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Carlo Federico Gauss

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di Mimmo Arezzo

Una delle caratteristiche della matematica è che essa conduce rapidamente alla frontiera fra ciò che si conosce e ciò che non si conosce. Faccio solo un paio di esempi.

  1. L’addizione fra due numeri è cosa facile se i due numeri addendi sono numeri “facili” (naturali,  decimali limitati), diventa più laboriosa se gli addendi sono numeri decimali periodici; diventa impossibile, costringendoci ad operare delle approssimazioni, se i numeri sono decimali illimitati e senza periodo. Perciò, se vogliamo indicare il valore di
                                                                      π + √2
    non possiamo fare altro che lasciare indicata la somma e utilizzarne, se necessario, delle approssimazioni.
  2. Tutti sappiamo calcolare l’area di un triangolo, se conosciamo le lunghezze di una sua base e dell’altezza relativa a quella base. Ma se uno dei lati non è un segmento, ma è anche leggermente incurvato non abbiamo proprio idea di come si possa operare.
(Immagine da pixabay.com)

Questo fatto mette le menti in erba di fronte a continue sfide intellettuali e questo ha fatto sì che, nella storia, siano stati veramente tanti i matematici che hanno fatto grandi scoperte quando erano proprio giovanissimi.

Uno dei più famosi di essi è il tedesco Carlo Federico Gauss, di cui si raccontano tanti episodi deliziosi il più precoce dei quali riguarda la sua infanzia. Aveva solo 8 anni, si narra, quando un maestro pigro, forse desideroso di leggere in pace il giornale, dette alla classe il compito di addizionare tutti i primi cento numeri naturali: 1 + 2 + 3 + … + 99 + 100. Poco dopo, Gauss consegnò la sua lavagnetta con il risultato esatto: 5050.
Il maestro gli chiese come avesse fatto e Gauss rispose: “la somma del primo e dell’ultimo fa 101, la somma del secondo e del penultimo fa 101, e così via 50 volte; quindi il risultato è 50 x 101 = 5050”.

Il giovane Karl Friedrich Gauss (1777-1855)

Pare che il maestro si sia reso conto di avere davanti un talento speciale e lo abbia particolarmente assistito nei suoi studi iniziali. Ma c’è un altro successo incredibile, assai più difficile, del piccolo Gauss, anche se di qualche anno successivo. Era noto fin dall’antichità che i numeri primi sono infiniti, e la dimostrazione di Euclide è considerata una delle più belle del mondo classico.

Eppure, il piccolo Gauss riusciva a trovare 10, e anche 100, e anche 1000, …, numeri consecutivi nessuno dei quali fosse primo. Quindi sapeva che i numeri primi sono infiniti, ma ci sono intervalli enormi e di dimensioni sempre più grandi privi di numeri primi. È naturale, quindi, chiedersi come diavolo siano messi, questi benedetti numeri primi. Ebbene, pare che Gauss avesse solo 14 anni, quando enunciò sulla loro distribuzione una famosa congettura che è stata dimostrata solo un centinaio di anni dopo, circa quaranta dopo la sua morte e il risultato è noto come il “Teorema dei numeri primi”.

Tabella dei numeri primi inferiori a 1000

A 17 anni Gauss determinò tutti i numeri n per i quali era possibile suddividere, con riga e compasso, una circonferenza in n parti uguali, un teorema dal quale si deduce, per esempio, che non è possibile suddividere la circonferenza, con riga e compasso, in 7 parti uguali, ma lo è in 17.
Era naturale che la tesi di laurea di un personaggio del genere dovesse contenere risultati eclatanti. E infatti essa conteneva, fra l’altro, quello che è passato alla storia come il “Teorema fondamentale dell’Algebra”.

Di fronte a tanto successo, gli scienziati del tempo, forse con un segreto senso di sfida, gli affidarono il problema del quale abbiamo parlato la volta scorsa: il ritrovamento del pianeta Cerere, scoperto a Palermo da Giuseppe Piazzi e poi perduto. Il giovane Gauss si fece dare i dati raccolti dal Piazzi, meditò un poco, e indicò la notte e la parte del cielo nel quale il pianeta sarebbe stato ritrovato, cosa che puntualmente avvenne, suscitando lo stupore di tutti.

In seguito a questo successo strepitoso, Gauss fu nominato direttore del nuovo osservatorio astronomico di Gottinga, ancora in fase di progettazione. Egli mantenne questa carica per tutta la vita, svolgendo a Gottinga la grande parte della sua immensa ricerca ed avendo intensi rapporti scientifici con tutti i maggiori scienziati del suo tempo, e avendo anche allievi molto importanti, ma rifiutando sempre incarichi accademici.

(Immagine da sciencephoto.com)

Sono stati qui citati solo alcuni risultati giovanili di Gauss, che nella sua lunga vita scientifica dette contributi decisivi in molti rami del sapere scientifico, acquisendo una autorevolezza assoluta nel suo tempo.
Vedremo la prossima volta che un altro grandissimo e giovanissimo matematico, sapendo che molto probabilmente l’indomani sarebbe morto (come infatti avvenne, e non aveva nemmeno venti anni e mezzo) e non avendo il tempo di fornire tutte le dimostrazioni dei risultati raggiunti, scrisse l’elenco dei principali di essi in una famosa lettera che inviò a un suo amico raccomandandogli di farne valutare l’importanza proprio a Gauss.

Immagine banner e social uppa.it

di Mimmo Arezzo

Questa volta mi ero dato il compito di raccontarvi una caratteristica particolare della Matematica, che è quella di suscitare attività e grandi scoperte da parte di studiosi giovanissimi.
Il campione di questi giovani è certamente Carlo Federico Gauss, il cui successo più clamoroso, conseguito quando aveva poco più di vent’anni, si innesta nella attività di un matematico-astronomo valtellinese, ma siciliano di adozione, che fu un personaggio di grande rilievo del panorama scientifico del periodo a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo e tuttavia, ingiustamente, poco conosciuto: Giuseppe Piazzi.

Giuseppe Piazzi (1746-1826) in un ritratto di Costanzo Angelini (conservato nell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, 1825)

Nato a Ponte Valtellina, in provincia di Sondrio, nel 1746, Piazzi fu presto un brillante sacerdote e insegnante di molte cose, dalla filosofia, alla matematica, alla teologia. Ma era soprattutto un astronomo. Con il permesso del Re Ferdinando III di Sicilia, costruì nel palazzo reale di Palermo un osservatorio astronomico con il quale lavorò intensamente alla mappatura di tutte le stelle del cielo.

L’osservatorio astronomico della Cattedrale di Palermo

Ai suoi tempi la teoria copernicana, secondo la quale era la Terra a girare intorno al Sole, e non viceversa, aveva ormai più di due secoli. Essa aveva avuto un grande sostenitore in Galileo Galilei (1564-1642), che aveva avuto conferma dall’osservazione dei satelliti di Giove, anche se fino ai suoi tempi tutti pensavano che le orbite dei pianeti fossero necessariamente circolari.

Niccolò Copernico (1473-1543) e Galileo Galilei (1564-1642)

Fu Keplero (1571-1630) che, basandosi sulle rilevazioni dell’astronomo Tycho Brahe (1546-1601) enunciò le sue famose leggi, la prima delle quali afferma che le orbite sono in realtà ellittiche, con il sole posizionato in uno dei fuochi. Sapendo quanto Galilei abbia sofferto per avere sostenuto la teoria copernicana, non facciamo fatica ad immaginare la resistenza incontrata dalla ipotesi di Keplero, per la quale la figura “naturale” della circonferenza veniva rimpiazzata con quella dell’ellisse.

Giovanni Keplero, (1571-1630) e Tycho Brahe (1546 -1601)

Ma poi arrivò Newton (1643-1727), con la sua legge di gravitazione universale e la relativa quantificazione, che consentiva dimostrazioni matematiche delle leggi di Keplero. Rimaneva l’obiezione degli scettici secondo i quali, se la Terra va in giro per l’universo, le “figure” apparenti delle costellazioni dovrebbero variare nel tempo, e invece hanno sempre la stessa forma.

Il fatto è che le distanze della Terra dalle stelle che costituivano le costellazioni erano molto superiori a quanto si pensasse, e quindi le variazioni di forma dovuta ai “piccoli” movimenti della Terra nel sistema solare non erano rilevabili dagli strumenti di cui si disponeva.

Isaac Newton (1642-1727)

Ebbene, fu proprio Giuseppe Piazzi che affinò strumenti e osservazioni fino al punto di dare alla nuova teoria il sigillo della prova sperimentale. Egli registrò infatti uno spostamento della posizione apparente della stella più luminosa della costellazione del Cigno sicuramente superiore a quella attribuibile alla sensibilità dello strumento. E questo chiuse definitivamente tutte le discussioni che la “rivoluzione copernicana” aveva provocato in campo religioso e scientifico.

La costellazione del Cigno

Continuando nelle sue osservazioni, nella notte del 1 gennaio 1801, Giuseppe Piazzi notò nel cielo un oggetto sconosciuto che pensò potesse essere un nuovo pianeta. Lo battezzò “Cerere” e aggiunse “Ferdinandea”, in onore del Re di Sicilia. Lo seguì per qualche giorno, ma poi esso andò in congiunzione col sole (cioè sarebbe stato visibile solo di giorno, quando la luce del sole ne impediva l’osservazione) e di quel corpo celeste si persero le tracce. Vedremo che esse furono ritrovate, e comunicate, proprio il 31 Dicembre del 1801, dal giovane Carlo Federico Gauss.

Ritratto di Carlo Federico Gauss (1777-1855) (opera di Siegfried Bendixen)

Giuseppe Piazzi era una persona veramente notevole, e a lui si deve anche la realizzazione della meridiana sul pavimento della cattedrale di Palermo.
Anche questa fu una operazione geniale. In Sicilia, infatti il “giorno” veniva fatto iniziare ufficialmente al “crepuscolo”, la cui determinazione offriva qualche difficoltà e soprattutto variava a secondo delle stagioni. La meridiana di Piazzi allineava invece la Sicilia agli standard europei.

A lui fu affidata, nel 1812, anche la suddivisione del territorio siciliano, dalle precedenti Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto, in 23 distretti, divisione che fu poi utilizzata anche per la delimitazione delle attuali province.

I 23 distretti nei quali Giuseppe Piazzi suddivise la Sicilia dopo la Costituzione

Divenuto re di Napoli dopo il Congresso di Vienna, con il nome di Ferdinando I delle due Sicilie, Ferdinando volle che un analogo osservatorio astronomico fosse costruito anche a Capodimonte e ne commissionò la costruzione allo stesso Piazzi. Questa è la ragione per la quale lasciò la Sicilia e morì a Napoli, nel 1826.
Ma i siciliani non lo dimenticarono ed egli è ricordato nel Pantheon dei siciliani illustri: la Chiesa di San Domenico di Palermo.

La meridiana della Cattedrale di Palermo