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Casa di Comunità

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di L’Alieno

Meno male che tante idee bislacche di certi programmi politici, per le prossime amministrative del 12 giugno, farebbero affidamento ai famosi fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il nuovo illusorio Eldorado che nelle speranze dei campioni olimpionici della spesa pubblica dovrebbe consentire di finanziare ogni loro folle desiderio.

La costruzione del polo unico delle scuole al Villaggio Gulfi sarebbe uno di questi desiderata, come lo è, ancor peggio, il progetto faraonico di ristrutturazione dell’ex hotel “La Pineta”. La parolina magica è sempre la stessa: PNRR. Velleitaria per chi non ha i piedi per terra.
Ma, come accennato martedì scorso, preoccupa ugualmente la tendenza di fondo, reale, di tentare di depauperare il centro storico dai servizi essenziali. E in questo le scuole da trasferire apparirebbero soltanto come uno dei tasselli di un mosaico più ampio .

Tra il 2002 e il 2012, nei plessi delle scuole del centro cittadino e delle contrade, sono state spese per ristrutturazioni e adeguamenti sismici una cifra attorno ai due milioni di euro

Potrebbe poi (o più probabilmente prima) arrivare il turno della “Casa di Comunità”, dove trasferire tutti i medici di base (ammesso che ce ne siano ancora) che oggi ricevono nei loro ambulatori del centro cittadino. Al momento sono ancora in fase di sperimentazione nazionale e la Sicilia è in estremo ritardo. Ma adesso la Regione conta sui fondi del PNRR per accelerare i tempi.
L’ubicazione prevista? Il Poliambulatorio di Villaggio Gulfi. A quel punto, perché no, anche qualche farmacista potrebbe trovare più redditizio trasferirsi vicino alla neonata “Casa”.

Sopra il Poliambulatorio di Villaggio Gulfi. Sotto la collocazione prevista, in Provincia di Ragusa, delle ‘Case di Comunità’ (fonte insanitas.it)

Così l’effetto domino innescato potrebbe diventare presto una valanga, con una progressiva e veloce desertificazione del centro cittadino. Un disastro che trascinerebbe nella polvere i valori immobiliari di case e locali commerciali, con tutta una serie di cartelli “si vende” e “si loca” stile Corso Italia a Ragusa. Qui le Amministrazioni del passato sono state così brave e lungimiranti, nella follia, da precorrere i tempi.

Hai voglia, poi, di ribasolare Corso Umberto e portare “nani e ballerine” al Teatro Sciascia. Il sapore pirandelliano della beffa dopo il danno sarebbe garantito. Un salotto inutile popolato da anziani ed extracomunitari che si animerebbe giusto quelle quattro/cinque volte l’anno per le feste patronali. Solo questione di tempo.

Bisogna pensarci prima. L’amaro destino del centro storico non è ineludibile. Il futuro non è stato ancora scritto, ma frutto di scelte precise o di (più o meno) inconsapevole sciatteria. Però Nessuno potrà dire: “noi non potevamo sapere”.