A Chiaramonte torna la manifestazione che ha fatto ballare, divertire, ma anche riflettere su tematiche serie: Zuppà. L’evento 2022 è organizzato dalla Consulta giovanile, che ha messo in campo tutte le competenze di cui dispone per una buona riuscita della manifestazione.
Sembra difficile oggi, per noi giovani del sud, che si possa puntare a realizzarsi all’interno del territorio ibleo, e questo perché il contesto in cui viviamo ci calamita verso modelli ben più attrattivi per le nostre ambizioni personali, rendendoci generalmente indifferenti verso le enormi potenzialità inespresse del ragusano. Complice, purtroppo, una burocrazia da terzo mondo e una politica generalmente insensibile alle problematiche giovanili e alla meritocrazia, con la ovvia conseguenza della fuga dei cervelli migliori.
Lo scopo più importante della Consulta dei giovani, anche attraverso manifestazioni come questa, è quello di creare una possibile alternativa a questo triste andazzo, che rischia di compromettere seriamente le prospettive di futuro della provincia iblea. La speranza è quella di riuscire a fare rete fra le numerose associazioni presenti sul territorio e rendere l’intera cittadinanza consapevole delle nostre sottovalutate potenzialità. È anche la prova dell’esistenza di una diversa sensibilità giovanile che vuole impegnarsi a fondo per la rinascita della propria terra. Saranno infatti presenti giovani artisti e artigiani che rappresentano un vanto per il territorio: si tratta di seri professionisti che hanno sposato la causa della Consulta, arricchendo l’offerta delle esperienze proposte ai visitatori.
Zuppà 2022 avrà anche lo scopo di sensibilizzare i partecipanti sul tema della transizione ecologica. Appare infatti fondamentale la consapevolezza che le decisioni sulla salvaguardia dell’ambiente spettino non solo ai leader politici mondiali, ma anche alla dimensione individuale dell’agire. Nel prossimo futuro a fare la differenza saranno sempre più le nostre piccole scelte quotidiane (parliamo di 8 miliardi di persone). Ma per realizzare questo obiettivo dobbiamo avere coscienza che la “normalità” a cui siamo stati abituati da decenni è stata ed è concausa della distruzione degli ecosistemi. E per realizzare la conversione di cui la Terra ha bisogno occorre un cambiamento drastico a partire dal nostro stile di vita.
L’ambiente, lo sviluppo sostenibile, secondo greenreport.it, hanno sui giovani una grande potenzialità di mobilitazione di cittadinanza attiva e consapevole che appare ancora fortemente inespressa. A nostro avviso appare dunque necessario fare pressione sull’informazione a tutti i livelli, usando a questo scopo i canali più familiari all’universo giovanile, per renderli parte attiva di questo cambiamento. E cosa potrebbe essere più utile, in tal senso, di una manifestazione organizzata dai giovani per i giovani? La risposta è ZUPPÀ 2022. Quindi non mancate a Chiaramonte Gulfi dal 9 all’11 settembre. Tre giorni da passare insieme, un po’ per gioco, un po’ per riflettere insieme.
Con la presente nota inizia una serie di tre appuntamenti dedicati alla storia del Circolo Acrille, che a Chiaramonte segnò un’epoca sia per l’impegno sociale e culturale che per lo sport e il tempo libero, un po’ per celia, un po’ per passione. Gli articoli che saranno pubblicati a cadenza settimanale (di domenica), portano la firma di tre protagonisti di questa epopea: Francesco Melfi, Antonio Nicosia e Giuseppe Cultrera.
di Francesco Melfi
Sentir nominare il Circolo Acrille non evoca alcun ricordo nella maggior parte dei chiaramontani di oggi, ma tra la fine degli anni Settanta a tutti gli Ottanta del secolo scorso fu realtà viva e presente nel tessuto sociale del paese. Il progetto originario lo condividemmo in tre: Giuseppe Cultrera, il compianto Giovanni Bertucci ed il sottoscritto, che ci alternammo nei primi anni alla presidenza. Fin da subito ebbe un riscontro molto positivo: in molti aderirono all’iniziativa e altri se ne aggiunsero negli anni successivi; per lo più giovani ma anche meno giovani. All’inizio forse attratti dalla novità ma in seguito interessati a incontrarsi per scambiare le proprie opinioni, indipendentemente dalle convinzioni politiche di ciascuno, che pure a quel tempo erano vissute in maniera molto più intensa di oggi.
Man mano si fece strada e ci accomunò una visione del vivere sociale laica, critica e indipendente rispetto alle posizioni dominanti. Una novità per quei tempi costituì la compresenza di uomini e donne; vennero a crearsi anche dei legami sentimentali che a volte portarono a unioni durature e al matrimonio.La denominazione completa era ‘Circolo Culturale Acrille’ e, come recitava lo Statuto, aveva per scopo ‘la promozione e lo svolgimento di attività di carattere culturale’ dando particolare rilievo ‘a quelle riguardanti la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale chiaramontano, sotto i profili: artistico, archeologico, antropologico, ecologico e turistico’. Il Circolo avrebbe potuto ‘anche occuparsi di attività e manifestazioni di carattere ricreativo’. Fra le attività ricreative rientravano anche quelle sportive; in particolare il tennis tavolo (ping-pong) fu sempre praticato all’interno dei locali, e il relativo tavolo trasmigrò da una sede all’altra di quelle che si succedettero negli anni. Sempre accuratamente bandito fu invece il gioco delle carte.
1979. Gran Prix provinciale di Tennis Tavolo
Molteplici sono state negli anni le attività del Circolo, e una parte di esse si ritrovano nel resoconto del quinquennio 1978/1982. Una proposta ricorrente fu quella dei cineforum che si svolsero per quattro anni consecutivi ed ebbero un notevole successo tra la cittadinanza.La prima edizione ebbe luogo presso la sala dell’Annunziata, e si svolse in condizioni che potrebbero definirsi pionieristiche: il locale era un semplice salone parrocchiale, privo di qualsiasi accorgimento tecnico, le pellicole erano a 16 mm, il proiettore ci venne benevolmente prestato da padre Salvatore Curatolo ed eravamo gli stessi soci a fungere da proiezionisti, maschere e bigliettai.
Le edizioni successive si svolsero più propriamente al cinema D’Avola, in condizioni molto più confortevoli. Fin dall’inizio comunque fornimmo delle schede filmografiche e alle proiezioni seguiva un pubblico dibattito, animato da vari interventi; ne ricordo uno particolarmente puntuale di Ignazio Iannizzotto, che avrebbe scelto poi la vita monacale (oggi Priore presso la Certosa di Serra S. Bruno in Calabria)
Il Circolo si occupò anche di editoria e mi piace segnalare in particolare la pubblicazione di ‘Fiori Silvestri’ di Giuseppe Bonafede tramite la riproduzione in anastatica di un volumetto del 1910 ormai introvabile. Ricordo anche una vicenda correlata con quella pubblicazione.
Per l’introduzione prendemmo contatto col Prof. Sebastiano Lo Nigro, allora Ordinario di ‘Storia delle Tradizioni Popolari’ presso l’Università di Catania che era stato mio ottimo insegnante di Italiano al Liceo. Il professore declinò gentilmente l’invito, motivando il rifiuto col fatto di non ritenere opportuna la riproposizione di una raccolta di liriche perché opera non impegnata socialmente. Ci rivolgemmo allora al Prof. Dino Barone, che ci fornì un saggio breve ma acuto e intenso.
Diverse mostre di pittura furono organizzate dal Circolo. Una in particolare mi preme riportare alla memoria: quella del ‘pittore contadino’ Francesco Iacono, o ‘pittore senza scuola’ come lo definì Gesualdo Bufalino nel suo illuminante saggio riportato nell’opuscolo che si accompagnava alla mostra.Tra i diversi Incontri-Dibattiti organizzati voglio ricordare quello sui Referendum popolari dell’11 giugno ’78 sull’abrogazione della ‘legge Reale’ riguardante la tutela dell’ordine pubblico e sull’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti; e quell’altro, del marzo 1979, sulla situazione politico-amministrativa venutasi a creare a seguito del decreto del Presidente della Regione che dichiarava decaduto il Consiglio Comunale di Chiaramonte.
Dibattito a seguito della dichiarazione di decadenza del Consiglio Comunale. (Da destra) Giovanni Berretta (PLI) il prof. Luciano Nicastro (PSI), Francesco Melfi (Presidente del Circolo Acrille), Sebastiano D’Angelo, Antonio Nicosia, Armando Comitini (corrispondente ‘La Sicilia’)
Tra le attività ludico-sportive vanno ricordate almeno la Gimkana motociclistica svoltasi il 9 luglio ’78 al Campo S. Vito e la successiva Gimkana automobilistica che si tenne accanto al Santuario di Gulfi: mirabilmente organizzata dal compianto Giuseppe Incardona, anch’egli prematuramente scomparso.
Il tennis tavolo oltre che gioco per un certo tempo fu anche attività agonistica, e all’interno del Circolo si costituì il GSTT (Gruppo sportivo tennis tavolo) che aderì alla FITET (Federazione Italiana Tennis Tavolo) partecipando a tornei in ambito provinciale.
Voglio concludere la presente nota con una vicenda personale. In una delle sedi, non ricordo quale, le riunioni del consiglio di amministrazione si svolsero in una saletta in cui trovarono posto, a stento, un tavolo e delle sedie intorno ad esso. Nel corso di una riunione diversi componenti del consiglio erano orientati a prendere una decisione alla quale ero fortemente contrario. La ritenevo pregiudizievole per il prosieguo della vita del Circolo.
Dibattito alla presenza (da destra) dell’On. Nello Rosso (DC), Cirino Paradiso (Lega Pro-Chiaramonte) e Mario Vivera (PCI)
Ad un certo punto, arrabbiato per non essere riuscito a far cambiare opinione agli altri, decisi di abbandonare la riunione ma per allontanarmi non potevo spostare la sedia accanto a me senza spostare il tavolo. D’impulso salii sopra la sedia per oltrepassarla ma, nella concitazione del momento, non feci caso all’altezza (o meglio bassezza) del soffitto e andai a sbatterci con forza la testa, al punto da rimanere stordito. Ma ebbe almeno l’effetto di dare una calmata immediata ai miei bollenti spiriti. Per la cronaca, quella risoluzione poi non fu approvata. (Link alla seconda nota della storia del Circolo Acrille. Cliccare qui)
(Da destra) il prof. Luciano Nicastro (PSI), Francesco Melfi (Circolo Acrille) e Sebastiano D’Angelo (moderatore) Squadra di pallavolo del Circolo Acrille (1979)
Chiaramonte è uno di quei comuni dove si voterà il 12 giugno per le elezioni amministrative. Mi permetto un suggerimento su una materia troppo spesso snobbata, ma che potrebbe fare la differenza tra un progetto politico che punta alla gestione del declino e uno che punta sul rilancio.
La parola chiave è cultura. Fondamentale per dare una prospettiva di futuro, se si avesse il coraggio di considerarla un investimento (e non un costo) e se si procedesse con la messa a punto di un piano organico pluriennale che la possa porre a centro di tutta una serie di attività amministrative.
Dal turismo all’organizzazione di eventiimportanti, dallo sport alle politiche giovanili, dalla pubblica istruzione alla gestione dei musei e delle aree archeologiche, dalla valorizzazione del centro storico alle tradizioni religiose e culinarie, la cultura appare sempre come denominatore comune. E potrebbe dare il la ad un ambizioso progetto di“city branding” capace di mettere insieme le tante risorse disponibili, pubblico e privati, tradizione e innovazione. Il fine dovrebbe essere quello di puntare su un turismo di nicchia e su possibili investimenti da fuori, riuscendo a “fare sistema”.
Immagini dai musei chiaramontani
Ovvio che saranno necessarie delle risorse economiche importanti per avviare un processo così ambizioso. E qui la discriminante sarà la capacità di progettazione per poter accedere ai finanziamenti europei. Ormai un passaggio obbligato che comporta volontà, competenza e lungimiranza nell’ottenere risultati positivi nel medio-lungo termine. Un grosso problema per quella classe politica che mira ad incassare solo un facile consenso da progetti fattibili nel breve.
L’interessantissima area archeologica di San Nicola
Il lavoro da fare per i prossimi anni appare dunque immane, ma sarebbe anche una grande sfida da vincere per non sprecare altro tempo e altre occasioni. Come già ho avuto occasione di sostenere, sarebbe da recuperare lo spirito rivoluzionario dei primi anni ’80. Fu Cirino Paradiso, Sindaco fino a metà decennio (e non per caso uomo di cultura), a mettere in campo idee importanti e assolutamente innovative che fecero di Chiaramonte un caso virtuoso nell’intera provincia iblea. Ecco. Recuperare quello spirito sarebbe già un grosso passo avanti.
Asylum. È il titolo originale del libro scelto dal gruppo di lettura lo scorso mese di febbraio e sta a indicare “ospedale psichiatrico”. Ed è proprio in un manicomio che è incentrata “Follia” di Patrick McGrath. Un romanzo psicologico che vede Stella, moglie del vicedirettore del manicomio criminale, rompere le catene di una vita monotona unendosi, in un impeto di passione, ad Edgar, un paziente uxoricida.
La sua voglia di libertà viene catapultata nello squallore di un rifugio. Viene spazzata via l’iniziale euforia, mentre paura e sconcerto cominciano a spingerla in un baratro sempre più buio e profondo e verso la perdita della sua stessa identità. Edgar è affetto da frequenti crisi di rabbia. Ossessione, follia, gelosia morbosa, violenza si riversano anche nella sua arte nel desiderio di raggiungere la perfezione.
Patrick McGrath (foto wikipedia)
La narrazione ci spinge a cercare qualcosa di razionale nei gesti istintivi e anticonvenzionali dei suoi personaggi che sfuggono alla “normalità”. I personaggi con i loro comportamenti e la loro storia provocano in noi emozioni contrastanti, tra coinvolgimento emotivo e ricerca di un senso nei loro comportamenti. Lo stile è pacato e questa sensazione è aiutata dal fatto che il narratore è uno psichiatra e ci racconta ciò che è successo senza evidente emozione.
Una scena del film Asylum, trasposizione cinematografica del romanzo
Ci sono tutti gli elementi del romanzo gotico i cui temi narrativi trattano di storie d’amore e di terrore, dove il termine gotico indica le gioie date dalle emozioni estreme. Le descrizioni degli ambienti sono vivide e l’autore ci fa visualizzare ogni scena per tutto il romanzo, anche questo elemento gotico crea l’atmosfera.
Il romanzo è piaciuto alla maggior parte del gruppo per la narrazione e per l’intricata storia d’amore, anche se qualcuno ha fatto notare la costruzione, eccessivamente artificiosa, tipica dei best sellers, atta ad aspirare ad un successo commerciale più che ad ottenere un nobel per la letteratura.
di V. La Cognata, M. Barresi, M. Iacono e V. Castagna
Tra i curtigghi e i carrugghi, tra le piazze e i palazzi dell’antica nobiltà, Chiaramonte nasconde e custodisce uno scrigno di arte e cultura straordinario, che si traduce e declina in ben dieci musei. Lo scopo loro affidato è il più nobile che si possa avere in una città: preservare la memoria e l’identità di un’intera comunità.
Mosaico di immagini provenienti dai diversi musei
Eppure, chissà perché, non sempre riusciamo a valorizzare appieno il patrimonio culturale che abbiamo a disposizione. Anche il presentarsi al mondo come “città dell’olio e dei musei” imporrebbe delle responsabilità che iniziano dalla conoscenza reale di ciò che si possiede, dalle problematiche insite alla loro gestione, per arrivare ad esprimere al massimo grado le potenzialità di cui si dispone. Ecco perché al fine di colmare le nostre stesse lacune, abbiamo provato a scavare un po’ più a fondo nella problematica, tentando contestualmente di lanciare (a mo’ di sfida) delle proposte concrete.
Museo del ricamo dello sfilato siciliano
Partiamo da una premessa. La concezione del museo di oggi non può più essere considerata quella di un tempo. La sensibilità verso questa forma di cultura è cambiata, la tecnologia stessa ha messo a disposizione nuovi strumenti e creato nuove potenzialità. I fruitori del 2021 chiedono che un museo sia un’istituzione viva, inclusiva, interattiva e dinamica, capace di mettere in campo anche attività di ricerca, di comunicazione e formazione. Tali aspetti erano alla base della riforma Franceschini avviata nel 2014, che aveva come obiettivo proprio quello di porre i musei su un percorso di modernizzazione. L’obiettivo purtroppo è stato raggiunto parzialmente. Soprattutto le piccole realtà sono rimaste indietro.
Museo degli strumenti etnico-musicali
È il caso dei musei di Chiaramonte, che per lo più versano in una condizione di arretratezza concettuale e in stato di abbandono che dura da anni. L’impostazione (a parte l’eccezione della mostra permanente più recente) poteva anche andare bene trent’anni fa, ma non è più attuale né capace di creare suggestione ed emozione nel visitatore. Non tocca certo a noi indagare sui perché questo è avvenuto e nemmeno siamo interessati a cercare i responsabili, ma dobbiamo comunque registrare quest’antica verità per ripartire. Allo stesso tempo vogliamo anche sottolineare i passi degli ultimi mesi verso la giusta direzione dovuti alla nuova gestione (creazione del marchio dei musei, creazione di un sito web che offre informazioni e servizi, attività di marketing mirate).
Museo delle botteghe dei mestieri (Lattoniere)
Nella nostra visita dello scorso luglio abbiamo registrato la mancanza persino di cose banali: le indicazioni in lingua inglese per i turisti stranieri, la garanzia di un’adeguata manutenzione delle strutture (porte che non si aprono o addirittura il malfunzionamento di un impianto elettrico che tiene spesso al buio un intero museo) e la pulizia stessa degli ambienti esterni. E che dire della Pinacoteca De Vita oltre i limiti della fruibilità? La sciagurata scelta di mettere dei vetri di protezione sui quadri (per loro natura riflettenti) e un’illuminazione totalmente errata impediscono l’apprezzamento dei dipinti.
Pinacoteca De Vita
Perché poi non accorpare quelli tra loro più simili e scorporare quelli che invece nulla hanno in comune? Lo step successivo potrebbe essere quello di intensificare la progettualità (un museo va di continuo aggiornato e ampliato se possibile) e l’introduzione di elementi originali capaci di poter creare una vera e propria “esperienza museale”. Concetti per la verità non nuovi, esistono da trent’anni, ma evidentemente faticano ad arrivare fino alle nostre periferie.
Mostra permanente di arte lignea
Insomma, le criticità sono molte, ma moltissime potrebbero essere le idee da sviluppare, qualcuna delle quali, ci rincuora sapere, è già in cantiere. Posto che il problema non sia l’attuale gestione, né la mancanza di idee, né la volontà di volerle realizzare, rimarrebbe insoluto piuttosto l’annoso problema delle risorse economiche da impiegare. I fondi dove potrebbero essere reperiti? Un sistema di finanziamenti che ovviamente non gravi soltanto sulle tasche comunali, ma possa attingere a fondi europei e anche privati?
Casa museo del Liberty
“Adotta un museo” potrebbe rappresentare almeno in parte la giusta soluzione! Non soltanto lo slogan della nostra proposta. Se si può adottare uno spazio verde nelle città, perché non si potrebbe fare la stessa cosa per i musei?
Museo dell’Olio
Come sappiamo, quasi tutti i musei chiaramontani rispecchiano più o meno delle realtà produttive ben salde nel nostro territorio. Quello dell’olio, ad esempio, potrebbe rappresentare alla perfezione la possibile applicazione pratica della nostra idea. Perché sono tante le aziende che si occupano della produzione del nostro pregiatissimo olio e lo vendono in tutto il mondo. Queste potrebbero spontaneamente farsi carico della gestione o di almeno una parte delle spese per l’ammodernamento e l’ampliamento del museo. Non soltanto per disinteressata generosità verso la collettività, ma anche perché esistono delle facilitazioni fiscali e per ricavarne uno spazio di visibilità per le loro aziende o la disponibilità per creare eventi specifici.
Mostra permanente di reperti archeologici
La stretta collaborazione tra istituzione museo e i frantoi locali potrebbe produrre benefici comuni a tutto campo, anche creando percorsi ad hoc che permettano al visitatore di “fare esperienza” nell’evoluzione della produzione: dagli strumenti arcaici presenti nel museo fino a poter apprezzare dal vivo una modernissima azienda in azione. Ovviamente con la possibile esperienza olfattiva e degustativa del prezioso oro verde. Modelli simili potrebbero essere applicati anche per gli altri musei fatta eccezione per quello ornitologico (chiuso al momento) che meriterebbe un discorso a parte. Ma non è questa la sede.
Dal passato al presente…
L’iniziativa “Adotta un museo” avrebbe dunque lo scopo di fare rete tra mondo produttivo e strutture museali, in modo da soddisfare interessi individuali e collettivi in un rapporto a somma positiva per il territorio. Si offrirebbe così un’immagine viva, positiva e innovativa della comunità. Questione di essere aperti alla sperimentazione e mettersi alla prova.
La riproduzione lignea della statua di San Vito e del suo baldacchino
Crediamo infatti che i musei non possano essere più visti soltanto come oggetto di “patriottico vanto”. Perché nei fatti li sentiamo distanti da noi, a tratti estranei e non li riteniamo nemmeno una risorsa per la comunità (non a caso uno dei più stupidi luoghi comuni è: “con la cultura non si mangia”). Ma bisogna fare lo sforzo di vederli adesso in una luce nuova, capaci di poter fare sistema con le realtà produttive del territorio, ove possibile.
Chiaramente si tratta di un progetto ambizioso, che fa leva sulla sensibilità dei singoli e sulla volontà di miglioramento e innovazione, ma siamo fiduciosi. Con la giusta spinta si potrebbero realizzare progetti molto importanti per il nostro futuro.
Panoramica di una sezione del museo dell’olio (Ph V. Cupperi)
Terzo ed ultimo appuntamento previsto per la storia del Circolo Culturale Acrille, a firma del secondo Presidente di quel circolo: Giuseppe Cultrera. Una storia cominciata a fine anni ’70, continuata negli anni ’80 e vissuta con un impegno così intenso da segnare un’epoca, sia in termini di attività ludico-culturali che come luogo di dialogo tra le diverse anime e colori politici che lo componevano.
di Giuseppe Cultrera
In piazza Duomo c’erano le due storiche società di Mutuo soccorso, Vittorio Emanuele III e Umberto I sorte ad inizio secolo, poi quella dei Combattenti e reduci, quella dei Cacciatori, quella dei Contadini e quella dei Pastori e poco discosto il Circolo di conversazione o dei Cavalieri, appannaggio della nobiltà e ricca borghesia nel passato, adesso un ritrovo come gli altri dove si giocava per lo più a carte. Dal 1979 arriva in piazza, fresco di costituzione, il Circolo Culturale Acrille, al primo e secondo piano d’una abitazione ristrutturata, proprio di fronte al Monumento ai caduti. A centro piazza insomma. Con un affaccio che era servito per i comizi politici, specie in tempo di elezioni.
Francesco Melfi, primo presidente del Circolo Acrille
Quando il Circolo Acrille spuntò era un’idea elitaria e goliardica insieme, era politica e disimpegno, sport attivo e indolenza, un po’ rosso un po’ bianco e pure nero; doveva durare un paio di mesi, tutt’al più un anno: questo c’era, penso, dentro le venti teste che poi furono cinquanta e persino cento e che – a detta dei saputi – difficilmente avrebbero quagliato qualcosa.
Invece guardando a ritroso, quarant’anni dopo, qualcosa le cento persone quagliarono: intanto riuscirono a stare insieme i tre colori, a parlarsi e parlare agli altri, ed incontrare la città. Centinaia di manifestazioni, altrettante mangiate (che ci vogliono pure), discussioni e silenziose passeggiate, su e giù per il corso la sera, ci hanno fatto crescere insieme. Un breve periodo – poco meno di un decennio – che adesso sembra tanto. E facendo eco agli interventi di Francesco ed Antonio voglio focalizzare qualche ricordo addolcendolo con immagini.
A pranzo tutti insieme
Il primo Presidente. Fu Francesco Melfi, vice presidente Gianna Failla. La presenza femminile, nel direttivo e nell’organizzazione, fu pari a quella maschile né mai necessitò statuire “quote rosa” per riequilibrare: tra l’altro uno dei presidenti più dinamici fu una donna, Maria Catania. Le assemblee erano affollate e vivaci (alcune volte, come ricordava Francesco nel suo articolo, diciamo pure, accese) ma mai si trascese. Convissero pluralità di vedute e le ideologie – in quegli anni nella vita nazionale fortemente politicizzate e contrapposte – si stemperarono nel rispetto reciproco, con sufficiente goliardia e umanesimo. Fu una grande palestra di aggregazione e dibattito.
1979. Un momento di dibattito pubblico sulla politica locale
Le sedidel circolo. Furono cinque, la più duratura quella in piazza Duomo. Fu sempre presente il tavolo da ‘ping pong’ anche a scapito dell’arredo. La vita sociale era molto vivace e di sera la sede era sempre affollata. Lo stesso le manifestazioni culturali e sportive. Non parliamo delle gite e delle scampagnate.
Il cineforum. Fu il cavallo di battaglia. Sei edizioni di cineforum non sono poche! Venivano anche dalle città vicine, dove nello stesso periodo erano nate o nascevano esperienze simili (a Vittoria e Ragusa ad esempio). Portammo al cinema ‘impegnato’ le famiglie chiaramontane. E i giovani, specialmente gli studenti universitari, furono i tesserati più fedeli. Era previsto l’abbonamento per l’intero ciclo, come il biglietto per un solo spettacolo. Proiettammo la versione originale (con sottotitoli) di Nashville di R. Altman: e ricordo che al malcelato disappunto di alcuni fece da contraltare l’entusiasmo di un nutrito gruppo di cinèfili giunti appositamente da Ragusa e Vittoria.
Il GSTT Gruppo Sportivo Tennis Tavolo. Fu la naturale filiazione del tavolo di ‘ping pong’ perennemente presente nelle varie sedi. Attorno ad alcuni soci si aggregarono molti giovanissimi appassionati che formarono la squadra che partecipò per diversi anni al campionato provinciale. Il “Primo Grand Prix di tennistavolo provincia di Ragusa” si svolse nel dicembre 1979, nella palestra comunale e fu una grande festa di pubblico con numerosi sportivi iblei. In palio c’era il “Trofeo Città di Chiaramonte Gulfi” che andò a Francesco Quartarone, dinamico atleta e dirigente sportivo ragusano, prematuramente scomparso.
L’allora Assessore allo sport, Frasca, premia Francesco Quartarone
Edizioni del Circolo Acrille. Fummo anche una piccola casa editrice, che produsse tre volumetti. Il primo era la ristampa di Fiori silvestri una raccolta di canti popolari di Giuseppe Bonafede, accompagnato da un saggio di Vann’Antò e la presentazione del prof. Dino Barone. Il secondo e il terzo furono curati da due soci: Giovanni Bertucci ‘Si ricinu a Ciaramunti’, breve raccolta di indovinelli proverbi e soprannomi e Giuseppe Riggio, ‘Origine delle vie e contrade chiaramontane’.
Tre volumetti editi dal Circolo Culturale Acrille
Gesualdo Bufalino, il circolo e gli interventi logistici’. Il primo maggio del 1982 a presenziare l’inaugurazione della mostra antologica del ‘pittore senza scuola’ Francesco Iacono c’è lo scrittore comisano Gesualdo Bufalino da meno di un anno caso letterario e vincitore del Campiello con Diceria dell’untore. Un pubblico numeroso con molti curiosi, accoglie lo scrittore che viene da un’altra manifestazione tenuta a Ragusa. Fu certamente il momento di maggiore visibilità del Circolo Acrille ed una spinta ad ulteriori attività culturali, molte delle quali realizzate in quel salone da poco approntato nei bassi del palazzo comunale, a seguito del trasferimento dell’ufficio postale e della polizia municipale in altri locali.
Mostra di pittura di F. Iacono. Al centro Bufalino, il pittore F. Iacono e la moglie
Ma pochi anni dopo un intervento logistico trasformava quello spazio espositivo in uffici comunali. A seguire un altro luogo comunitario, il cine teatro D’Avola, diventava supermercato. Mentre nascevano un gruppo teatrale, varie associazioni culturali e un paio di clubs sportivi si sopprimevano il cine teatro e la sala mostre, si rabberciava un campo sportivo: che quando finalmente vide luce, più che soluzione fu un problema, pratico ed estetico. Non sempre vitali fermenti socio culturali generano risposte attuative adeguate.
1982. Mostra antologica di Francesco Iacono. I relatori furono il maestro De Vita e il prof. Bufalino
La mostra. ‘Chiaramonte Gulfi. Circa 10.000 visitatori alla mostra storica sull’ultimo secolo’ titolava il Giornale di Sicilia del 18 settembre 1982. In effetti fu la manifestazione che ebbe più successo, con numero presenze che ci invidiarono le limitrofe città. Fu pure prorogata. Nei saloni della Galleria Comunale scorrevano appesi ai muri centinaia di immagini e documenti sugli ultimi cento anni di storia della città (1860/1980). Il manifesto (vedi figura) per molto tempo restò affisso o divenne poster, in molti esercizi commerciali e case di Chiaramonte.
Depliant e manifesto della Mostra storica
Le attività: Elenco sinteticamente quelle dei primi cinque anni: 1° Cineforum, Sala Annunziata – 12 febbraio / 30 aprile 1978 Mostra del collezionismo, Società Umberto I° – 6/7 maggio 1978 Incontro dibattito sui referendum popolari, Cinema D’Avola – 4 giugno 1978 Gimkana motociclistica, Campetto S. Vito – 9 luglio 1978 Torneo di Pallavolo, Piazza S. Salvatore – 22/28 luglio 1978 Saggi musicali, Giardini Pubblici – 1/3 agosto 1978 2° Cineforum, Cinema D’Avola 1 dicembre 1978 / 19 gennaio 1979
La squadra del Circolo in un torneo di pallavolo in Piazza SS Salvatore
Cineforum per ragazzi “Il mondo magico di Charlot”, Sala Annunziata – 28 gennaio / 18 febbraio 1979 Incontro dibattito “Analisi dell’attuale situazione giuridico-amministativa. Prospettive”, Cine D’Avola – 25 marzo 1979
Dibattito pubblico dibattito sulla ‘situazione giuridico-amministativa’ del comune di Chiaramonte
Estate chiaramontana: Torneo di pallavolo, Piazza S. Salvatore – 16/19 luglio 1979 Torneo di pallavolo in piazza S. Salvatore Estate chiaramontana: Torneo di ping pong, Giardini pubblici – 23/26 luglio 1979
Un momento della premiazione del primo Gran Prix di Tennis Tavolo: il compianto Pino Riggio premia Salvatore D’Amato
Estate chiaramontana: 1° Festival jazz, piazza Duomo – 20/23 luglio 1979 1° Grand Prix provincia di Ragusa. Palestra comunale – 3/5 dicembre 1979
3° Cineforum , Cine D’Avola – 4 gennaio / 22 febbraio 1980 Edizione del volume: Giuseppe Bonafede, Fiori silvestri, introduzione del prof. Dino Barone, 1980 Conferenza “Giuseppe Bonafede poeta popolare” relatore prof. Dino Barone, Sala Consiliare del Palazzo di Città, 1 marzo 1980
Conferenza su Giuseppe Bonafede da destra: l’ass. Vito Pastorello, Giovanni Bertucci, Dino Barone. F. Melfi
Incontro con il direttore sanitario dell’AVIS dott. Bonuomo, Sala Consiliare del Palazzo di Città, 18 dicembre 1980 Collettiva di pittura (M. Casì, M. Di Vita, P. Gueli, G. Vona), Società operaia Umberto I – 27/28 dicembre 1980 4° Cineforum “Questa pazza pazza pazza pazza America – Tre passi nel cinema europeo” Cine D’Avola – 4 gennaio / 20 febbraio 1981 Edizione del volume: Si rìcinu a Ciaramunti, a cura di Giovanni Bertucci, prefazione di Giuseppe Cultrera, “Edizioni del circolo Acrille”, 1981 5° Cineforum – Cinema D’Avola, 20 novembre / 18 dicembre 1981
Incontro dibattito con i dott. Pulichino e Bonanno su “Training autogeno”, Sede sociale – 23 gennaio 1982 Edizione del volume: Giuseppe Riggio, Origine del nome di alcune vie e contrade chiaramontane, “Edizioni del circolo Acrille”, 1982 Francesco Iacono, antologica di pittura – presentazione Gesualdo Bufalino. Interviene il maestro Giovanni De Vita. Galleria Comunale,1 maggio 1982 – (1/5 maggio 1982) Chiaramonte Gulfi, immagini documenti scritti, 1860-1980, presso la Galleria Comunale, 24 luglio – 3 agosto 1982.Chiaramonte Gulfi. Arte e cultura. Tre proposte. Galleria Comunale, 12 giugno / 31 agosto 1982. Mostra di pittura: Giovanni De Vita, Elio Catania, Giovanni Modica, Tino Iurato, Paolo Gueli, Michele Casì, Maria Di Vita, Giuseppe Riggio, Giuseppe Vona.
I soci: Enza ALESCIO – Salvatore ANDOLINA – Rita AZZARA – Giovanni BATTAGLIA – Tommaso BERRETTA – Giovanni BERTUCCI – Piero BERTUCCI – Francesco BRULLO – Giovanna BRULLO – Mario Giovanni BRULLO – Vittorio BRULLO – Giovanni CASELLA – Michelangelo CASÌ – Giuseppe CASTAGNA – Elio CATANIA – Giovanni CATANIA – Maria CATANIA – Mario CATANIA – Giambattista CORALLO – Giovanni CULTRERA – Giuseppe CULTRERA – Vito CULTRERA – Angela D’AMANTI – Salvatore D’AMANTI – Salvatore D’AMATO – Vito D’AMATO – Salvina D’ANGELO – Sebastiano D’ANGELO – Franco DELLA SANTA – Giovanni DI VITA – Gianna FAILLA – Vito FAILLA – Rita GATTO – Bernardo GENNUSA – Salvatore GIALLONGO – Rodolfo GUASTELLA – Nicola GUCCIONE – Paolo GUELI – Sebastiano GUELI – Paolo GULINO – Sebastiano GURRIERI – Vito GURRIERI – Maria Concetta GUZZO – Franca IACONO – Mario IACONO – Sebastiano IACONO – Giuseppe INCARDONA – Giuseppe INCARDONA ROSSO – Luigi INCARDONA – Emanuele IURATO – Angelo LA COGNATA – Concetta LA RAFFA – Salvatore LUCIFORA – Paolo MARLETTA – Salvatore MARLETTA – Giuseppina MARTORINA – Francesco MELFI – Florenzo MELIA – Giovanni MERCORILLO – Mario MIANO – Biagio MICIELI – Silvana MICIELI – Vito MICIELI – Nicola MILIO – Giovanni MOLÈ – Pina MOLÈ – Lucio MORANDO – Rita MORREALE – Antonio NICOSIA – Enzo NICOSIA – Giovanni NICOSIA – Maria Concetta NOTO – Franca PARAVIZZINI – Giovanni PASTORELLO – Vito PETRANGELO – Vito RABBITO – Giuseppe RIGGIO – Maurizio ROSSO – Marina SALAMONE – Silvana SALAMONE – Rita SALERNO – Salvatore SALERNO – Michele SANGIRARDI – Carmelo SCHEMBARI – Francesco SCHEMBARI – Padre Salvatore SCOLLO – Paolo STRACQUADAINI – Rosangela VARGETTO – Costantino VELLA – Giovanna VENTURA.
Nella seconda nota che ripercorre la storia del Circolo Culturale Acrille, Antonio Nicosia ricorda l’invenzione di un antesignano festival jazz, nel territorio ragusano, tra gli eventi dell”‘Estate Chiaramontana 1979′. Circostanza che pose Chiaramonte all’avanguardia della provincia in un genere musicale forse fin troppo trasgressivo per i gusti di molti spettatori dell’epoca.
di Antonio Nicosia
Ci fu un tempo in cui Chiaramonte Gulfi si pose all’attenzione dell’intera provincia per aver ‘osato’ riempire di musica strana lo spazio collettivo per eccellenza: Piazza Duomo. Quel tempo appartiene ai ricordi, in parte sbiaditi, che si collocano nell’estate del 1979. La pigra e conformista Chiaramonte Gulfi d’un tratto assaporò nuovi suoni, tanto lontani e inusuali che non furono accolti con slancio, anzi.
In ben tre sere d’estate sul palco salirono musicisti di grande spessore che portarono le sonorità del jazz. Tre serate con il swing, cool jazz e free jazz. Un grande clamore per il frastuono sonoro che questi musicisti provocarono. Non fu un successo a tutto tondo, anche perché la parte più conformista a bigotta della popolazione mal sopportò quei ragazzi provenienti da tutta la provincia che seduti per terra, con la birra in mano e qualche spinello si lasciarono trasportare da quelle sonorità.
1979. Tre esponenti del Circolo Culturale Acrille: da destra il presidente Francesco Melfi, Sebastiano D’Angelo e Antonio Nicosia
Quarantuno anni dopo, in un contesto sociale e culturale del tutto diverso, ecco ancora in Piazza Duomo musicisti jazz di grande spessore. Merito dell’Amministrazione Comunale che nel calendario degli eventi ha pensato di dedicare ben quattro serate alla musica jazz, con il fior fiore di musicisti imperanti sulla scena italiana (Carlo Cattano, Paolo Fresu, Gegè Telesforo, Hjo Jazz Orchestra). Serate di grande musica con un pubblico entusiasta e grande apprezzamento. Il perfetto contrario di quel che successe nell’estate del 1979.
Gegè Telesforo insieme a Renzo Arbore
Ritorniamo a quei giorni. Il Sindaco dell’epoca, il compianto Cirino Paradiso accettò di buon grado di affidare al sottoscritto, da sempre amante di questo genere musicale, a mio fratello Lorenzo, collaborati e sostenuti dagli amici del Circolo Culturale Acrille, tre serate di questa musica. Ci affidammo al grande pianista Ignazio Garsia che qualche anno prima aveva fondato in Palermo il Brass Group – splendida realtà associativa musicale che ancor oggi svolge un ruolo determinante nella diffusione, nella crescita e nello sviluppo della musica afroamericana.
Il pianista Ignazio Garsia
Toccò a lui e alla sua Brass Group il battesimo del fuoco. Inutile sottolineare la maestria di Ignazio che al piano diede prova delle sue grandi doti artistiche. Per capire chi è stato e chi è il Brass Group, basti ricordare che nella sua lunghissima attività concertistica ha collaborato con Charles Mingus, Franco Cerri, Miles Davis. Suonò alla grande, senza risparmiarsi, portò sul placo i grandi compositori jazz di tutti i tempi. Fu una serata unica. Il Pubblico si divise in due grandi blocchi: chi ne rimase entusiasta e chi guardò anche con una punta di sdegno quei suoni e soprattutto quel pubblico giovanile fricchettone.
Brass Group
E dire che negli anni ’50 e a seguire una fetta della popolazione chiaramontana continuava a nutrirsi di swing, di quel suono ritmato e a tratti nostalgico che gli americani avevano portato in ogni angolo d’Italia. Ricordo tanto e tra i tanti, in quegli anni ‘70 il buon don Ciccino D’Amato con l’orecchio sempre pronto a cogliere ogni sfumatura delle grandi orchestre jazz dell’epoca. Pomeriggio memorabili a rivivere quelle atmosfere, poi consacrate da Martin Scorzese nel suo memorabile New York New York.
Ma quella sera la ‘magica armonia’ tra musicisti e pubblico non si realizzò del tutto. Toccò poi, la sera dopo, al compianto Enzo Randisi, eccelso vibrafonista, con il suo trio. Randisi nel 1963 venne presentato come stella di notorietà mondiale al Jazz Festival di Comblain La Tour in Belgio e per la critica musicale uno dei più grandi vibrafonisti del mondo. Anche lui si prodigò in tutti i modi per conquistare il pubblico, inventandosi anche piccoli siparietti narrativi; ma, ancora una volta, il pubblico si divise in due.
Enzo Randisi
E venne la serata conclusiva che si portava dietro le critiche, per quanto era successo e ascoltato nei primi due giorni, dei benpensanti che animavano la piazza e che diffondevano ai quattro canti il loro non lusinghiero giudizio sull’evento. Loro erano la voce del popolo, la sintesi perfetta del comune sentire, distorta e un po’ ignorantella, permettetemelo, ma era il parlato dei ‘saggi’.
Sul palco salì Sal Genovese e la sua orchestra swing. Un tenor sassofonista di Montelepre, da anni a Roma all’Orchestra di musica leggera della Rai. Icona del jazz italiano, suonò con band prestigiosissime, di fama internazionale e incise parecchi dischi. Durante gli anni d’oro della sua attività artistica, dagli anni 70 agli anni 90, collaborò tra gli altri, con Renzo Arbore, bucando il piccolo schermo nel famoso programma “Quelli della Notte”. Venne fuori un concerto straordinario.
Sal Genovese
Le musiche di Glenn Miller, Cole Porter, Tom Dorsey e di altri grandi compositori crearono, grazie al tocco magistrale del maestro, un’atmosfera fatata. Finalmente l’incantesimo si ruppe e pochi ebbero da ridire su quanto successe quella sera. Sal Genovese raccolse entusiastici applausi, per quei tempi un vero miracolo. Ebbe parole di incoraggiamento per noi organizzatori, sottolineando che avevamo avuto un gran coraggio a portare in piazza un genere musicale che solitamente si ascoltava, dalle nostre parti, solo in locali chiusi e con la presenza di un pubblico ben selezionato. Ma quel coraggio noi l’avevamo, entusiasti com’eravamo e aggiungo un po’ sprovveduti, per rompere gli stantii schemi paesani, dove imperava un perbenismo ipocrita.
Glenn Miller
La sfida a quel mondo fu veramente forte ma, con il senno di poi, credo che abbiamo contribuito ad allargare gli orizzonti del nostro piccolo mondo antico, grazie al fatto che il Circolo Culturale Acrille, in quegli anni, organizzò tanti eventi e fu catalizzatore di molte energie giovanili. Eravamo giovani e quindi pronti a cambiare il mondo, per nulla consapevoli che il mondo avrebbe in larga misura cambiato noi. Ma andava fatta, in forza della nostra gioventù, quella bellissima esperienza. (Link alla prima nota della storia del Circolo Acrille. Cliccare qui)
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