di Redazione
Domanda legittima. Ma con tutti i problemi che abbiamo in questi anni (non occorre un minuzioso elenco) come mai la redazione di oltreimuri.blog scrive di Belle di faccia?
Intanto cos’è Belle di faccia? Procediamo con ordine.
Mara Mibelli, impiegata di 33 anni, e Chiara Meloni, illustratrice di 39, sono due amiche che nel 2018 hanno creato l’account Instagram Belle di faccia, seguito da oltre 45mila followers, con lo scopo di sensibilizzare sui temi dell’accettazione del grasso. Ora è stato editato un libro Mondadori (18 euro). Quindi piluccando su internet abbiamo trovato alcune considerazioni che volevamo sottoporvi per affrontare un argomento, che all’apparenza sembra banale, ma in realtà crea parecchi disagi a una larga fetta di popolazione.

Su vdnews.tv c’è un interessante intervento di Manuela Murgia che riportiamo in parte. “‘Tu sei bella, di faccia’, è questa la micro aggressione velata da un complimento che le ragazze grasse si sentono rivolgere troppo spesso per fare finta di non capirne il sottotesto: il tuo corpo non può essere considerato desiderabile. Chi commenta il tuo corpo deve capire che quel comportamento non è accettabile“. E per farglielo capire a volte basta un po’ di ironia: “Non ti farebbe male perdere un po’ di peso! A meno che tu non mi debba trasportare fin sull’Himalaya sulle spalle, dubito che la cosa ti riguardi” accennano Mibelli e Meloni.
Se la nostra società considera il grasso qualcosa di non ammissibile lo si deve alla grassofobia: un insieme di pensieri e azioni basati sul preconcetto.
Su Vanity Fair intervistate da Valentina Colombo segnaliamo le risposte più rimarchevoli.
Che conseguenze ha la grassofobia?
“La grassofobia è la paura, il disprezzo e la discriminazione verso le persone grasse. Comprende sia la percezione negativa del grasso, la paura di diventarlo, che il pregiudizio verso chi lo è. Secondo questi pregiudizi le persone grasse sono pigre, ingorde, sporche, poco professionali, non in salute, senza autocontrollo, dipinte come disgustose, ridicole o come casi umani da compiangere, questo anche a causa della rappresentazione mediatica che ne viene fatta. Varie ricerche hanno dimostrato che la grassofobia ha serie conseguenze sul modo in cui le persone grasse vengono trattate in ambito medico, professionale e persino giuridico”.
È solo un problema di bullismo?
“No, la grassofobia si manifesta in modo più sottile: come il complimentarsi con la perdita di peso di qualcuno perché dimagrire è sempre inerentemente positivo e, senza sapere se la perdita peso sia volontaria o dovuta a fattori che vanno al di là del nostro controllo, viene sempre percepita come una svolta felice. Sconosciuti, senza sapere nulla di te, danno per scontato che se sei grassa mangi come un procione da un cassonetto e si sentono di darti consigli non richiesti su alimentazione e attività fisica. I datori di lavori, in fase di colloquio, non ti assumono perché “non di bell’aspetto” o adducendo motivazioni come ‘la sua immagine non è in linea con quella del brand’, il personale medico fa spesso diagnosi superficiali basandosi solo sul peso del paziente. I luoghi pubblici non sono pensati per accogliere persone che superano un certo peso, e anche i mezzi. Insomma, la discriminazione ha varie dimensioni che vanno ben oltre un problema di autostima».
Per concludere un piccolo problema, ma neanche tanto piccolo, è prodromo di discorsi un po’ più dettagliati. Un po’ di tolleranza e indulgenza forse ci farebbero riflettere su questioni più complesse (non occorre un elenco accurato) che attanagliano il quieto vivere dei giorni nostri. Riflettiamoci, grazie.