ovvero
Sono in grado di salvarmi da sola, grazie
di Giulia Cultrera
She Hulk ha tolto a mani basse a Deadpool il primato di personaggio Marvel che rompe la quarta parete.
E lo ha fatto giocando spudoratamente le carte dell’autoironia e dell’effetto sorpresa. Difatti, l’avvocatessa verde è spettatrice della propria vita, è consapevole di trovarsi all’interno di una serie tv e gioca continuamente con lo spettatore.
Potremmo definirla una versione rivisitata e insolita di The Truman Show, in cui la protagonista si mette in discussione e commenta con sano stupore tutto ciò che le accade.
E se avesse voce in capitolo sugli eventi?
L’ultimo episodio racchiude l’essenza di questa serie tv. Come in tutti gli archi narrativi che si rispettino, il climax è decisivo per anticipare lo scioglimento della narrazione e arrivare a una degna conclusione. E qui, solitamente, entra in gioco un deus ex machina pronto a risollevare le sorti del protagonista.
Ma She Hulk ha davvero bisogno di qualcuno che arrivi dal cielo – o dallo spazio – e risolva tutti i suoi problemi? Ovviamente, no. Non dimentichiamoci che è a conoscenza della finzione narrativa in cui si trova a vivere e, d’altra parte, è una supereroina.
Dunque, può essere la dea ex machina di se stessa e stravolgere gli eventi, suggerendo un imprevedibile finale di stagione.
E qui arriva la parte più inaspettata e divertente dell’intera serie.
Una rottura della quarta parete – e della piattaforma Disney Plus – che non ci saremmo mai aspettati, e una conversazione con K.E.V.I.N. dai risvolti davvero esilaranti. La stessa tirata di orecchie che, ammettiamolo, tutti noi avremmo voluto fare agli sceneggiatori de Gli occhi del cuore.
Ma She Hulk non si ferma qui e si schiera dalla parte dei fan, ammettendo che, ultimamente, i film Marvel finiscono tutti allo stesso modo:
Da dove avete tirato fuori questa originalissima idea? Da qualunque altra storia di supereroi mai scritta?
Come non amare She Hulk? Riprende le critiche mosse sul web e ci ironizza sopra; ammette di aver avuto un budget molto ridotto per la parte in CGI; fa addirittura un’analisi dei principali personaggi Marvel e dei loro originalissimi complessi paterni.
In questo modo gioca anche un po’ sporco: è impossibile lamentarsi dello show perché tutte le contestazioni che possiamo avanzare sono già state ammesse dalla serie stessa.
Che si tratti di una sana autoanalisi? Lo scopriremo nei nuovi capitoli Marvel.
È questo che facciamo noi Hulk: spacchiamo. Bruce spacca i palazzi, io spacco le quarte pareti e i brutti finali… e mi spacco Matt Murdock.