di Luigi Lombardo
La terra, il sottosuolo sono luoghi misteriosi, dove tra le grandi e altre cose si trovano custoditi “i tesori della Terra”. In siciliano prendono il nome di “truvatura” (da trovare, rinvenire). Questa credenza legata alla possibilità di imbattersi in questi tesori nascosti e ben custoditi da mostri, orchi, streghe e incantesimi, ha dato luogo ai racconti plutonici che si tramandano nel folklore orale dei Siciliani.
Per scassari (alla lettera spaccare, e per estensione rinvenire) questi tesori bisogna seguire precisi rituali, fornirsi del famoso “libru ro cincucientu” e conoscere il formulario giusto. Al “cliente” si chiederà da parte dell’operatore magico una sorta di scambio do ut des, tra cui il più comune è l’offerta di una giovane vergine al mostro custode del tesoro.
Curioso è il racconto plutonico (così si chiamano le narrazioni legate a truvaturi) che tempo fa ho raccolto a Palazzolo in cui si narra del cosiddetto tesoro del barone, cioè una truvatura nell’area archeologica di Akrai, dove in un antro il barone (Iudica) nascose un enorme tesoro. Continua il racconto che, conformandosi allo ius primae noctis. il barone richiedeva i “servigi” di una giovane vergine che si apprestava al matrimonio illibata: nessuno mai c’è naturalmente riuscito, a causa, a detta del narratore, di mancanza di vergini illibate.

Il racconto è interessante perché si lega al periodo delle grandi scoperte archeologiche, tra fine ‘700 e i primi ‘800. In particolare si concentra sulla figura del “barone” che altro non è se non l’archeologo Gabriele Iudica!
Sembrano “favole antiche” ma così non è. A parte il significato di questi racconti legato alle strutture antropologiche dell’Immaginari (G. Durand), le cosiddette mappe plutoniche rivestono grande importanza anche di natura topografica. Vi si descrivono spesso luoghi, toponimi e percorsi, oggi completamente dimenticati o parzialmente conosciuti.

Una di queste “mappe” fu pubblicata anni addietro a cura di un valente antropologo, E. Amodio, (col titolo “A truvatura”. Mappe del tesoro nascosto nella Contea di Modica e dintorni). Da questa “mappa plutonica”, attribuita dal curatore ad “anonimo ragusano”, voglio estrapolare la parte relativa ai tesori in territorio di Noto, dedicandola ai miei amici “camminanti” (escursionisti ambientali):
«Va’ arrassu di Notu versu tramuntana e domanda della Muskita delli Saraceni la quali è supra un poiu ed avi una funtana a facci tramuntana et illa porta alla della Muskita lu tesoru, e sutta la ditta levi lu limitaro. troverai lu mattuni, cava palmi 4 e troverai lu tesoru.
Domanda della Cavagrandi e per la parte di ponenti troverai una chiesa di s. Martinu; sutta l’altaru maggiuri cava palmi 4 e troverai due bacili inconverciati (?) pieni di oro e nell’entrata della chiesa sutta l’ultimu scaluni troverai una sepultura con 4 quartari di oro.
Domanda di Muntivirdi, alla parti di livanti a piedi di dittu munti vi è una grande fossa: scava a facci lu ponenti che vi è un gran tesoru. Allu dittu Muntivirdi a facci della ditta petra grandi vi è un poiu piccolo; : cava a lu fiancu alla parte di ponenti palmi sei che troverai lu tesoru che vi è un palmento, e in piedi a lu dittu pieczu ô [al] puzzu a facci di lu punenti vi è un altru tesoru.
Domanda di S. Lorenzo lo quali è in piedi di una fontana ed una fiumara ed essendo alla chiesa a la porta c’è una toccena [sedile] rompila nel mezzo e troverai dentro la maramma una giarra piena di munita d’oro ed altri giogali di ponenti.
Domanda della Grutta del Gallo e trasi dentro; ci troverai un gallo chi pizzulia la serpi; cava per diritto di detto Gallo in terra pammi tre e troverai un inciancata di petri molati; levali edi sutta troverai una caldara piena di pezzi di oru e sutta la ditta caldara cava palmi tre troverai due giarri pieni di oro; ove si cava sotto la serpe palmi 6 e troverai due cantoni pieni d’oro.
Domanda di S. Barbara della Scalidda ed essendu davanti di lu livanti, troverai una funtana sicca a tempu scaturia acqua; rumpi lu suolu della fontana, cava sutta palmi due e troverai una rocca di pietra lavorata: la quali è piena di scudi di Francia; cava sotto palmi tre e troverai l’oro.
Domanda di la fontana della Mingona o Mirrina allu livanti, e vidirai una petra tunda davanti la funtana; leva la petra, chi di sutta c’è un tappu alto due palmi: rumpilu e di sotto troverai 4 candele di piombo pieni di pisuni d’oro. Domanda della petra di Santa Maria la quali nun è né grandi né piccola; munta supra e troverai due serpi contrariarisi una coll’altra; misura di la testa di la serpi versu livanti palmi tre, troverai un palmentu pieno di oro.
Domanda dello Poggio delli Boy, o Bailo, che è in una valle; cerca novi grutti, guarda di quilli grutti che guarda l’una all’altra, in mezzo troverai una porta tunda in forma di campana; levala e cava palmi 5 che troverai tri canali pieni di argento; levali e nun tuccari né ammirari, ma cava di sutta palmi due e troverai un cantoni pieno di oro e di argento.
Domanda della grutta dello vento per la parti di tramuntana, davanti di la porta di la grutta di un cantu all’altru, troverai due pilieri longhi che trasinu intra la grutta alla diritta: li pedi di li pileri su vacanti e pieni d’oro […]».

Il toponimo che salta subito agli occhi è la “Muskita delli Saraceni”: di che si tratta? Col termine Muskita indicavano la loro chiesa gli arabi (da Mesghid), mentre i giudei la indicavano con Meskita: in ogni modo si tratta di un luogo sacro delle due religioni semitiche. Di luoghi di culto arabi sparsi nel territorio e in grotte abbiamo alcuni esempi, studiati dagli archeologi medievali.
A noi interessa rilevare il grado di veridicità di questi luoghi e il loro legame in qualche modo col mondo dell’occulto. Una chiesa, sia esso tempio pagano che chiesa cristiana, trascina con sé sempre un groviglio di istanze magiche, che vengono alla luce nel momento che questi luoghi sono abbandonati.
Comunque sia se qualche amico “camminante” si vuole passare il tempo si prende la mappa plutonica e avvii la ricerca: sognare non fa in fondo male!
