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Carmelo Arezzo presenta Bellacometa

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di Carmelo Arezzo

In questi suoi brevi magici racconti di Natale, Luigi Lombardo mescola – con sapiente gioco alchemico – la sua frequentazione narrativa popolare, il suo bagaglio accurato di demopsicologo, lo scrigno sconfinato della tradizione, la musicalità elegante del dialetto, la insostituibile fascinazione della religiosità, l’incanto del presepe in bilico tra consuetudine e dimensione spirituale.

C’è protagonista immensa, che percorre sulle ali della fantasia e del “cuntu” tutte le pagine di “Bellacometa”, appunto lei, stella tra le stelle, ingigantita dalla sua luce, e aggraziata dalla sua coda, chiamata a fare da riflettore puntato sulla grotta di Betlemme e sulla coinvolgente esperienza della Natività. È lei che chiama a raccolta i Magi per accompagnarli, carichi di doni, alla grotta, facendone i “trerè” di una attenzione devozionale che è quella che il mondo, da millenni, riversa – contro ed a dispetto del freddo di una umanità ancora oggi angustiata e irrisolta – nel sogno illuminante della speranza, perché bisogna farcela ad uscire dalla notte senza pace verso una nuova luce.

Ma gioca anche a rimpiattino con i monelli, popola i sogni di chi crede e di chi, non credendo, cerca comunque una illusione. Diventa, nella scrittura colta di Lombardo, la riproposizione allucinata di una rinnovata paura/sgomento, come quella dello “spaventato della grotta” che incarna l’essenza intima della potenza degli ultimi a trovare un nuovo riscatto nel segno del messaggio Cristiano, ma anche come quella del ragazzo investito dalla bomba, in tempo di guerra, atterrito dal rumore e dai lampi di una incomprensibile violenza, e persino come quella del pastore di Baulì che nella metafora onirica di un dormiveglia misterioso vedrà partorire dalla sua capra più bella, trasformata in fanciulla, una “creatura” nella stessa notte immensa della Natività.

Con una identitaria eleganza, Luigi Lombardo accompagna il lettore, lo illumina di un lessico che pesca nella tradizione orale e invade di nuova vitalità le attese e i ritardi, le incertezze e i dubbi, ripropone il confronto tra gli ambienti sociali nell’eterno gioco della storia, in quella sequenza di domande irrisolte, alle quali solo il messaggio del Bambino Gesù, nella povertà della sua mangiatoia, accanto alla bellezza senza trucco della Madre e alla ingenuità rassegnata di Giuseppe, ha dato, dà, potrà dare anche in futuro risposte definitive.

Scorrono così i ricordi degli antichi lavori, la toponomastica dei nostri luoghi, il suono della nostra lingua, l’odore ed il gusto della nostra tradizione dolciaria che inventa il “bambinello” di zucchero recuperato intorno al rosso intenso della sacralità del cuore, persino il gioco casuale che si fa arte dei pupi di terracotta con Caltagirone che irrompe nella narrazione a recuperare la tradizione dei figurinai.

(Da sx) Carlo Muratori, Luigi Lombardo e Carmelo Arezzo, durante la presentazione del libro

«Leggere “Bellacometa” – lo ricorda commosso nella sua premessa lo stesso Autore – è come essere in un presepe. Un presepe in cui ci siamo da sempre, anche ognuno di noi, perchè narriamo la nostra microstoria e ripercorriamo la nostra illusione della vita. E lo facciamo guardando negli occhi la luce sfolgorante da “Bellacometa” dei bambini, i nostri e quelli degli altri:
“Essi sono l’alba della vita; la speranza proiettata sul baratro della finis temporum”».