di Chiara Giampieretti
La ricetta per essere uomini comprende la carne. Questo è quanto emerso da un’indagine condotta da Vulca Fidolini nel suo saggio “Uomini e diete”, nella quale si individua la relazione fra il consumo di carne e l’affermazione di mascolinità.
Siamo ciò che mangiamo, diceva Feuerbach. E se la carne è l’alimento che veicola mascolinità e virilità, è necessario che un uomo la consumi per essere davvero tale. Al contrario, se rinuncia alla carne, deve dimostrare di essere ancora un vero uomo nonostante le sue scelte alimentari.
Optare per un regime vegetariano o vegano significa apparire meno potenti, ridotti a una posizione subalterna e a una mascolinità indebolita. Trattasi di diete considerate effeminate, poiché si presuppone che non consumare carne renda deboli, suggerendo implicazioni persino sul proprio orientamento sessuale.
L’associazione fra carne e vigore fisico e sessuale ha radici antiche, essendo stata tracciata in epoca medievale. La carne in quanto alimento divenne simbolo della carnalità stessa, e per questo il suo consumo andava regolato soprattutto in ambito ecclesiastico. Con passare del tempo è mutato il contesto sociale ma non il significato che la carne riveste.

Si pensi al rito del barbecue: gli uomini si riuniscono per cucinare la carne, elemento coagulante che funge da collante sociale maschile al pari delle partite di calcio.
Viceversa, un regime alimentare che esclude il consumo di carne risulta più accettabile per una donna. Ed è per questo che, come attestano studi condotti recentemente, la dieta vegetariana o vegana è adottata perlopiù da donne, mentre risultano essere molto più restii a ridurre o abbandonare il consumo di carne gli uomini. Ma non bisogna disperare: acquisire consapevolezza di questi meccanismi che soggiacciono ai comportamenti sociali è il primo passo verso il loro superamento.

L’ultimo articolo di Chiara Giampieretti: Thrifting: una caccia ecologica.