotto i suoi occhi”, scrive la figlia Emanuela (giornalista del TG3) su “Senzatempo”.

Il Maestro Gian Battista Nobile mentre suona l’organo della Chiesa madre assistito dal coro. Nel riquadro in basso, a destra il Maestro Vito Cutello (da “Senzatempo”)

Così si trasferisce a Napoli per continuare a studiare violino. Prende una stanza ai quartieri spagnoli, proprio a pochi passi da quel Teatro San Carlo scritto nel suo destino. A Napoli comincerà a suonare in piccole orchestre per piazze, teatri e nei matrimoni, pagandosi così gli studi al Conservatorio di San Pietro a Majella, dove si diplomerà con merito dimostrando grande talento.

Nenè Arabito mentre suona il violino nella chiesa madre a Chiaramonte (da “Senzatempo”)

Lavora sodo il giovane Nenè e presto comincerà ad esibirsi con orchestre ben più titolate come quella del Maestro Cinico Angelini.
“Vennero poi i Festival di Napoli, dove Nunzio Filogamo salutava i ‘cari amici vicini e lontani’ e si esibivano i divi della musica napoletana dell’epoca: Nilla Pizzi, Gloria Christian, Sergio Bruni e altri” – scrive ancora la figlia Emanuela.

Il Festival di Napoli del 1965

Riesce così a realizzare finalmente il suo grande sogno:  entrare nell’orchestra di uno dei teatri più prestigiosi d’Italia: il San Carlo di Napoli, diventandone addirittura nel tempo primo violino. La sua carriera fa un balzo avanti. Diventa professore d’orchestra in conservatorio a Lecce, a Potenza e ad Avellino. Infine nello stesso Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli da dove lui stesso era uscito diplomato vent’anni prima.

Il Teatro San Carlo di Napoli

Da primo violino entra alla RAI con l’orchestra “Senza Rete”, primo live-show della storia della TV italiana, dal 1968 al 1977. Tante le tournée mondiali a cui partecipa: dal Festival di Edimburgo con la Luisa Miller e il Don Pasquale, all’Operà di Parigi con la Boheme e il Barbiere di Siviglia, fino in sud-america con il Nabucco e l’Otello, e accanto a grandi Direttori d’Orchestra come Claudio Abbado, Riccardo Muti, Igor Stravinsky e a grandi voci come Mario Del Monaco, Enrico Caruso e Maria Callas.
Purtroppo nel 1979, viene colpito da una grave emiparesi che gli impedirà di suonare il suo strumento a soli 56 anni. Venne a mancare nel 1995.

L’orchestra “Senza Rete” della Rai. Nenè Arabito è indicato dal cerchietto

Altro grande musicista iniziato giovanissimo nel corpo bandistico cittadino, dove suonava la tromba, è stato il Maestro Vito Calabrese . Grazie prima alle cure del Maestro Vito Cutello (che lo stesso ricorderà sempre come bravissimo insegnante e burbero gentiluomo) e poi dell’ottimo Maestro Gian battista Nobile (fondamentale nella sua formazione teorica e pratica, a suo dire). Lo stesso Maestro Calabrese ricorderà su “Senzatempo” le indimenticabili emozioni del debutto nella banda municipale dopo un anno di apprendistato e le trasferte oltre lo stretto di Messina.

1953. La banda chiaramontana sul traghetto in trasferta in Calabria. Vito Calabrese è il ragazzino con gli occhiali, a centro in basso

Trasferitosi a Vigevano con la famiglia a fine anni ’50, rappresenterà alla perfezione quel modello di self-made-man partito dal profondo sud e da una dura gavetta per arrivare ad affermarsi ai massimi livelli. Diplomatosi presso il conservatorio di Milano, già giovanissimo comincia a far parte di complessi e orchestre d’alto livello insieme a compagni del calibro di Claudio Abbado. 

Un giovane Vito Calabrese insieme ad un collega (da “Senzatempo”)

Nel 1961 entra a far parte dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano diventandone Prima Tromba. Nella sua lunga carriera ha avuto l’onore di suonare nei più famosi teatri del mondo, diretto dai più grandi direttori d’orchestra contemporanei: Von  Karajan, Bernstein, Abbado, Kleiber, Metha, Osawa, Muti e altri. Da docente ha insegnato nei Conservatori di Milano e Piacenza, venendo a mancare, purtroppo, pochi anni fa.

Vito Calabrese (secondo a sinistra) al Teatro alla Scala prima di un’esibizione

Tra i talenti chiaramontani partiti dal corpo bandistico cittadino merita una menzione anche Paolo Bronia, uno dei tanti ragazzini cresciuti nel “vivaio” del Maestro Cutello e diventato Primo Clarinetto nella Banda Musicale dell’Esercito Italiano.

Paolo Bronia con il suo clarinetto a centro della foto

Tornando alla banda municipale, Vito Noto è stato l’ultimo Maestro ad essere stato nominato dalla municipalità di Chiaramonte. Avviato alla musica dal padre, già capobanda con il Maestro Cutello, si distinse come solista sia con la tromba che con il flicorno. Nel 1961 si trasferisce a Roma dove si perfeziona negli studi e nel 1969 consegue il diploma al Conservatorio di Santa Cecilia. Rientrato a Chiaramonte, nel 1971, riceve dal comune l’incarico di maestro reggendo il ruolo per circa un trentennio.

1981. Un concerto bandistico in Piazza Duomo diretto dal Maestro Vito Noto

Con il Maestro Noto si chiude la lunghissima era dei maestri arruolati nella Pubblica Amministrazione e al medesimo tempo del riconoscimento dello studio della musica come fatto culturale e sociale di primaria rilevanza per i più giovani e perciò stesso degno della massima tutela da parte dello stato. Uno dei tanti sciagurati tagli alla spesa pubblica destinata all’istruzione.

1986. La banda cittadina con il Maestro Vito Noto a centro

Così si è arrivati ad avere due bande “private” che oggi sono dirette dal Maestro Paolo Scollo e dal Maestro Nello Gurrieri, che comunque riescono a garantire ancora l’antica tradizione bandistica cittadina e a svolgere egregiamente il delicato compito di “vivaio” per i tanti giovanissimi che si avvicinano alla musica. E proprio dal vivaio della banda “Scarlatti”, diretta dal Maestro Gurrieri, sono usciti gli ultimi tre grandi talenti cristallini di cui parleremo nella terza parte, la prossima domenica: William Castaldi, con la sua tromba, degno erede del Maestro Vito Calabrese e i fratelli Giovanni e Matteo Cutello, giovanissime stelle del Jazz internazionale.

PRIMA PARTE. CLICCATE QUI

Le due attuali bande musicali chiaramontane: sopra la “Alessandro Scarlatti”, sotto la “Vito Cutello”

I corpi bandistici cittadini sono un fenomeno sociale e culturale che hanno coinvolto e coinvolgono tutt’ora intere generazioni di giovani chiaramontani (come di altre cittadine) e alcuni di questi sono diventati nel tempo anche musicisti molto apprezzati. La redazione di Oltreimuri.blog, con la collaborazione di Giovanni Morreale, appassionato storico della materia, ha tentato di ricostruire la storia della formazione chiaramontana, in due parti, partendo da molto lontano. 

di Giovanni Morreale e Redazione

La storia parte da lontano. A Chiaramonte già sul finire del XVI secolo fu acquistato il primo organo per la chiesa madre, di conseguenza comparirono i primi organisti e più avanti ancora i coristi.

L’organo della Chiesa Madre suonato dal compianto Maestro Gian Battista Nobile

Nel 1730 un gruppetto di amatori, motivati dalla comune passione per la musica, si riunì costituendo di fatto una piccola filarmonica con l’esclusivo intento di suonare durante la festività della Madonna di Gulfi. Visto il crescente interesse verso lo studio della musica, il Decurionato (cioè l’Amministrazione comunale di allora) nel 1834 istituì la scuola di musica e la pose sotto la guida del maestro palermitano Giuseppe Rizzo.

1890. Una delle foto più antiche della festa della Madonna di Gulfi

Bisogna considerare il fatto che sul finire del XVIII secolo a Chiaramonte si diffuse la sacra rappresentazione, pratica già di moda nelle grandi città della Sicilia sin dal 1600. E nelle chiese cominciarono a fare la loro comparsa gli “oratori sacri”: un genere musicale teatrale. Da noi l’occasione fu data dalla solennizzazione del Real-novenario in onore della Madonna di Gulfi e a tale scopo divenne necessario un librettista, un compositore e degli esecutori.

Un libretto di “oratorio sacro” per la festa del 1862, la composizione della filarmonica, la dedica e gli autori

Gli “oratori” trattavano per lo più temi derivanti da episodi del vecchio testamento, ma a Chiaramonte prevalse la narrazione del leggendario arrivo della statua della Madonna di Gulfi che tanto appassionava i fedeli. Da qui prese corpo la spinta di formare dei musicisti “in casa”, seppur all’occasione non si rinunciava all’ingaggio di solisti di grido che venivano scritturati dai prestigiosi teatri dell’intera Sicilia.

I quattro quadri che rappresentano la leggenda dell’arrivo della statua della Madonna a Gulfi

Nella chiesa dunque si crearono le condizioni per la nascita della banda, utile per accompagnare i sacri riti sia all’esterno delle chiese che all’interno. In questo nuovo contesto troviamo la collaborazione delle due figure principali della musica sacra: il maestro della banda e l’organista della chiesa. E non di rado si verificò che lo stesso individuo ricoprisse entrambi i ruoli. Nacque così il primo corpo bandistico della Città di Chiaramonte che, nel 1860, ebbe la direzione del sacerdote musicista Giovanni Sanzone.

Un Libretto di Oratorio Sacro del 1881

Il Maestro della banda era incaricato e a stipendio della municipalità, avendo superato regolare concorso con le relative prove di abilità nella direzione e nella composizione. Aveva l’obbligo di formare la banda cittadina e per questo doveva istruire e formare i giovani del luogo, che spesso provenivano dal ceto sociale degli artigiani della città. Scopo delle banda era quello di allietare non soltanto le feste religiose ma anche quelle civili organizzate dall’Amministrazione comunale. Si pensi alle serate di gala e ai concerti estivi che si tenevano in piazza Duomo. Si impegnava inoltre ad approntare il repertorio da eseguire nelle varie ricorrenze.

Il corpo bandistico della città di Chiaramonte nel 1882

Queste scuole di musica cominciarono così a sfornare molti bravi musicisti, alcuni dei quali, come avviene per le squadre sportive oggi, venivano contesi dalle bande delle città limitrofe e scritturati con “ingaggio stagionale concertistico”. Seppure è stata la passione il filo conduttore per tutti i componenti delle bande in ogni tempo, possiamo dire che da quel vivaio dilettantistico si sono formati diversi ottimi musicisti, a volte superlativi, che hanno avuto grande fortuna in contesti ben più importanti.

In una foto del 1909 (foto di G. Grita & figli)

L’Amministrazione provvedeva a tutte le necessità della banda; forniva gli spartiti, gli strumenti, le divise e una sala musica per le prove arredata del necessario.
Molte opere furono composte dai vari maestri incaricati, commissionate sia per conto della municipalità che dai vari procuratori delle feste patronali (molto spesso i notabili della città) e alcune di queste divennero popolarissime.

Foto del 1931. A centro il mitico Maestro Vito Cutello

Purtroppo di questo repertorio in originale non ci è pervenuto nulla. Quello che abbiamo è stato posto su carta in periodi successivi. Gli spartiti originali sono andati perduti nel tempo, un po’ per incuria dei privati che li conservavano o, nel caso di quelli conservati negli archivi comunali, per i due incendi dolosi appiccati dopo le due guerre mondiali. Rimasero solo i libretti che qualche amatore aveva conservato.

Lo spartito di una litania alla Madonna

Il ‘900 fu il secolo dello splendore del corpo bandistico chiaramontano, oramai rinomato in tutto il territorio e veniva richiesto in ogni dove, soprattutto per le esecuzioni sinfoniche. L’Amministrazione comunale arrivò persino a stipendiare i migliori elementi per evitare che venissero scritturati altrove, seguendo la consuetudine già adottata da altre città, come Noto e Caltagirone, le quali contendevano a Chiaramonte il titolo di migliore formazione musicale della Sicilia sud-orientale.

1931. Formazione d’élite

Tra i bravi musicisti che hanno avuto successo, partendo proprio dalla banda, possiamo ricordare Salvatore Bentivegna, nato nella seconda metà dell’800 e trasferitosi da giovane a Milano. Ebbe il grande merito di essere stato il primo chiaramontano, con il suo ottavino, a calcare la scena della Scala di Milano. Non come elemento stabile dell’orchestra, bensì da musicista definibile “a chiamata”, cioè quando se ne verificava la necessità d’orchestra. Venne a mancare a fine anni ’50 nella sua città adottiva.

Anni ’30 del XX secolo. Salvatore Bentivegna (a destra) con il giovanissimo nipote Giovanni Pollicita

Nel XX secolo si avvicendarono numerosi maestri alla guida del corpo bandistico. Tra i tanti non possiamo non citare il più famoso: il maestro Vito Cutello, cugino di Salvatore Bentivegna, il più longevo nel mantenere l’incarico. La sua attività si svolse nella prima metà del ‘900 passando alla storia soprattutto per il leggendario orecchio musicale di cui era dotato. Si era formato in una banda militare suonando il corno e il flicorno e aveva conseguito il titolo di direttore d’orchestra. Rientrato a Chiaramonte gli fu affidata, appunto, la direzione del corpo bandistico dimostrando delle doti non comuni come istruttore e furono tanti i suoi allievi ad aver fortuna in contesti ben più importanti.

1931. Corso Umberto. Il maestro Vito Cutello (primo a sinistra)

Dal 1953 al 1956 il corpo bandistico fu affidato al maestro Vito Buè. Successivamente sostituito nel 1957 e fino al 1961 dal maestro Alfonso Maria Matrella, di origine pugliese, ma ben integrato nella nostra realtà. Il Matrella si segnalò per essere stato uno dei maestri più prolifici nella storia delle composizioni musicali per banda.

1949. In Corso Italia a Ragusa

A seguire il maestro Mario Maci dal 1962 al 1964 proveniente da Vittoria. E ultimo in ordine cronologico ad essere stipendiato dalla municipalità fu il Maestro Vito Noto, bravo trombettista, diplomatosi al conservatorio a Roma nel 1969. Rientrato a Chiaramonte nel 1971 ricevette dal comune l’incarico di maestro reggendo il ruolo per circa un trentennio. Dalla sua scuola passarono moltissimi bravi allievi.

1953. Corpo bandistico che suona durante la discesa della Madonna delle Grazie

Tra i tanti talenti musicali sbocciati nel ‘900 ricordiamo l’ottimo clarinettista Raffaele La Terra Majore (1905-1984) che fece parte anche del corpo bandistico del Vaticano. Paolo Bronia, uno dei tanti ragazzini cresciuti nel “vivaio” del Maestro Cutello e diventato Primo Clarinetto nella Banda Musicale dell’Esercito Italiano. Ma soprattutto i due bravissimi musicisti che più di tutti fecero fortuna ai massimi livelli: i Maestri Nenè Arabito, primo violino al San Carlo di Napolie Vito Calabrese prima Tromba alla Scala di Milano. Ne parleremo nella seconda parte.

Anni ’30. Il Maestro Vito Cutello (secondo a destra)
1955. Il corpo bandistico al completo. A centro in alto il Maestro Vito Bue
1955. Raffaele La Terra Majore (a sinistra). A centro il Maestro Buè
1956

Foto non datata. Presumibilmente tra gli anni ’50 e primi anni ’60. A centro forse il Maestro Matrella