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Partiti da molto lontano, cercando di indagare tra le poche fonti a nostra disposizione, siamo arrivati alla fine del cammino della nostra storia. È il momento delle figure di musicisti contemporanei che hanno dato e stanno dando lustro alla comunità chiaramontana. Il nostro intento è duplice. Non soltanto far conoscere dei musicisti di assoluto rilievo, ma sottolineare che la musica può essere un punto di ripartenza importante dalla grande crisi che sta attanagliando il territorio ibleo. Una crisi che allo stesso tempo è economica e demografica. Vogliamo ricordare che per ogni nuovo nato abbiamo tre morti a Chiaramonte. Vi lasciamo immaginare quale potrebbe essere il nostro futuro così continuando.

di Redazione

Nella seconda parte abbiamo già ricordato i grandi musicisti chiaramontani del ‘900, usciti proprio dai corpi bandistici cittadini. Con la presente nota invece intendiamo far conoscere le storie dei nostri grandi musicisti in piena attività.

Tra questi William Castaldi si è distinto ai massimi livelli.  Muove i primi passi nella banda Scarlatti del Maestro Nello Gurrieri, continuando poi gli studi presso il liceo Musicale “G.Verga” di Modica, sotto la guida del Maestro Grasso, e di Gioacchino Giuliano, prima Tromba del Teatro Massimo di Catania.

William Castaldi

Il suo percorso orchestrale inizia dopo aver vinto l’audizione per l’Orchestra dell’Accademia alla Scala di Milano dove si perfeziona sotto la supervisione di Francesco Tamiati (prima Tromba al Teatro alla Scala). E con questa compagine ha preso parte a numerose Tournée in giro per il mondo diretti da Maestri del calibro di Gustavo Dudamel e John Axelrod.

Nel Dicembre 2010 viene ammesso presso la Royal Academy of Music di Århus in Danimarca, dove studia con Reinmhold Friedrich e Kristiann Steenstrup. E nel 2015 viene selezionato dal Maestro Riccardo Muti per suonare nella sua Orchestra “Cherubini” di Piacenza e Ravenna.

Molte sono state le sue partecipazioni in qualità di solista e prima tromba in prestigiose Orchestre europee, nell’occasione di famosi festival o in tournée in tutto il mondo.
A marzo 2017 si esibisce da solista nella Brussels Philarmonic. Nell’ottobre 2019 diventa Prima Tromba presso l’Ópera di Göteborg (Svezia). E ancora nel marzo del 2020 si esibisce nuovamente in veste da solista con la Brno Filharmonie (Repubblica Ceca).

Suona in duo con Jørgen Ellekilde, Organista del duomo di Aalborg, con cui si è esibito anche in diretta TV nazionale in Danimarca, e con la moglie Pianista Maria Eshpai.

2017, Anversa. William Tromba solista con la Brussel Philarmonic

William negli ultimi anni si è segnalato non soltanto per essere un grande musicista, ma anche per il suo grande amore e la passione civile che lo anima nei confronti della sua città natale. Passione che lo ha portato a inventarsi l’IMMF Festival. Un’iniziativa di successo che per l’offerta didattica e la caratura internazionale degli artisti coinvolti, provenienti da tutto il mondo, ha prodotto un importante flusso economico per Chiaramonte (come ha scritto lui stesso in un precedente articolo per oltreimuri.blog).

Il manifesto 2021 dell’International Music Masterclass & Festival di Chiaramonte

Un esempio di cosa potrebbe diventare Chiaramonte “capitale iblea della musica” se l’opera di William avesse seguito tra le altre celebrità della nostra comunità. Senza dimenticare anche l’apporto prezioso che potrebbero dare tanti altri bravi musicisti locali, che pur non godendo di simile fama, hanno dimostrato altrettanta passione civile.

Dicevamo delle altre celebrità. Come non menzionare i giovanissimi Matteo e Giovanni Cutello, che nello stesso vivaio chiaramontano della banda Scarlatti sono stati iniziati alla musica all’età di sette anni. Due piccoli fenomeni che proprio nell’ambiente bandistico hanno mosso i loro primi passi sviluppando quella necessaria attitudine per la musica d’insieme e scoprire di essere dotati di uno straordinario orecchio musicale.

Giovanni al Sax e Matteo alla tromba esordiscono a 7 anni nella banda cittadina diretta dal Maestro Nello Gurrieri

Due fratelli gemelli che hanno bruciato tutte le tappe a tempo di record, nel loro percorso professionale, e che oggi appaiono come giovani star del firmamento Jazz internazionale. Bravissimi ma anche generosi, perché allo stesso modo di William sono animati da passione civile e amore per la propria città natale. Tanto da farsi promotori della “I Rassegna Chiaramonte in Jazz” svoltasi nell’estate 2019, che ha portato nella piccola cittadina iblea artisti del calibro di Gegè Telesforo, Paolo Fresu e Dino Rubino. Preziosissime risorse per le premesse da cui ci siamo mossi e non sempre considerate da una politica molto poco lungimirante e incapace di visione del futuro.

Matteo e Giovanni insieme a Gegè Telesforo

Ma procediamo con ordine. Pochi mesi di apprendistato nella banda cittadina bastano ai due piccoli talenti per essere pronti all’esordio. Giovanni suona il sax, Matteo la tromba. Il fascino del repertorio dei brani classici maggiormente eseguiti e l’allegria delle marce riescono nel miracolo di trasformare lo studio della musica in un bel gioco divertente. Così i due piccoli fuoriclasse cominciano a sbocciare a velocità impressionante e scoprono il mondo del Jazz, seguiti nel loro percorso da bravissimi maestri come Carlo Cattano e Giovanni Mazzarino. E in seguito alla partecipazione ad un seminario tenuto da Mathias Ruegg, direttore del’Art Vienna Orchestra nel 2010, a soli 11 anni, vengono da lui invitati a suonare al Porgy & Bess di Vienna.

Nella 23esima edizione del Jazz Festival della Repubblica Domenicana

Grazie poi alla contemporanea nascita in quegli anni del “Vittoria Jazz Festival” di Francesco Cafiso (altra star iblea del Jazz), i due gemelli si introducono nell’ambiente jazzistico ed è subito amore travolgente. Qui vengono accolti con grande entusiasmo, vista la naturalezza con la quale riescono a esibirsi durante le jam session al cospetto di musicisti di altissimo livello.

E’ stato durante una di quelle jam che Enrico Rava (universalmente riconosciuto come il più grande jazzista italiano), colpito dal loro incredibile talento naturale, si è interessato al loro caso. Da allora non ha mai smesso di seguirli e frequentemente li ha pure citati nei suoi articoli (o nelle interviste) come esempio di grandissimo talento innato.

Intervistato da Renzo Arbore, durante l’introduzione di un documentario TV dal titolo “Da Palermo a New Orleans: e fu subito Jazz”, che indagava sul contributo dei siciliani alla nascita del jazz, Rava li ha citati paragonando il loro talento a quello di Francesco Cafiso e traendone la conclusione che questo possa essere il prodotto della cultura e dalla tradizione musicale della nostra terra. Tanto per tornare alla funzione essenziale dei corpi bandistici nostrani.

Con Renzo Arbore al Piano

Infatti sono numerosissimi i siciliani, spesso con il nome americanizzato, che hanno contribuito alla storia del jazz. Si pensi che il primo disco dove compare la parola “jass”, datato 1917, è di un gruppo denominato “Original Dixieland Jass Band”. Il suo leader era un certo Nick La Rocca, trombettista, i cui genitori erano originari di Salaparuta e Poggioreale, in provincia di Trapani.

I siciliani portarono in America la straordinaria tradizione bandistica che si fuse con i ritmi africani dando origine ad un approccio totalmente nuovo rispetto a quello della musica colta europea. E Giovanni e Matteo non rappresentano altro che l’ultimo prodotto di questa tradizione musicale.

Nick La Rocca e la sua Original Dixieland Jazz Band nei primi decenni del ‘900

Hanno già inciso diversi dischi, il primo a soli 15 anni: “Kick Off”, con la partecipazione straordinaria di Gegè Telesforo. L’ultimo “We Kids Quintet”, lavoro collettivo dove sono autori di alcuni brani e selezionato in un concorso SIAE.

Si sono anche esibiti in numerosi concerti in Italia e all’estero, tra cui ci piace ricordare: l’esibizione presso l’Istituto di Cultura Italiana di New York nel 2014, il concerto di apertura di Umbria Jazz Winter ad Orvieto nel 2016 e la partecipazione ai Festival jazz della Repubblica Dominicana (2019), di Panama (2020) e l’omaggio a Charlie Parker presso il Berklee Perfomance Center di Boston come componenti di una Big Band che vedeva la partecipazione di artisti del calibro di Danilo Perez, Joe Lovano (anche lui “siciliano del jazz”) e Ben Street. Infine, particolarmente emozionante, l’esibizione come ospiti di Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana tenutosi lo scorso mese di agosto a Ragusa.

Insieme a Renzo Arbore a Ragusa

Hanno vinto anche numerosi concorsi tra cui il “Premio Internazionale Massimo Urbani”  e borse di studio che, partendo da Umbria Jazz, li hanno proiettati dall’altra parte dell’Atlantico fino a Boston. Qui hanno conseguito appena due settimane fa la laurea in “Film Scoring e Jazz Composition” presso il prestigioso “Berklee College of Music”.

I fratelli Cutello vincitori del Premio Internazionale Massimo Urbani insieme a Enrico Rava

Per completare la nostra panoramica tra i grandi musicisti chiaramontani contemporanei,  non possiamo non accennare a due figure che pur non essendo partiti dalla banda municipale cittadina, meritano comunque un accenno per la loro grande importanza.

Il primo Giovanni Cultrera di Montesano, appartenente ad una famiglia che è stata tra le protagoniste della storia secolare della nostra comunità. Pianista di livello internazionale, si è esibito nei teatri più importanti del mondo, ottenendo prestigiosi riconoscimenti in Italia e all’estero. Presidente e componente di giurie in oltre cento concorsi nazionali ed internazionali, docente al Conservatorio “V. Bellini” di Catania e Direttore Artistico di diversi prestigiosi eventi e di altrettanto prestigiose istituzioni, come attualmente il Teatro Massimo Bellini di Catania.
A lui dedicheremo prossimamente un ritratto nella rubrica “Medaglioni Iblei” di Sebastiano D’Angelo.

Giovanni Cultrera, pianista di fama internazionale

Infine una giovane promessa nel settore del canto, Emanuela Sgarlata, soprano, allieva del maestro Marcello Pace prima e della maestra Laura Giordano dopo (soprano di fama internazionale).
Nel 2018 è stata tra i vincitori della 71esima edizione del Concorso per i giovani cantanti lirici di Spoleto. Nello stesso anno, al Teatro Massimo di Palermo, è nei panni del paggio nel Rigoletto
 di John Turturro, Direttore d’Orchestra Stefano Ranzani.

Nel 2019 è Cherie in “Duello Alcomico”, al Teatro Massimo di Palermo. Canta anche per l’ambasciata italiana a Berlino in occasione della festa della Repubblica.
Nell’autunno del 2019 rappresenta il teatro Massimo di Palermo cantando per gli eventi del Turismo Expo in Giappone e a Londra. E nel maggio di quest’anno è suo il secondo posto del “1° Concorso di Canto Lirico Virtuale SOI Scuola dell’Opera Italiana Fiorenza Cedolins”, seconda Edizione 2021.

LINK ALLA SECONDA PARTE. CLICCATE QUI

Emanuela Sgarlata, bravissima Soprano

Nella prima parte della storia del nostro corpo bandistico abbiamo cercato di approfondire la genesi della sua nascita, che si perde nella notte dei tempi, purtroppo con le poche fonti a nostra disposizione. E poi del suo successo nell’arco del XX secolo, come fenomeno culturale e sociale. In questa seconda parte del nostro racconto invece ci concentreremo sulle singole grandi individualità del ‘900, che proprio muovendo i primi passi nella banda municipale chiaramontana, hanno poi avuto grande fortuna in contesti ben più importanti 

di Redazione

Il corpo bandistico chiaramontano nel 1882. Dalle indicazioni scritte nel retro della foto originale sembra sia appartenuta a Salvatore Bentivegna, che potrebbe essere uno dei bambini seduti, avendo all’epoca 7 anni

Avevamo accennato già nella prima parte al Maestro Salvatore Bentivegna, nato nel 1875 (e cugino di primo grado del Maestro Vito Cutello), che risulta essere stato il primo chiaramontano a calcare il prestigiosissimo palco del Teatro alla Scala di Milano con il suo ottavino.

1918. Salvatore Bentivegna con la divisa da sottotenente (a sinistra) insieme ai cognati Luigi e Orazio Pollicita

Della sua storia musicale sappiamo ben poco. Di certo ha mosso i primi passi nel corpo bandistico cittadino sin dalla più tenera età, poi da giovanotto si trasferisce a Milano dove si diplomerà al Conservatorio. Durante il conflitto mondiale del 1915/18 lo ritroviamo con il grado di sottotenente dell’esercito e già padre di tre figli: Sebastiano, Emilio e Rosita. Tutti nati a Milano nella prima decade del ‘900.

Chiaramonte anni ’30. Il Maestro Salvatore Bentivegna (a destra) insieme ai figli delle sorelle Lucia e Mariannina

Proprio a Milano svolgerà la sua intera vita lavorativa alla Ricordi, famosa casa editrice di edizioni musicali fondata nel 1808 e tutt’ora esistente. Per quel che riguarda la sua presenza da musicista sul palco del Teatro alla Scala sappiamo di certo che non è stato elemento stabile dell’Orchestra, bensì, probabilmente, musicista definibile “a chiamata”. Ovvero quando se ne verificava la necessità d’orchestra. Venne a mancare alla fine degli anni ’50 nella sua città di adozione.

1936. Salvatore Bentivegna (a centro) festeggiato dai colleghi della Ricordi Edizioni Musicali di Milano per il suo sessantunesimo compleanno

Dei tre figli di Salvatore Bentivegna soltanto Rosita seguirà le orme del padre diventando un’apprezzata pianista, che insieme al marito Renzo Ferraguzzi, violista, ha tenuto concerti in tutta Europa. E’ venuta a mancare negli anni ’80 senza lasciare eredi e le scarne notizie che abbiamo provengono dalle fonti di quella parte della famiglia rimasta a Chiaramonte.

Rosita Bentivegna (figlia di Salvatore), pianista, e il marito Renzo Ferraguzzi, violista. Insieme costituivano il Duo Ferraguzzi-Bentivegna

Ben più documentata è la storia del Maestro Nenè Arabito. Nasce a Chiaramonte nel 1923 e ben presto rimane orfano di madre. Da ragazzino i rudimenti della musica li apprende dal maestro Vito Cutello, come tanti, nella banda musicale cittadina dove suona la grancassa. Poi passa a studiare con il maestro Gian Battista Nobile che lo avvia all’apprendimento del violino, non potendo suonare strumenti a fiato per colpa di una pregressa polmonite. E “un mondo nuovo si aprì sotto i suoi occhi”, scrive la figlia Emanuela (giornalista del TG3) su “Senzatempo”.

Il Maestro Gian Battista Nobile mentre suona l’organo della Chiesa madre assistito dal coro. Nel riquadro in basso, a destra il Maestro Vito Cutello (da “Senzatempo”)

Così si trasferisce a Napoli per continuare a studiare violino. Prende una stanza ai quartieri spagnoli, proprio a pochi passi da quel Teatro San Carlo scritto nel suo destino. A Napoli comincerà a suonare in piccole orchestre per piazze, teatri e nei matrimoni, pagandosi così gli studi al Conservatorio di San Pietro a Majella, dove si diplomerà con merito dimostrando grande talento.

Nenè Arabito mentre suona il violino nella chiesa madre a Chiaramonte (da “Senzatempo”)

Lavora sodo il giovane Nenè e presto comincerà ad esibirsi con orchestre ben più titolate come quella del Maestro Cinico Angelini.
“Vennero poi i Festival di Napoli, dove Nunzio Filogamo salutava i ‘cari amici vicini e lontani’ e si esibivano i divi della musica napoletana dell’epoca: Nilla Pizzi, Gloria Christian, Sergio Bruni e altri” – scrive ancora la figlia Emanuela.

Il Festival di Napoli del 1965

Riesce così a realizzare finalmente il suo grande sogno:  entrare nell’orchestra di uno dei teatri più prestigiosi d’Italia: il San Carlo di Napoli, diventandone addirittura nel tempo primo violino. La sua carriera fa un balzo avanti. Diventa professore d’orchestra in conservatorio a Lecce, a Potenza e ad Avellino. Infine nello stesso Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli da dove lui stesso era uscito diplomato vent’anni prima.

Il Teatro San Carlo di Napoli

Da primo violino entra alla RAI con l’orchestra “Senza Rete”, primo live-show della storia della TV italiana, dal 1968 al 1977. Tante le tournée mondiali a cui partecipa: dal Festival di Edimburgo con la Luisa Miller e il Don Pasquale, all’Operà di Parigi con la Boheme e il Barbiere di Siviglia, fino in sud-america con il Nabucco e l’Otello, e accanto a grandi Direttori d’Orchestra come Claudio Abbado, Riccardo Muti, Igor Stravinsky e a grandi voci come Mario Del Monaco, Enrico Caruso e Maria Callas.
Purtroppo nel 1979, viene colpito da una grave emiparesi che gli impedirà di suonare il suo strumento a soli 56 anni. Venne a mancare nel 1995.

L’orchestra “Senza Rete” della Rai. Nenè Arabito è indicato dal cerchietto

Altro grande musicista iniziato giovanissimo nel corpo bandistico cittadino, dove suonava la tromba, è stato il Maestro Vito Calabrese . Grazie prima alle cure del Maestro Vito Cutello (che lo stesso ricorderà sempre come bravissimo insegnante e burbero gentiluomo) e poi dell’ottimo Maestro Gian battista Nobile (fondamentale nella sua formazione teorica e pratica, a suo dire). Lo stesso Maestro Calabrese ricorderà su “Senzatempo” le indimenticabili emozioni del debutto nella banda municipale dopo un anno di apprendistato e le trasferte oltre lo stretto di Messina.

1953. La banda chiaramontana sul traghetto in trasferta in Calabria. Vito Calabrese è il ragazzino con gli occhiali, a centro in basso

Trasferitosi a Vigevano con la famiglia a fine anni ’50, rappresenterà alla perfezione quel modello di self-made-man partito dal profondo sud e da una dura gavetta per arrivare ad affermarsi ai massimi livelli. Diplomatosi presso il conservatorio di Milano, già giovanissimo comincia a far parte di complessi e orchestre d’alto livello insieme a compagni del calibro di Claudio Abbado. 

Un giovane Vito Calabrese insieme ad un collega (da “Senzatempo”)

Nel 1961 entra a far parte dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano diventandone Prima Tromba. Nella sua lunga carriera ha avuto l’onore di suonare nei più famosi teatri del mondo, diretto dai più grandi direttori d’orchestra contemporanei: Von  Karajan, Bernstein, Abbado, Kleiber, Metha, Osawa, Muti e altri. Da docente ha insegnato nei Conservatori di Milano e Piacenza, venendo a mancare, purtroppo, pochi anni fa.

Vito Calabrese (secondo a sinistra) al Teatro alla Scala prima di un’esibizione

Tra i talenti chiaramontani partiti dal corpo bandistico cittadino merita una menzione anche Paolo Bronia, uno dei tanti ragazzini cresciuti nel “vivaio” del Maestro Cutello e diventato Primo Clarinetto nella Banda Musicale dell’Esercito Italiano.

Paolo Bronia con il suo clarinetto a centro della foto

Tornando alla banda municipale, Vito Noto è stato l’ultimo Maestro ad essere stato nominato dalla municipalità di Chiaramonte. Avviato alla musica dal padre, già capobanda con il Maestro Cutello, si distinse come solista sia con la tromba che con il flicorno. Nel 1961 si trasferisce a Roma dove si perfeziona negli studi e nel 1969 consegue il diploma al Conservatorio di Santa Cecilia. Rientrato a Chiaramonte, nel 1971, riceve dal comune l’incarico di maestro reggendo il ruolo per circa un trentennio.

1981. Un concerto bandistico in Piazza Duomo diretto dal Maestro Vito Noto

Con il Maestro Noto si chiude la lunghissima era dei maestri arruolati nella Pubblica Amministrazione e al medesimo tempo del riconoscimento dello studio della musica come fatto culturale e sociale di primaria rilevanza per i più giovani e perciò stesso degno della massima tutela da parte dello stato. Uno dei tanti sciagurati tagli alla spesa pubblica destinata all’istruzione.

1986. La banda cittadina con il Maestro Vito Noto a centro

Così si è arrivati ad avere due bande “private” che oggi sono dirette dal Maestro Paolo Scollo e dal Maestro Nello Gurrieri, che comunque riescono a garantire ancora l’antica tradizione bandistica cittadina e a svolgere egregiamente il delicato compito di “vivaio” per i tanti giovanissimi che si avvicinano alla musica. E proprio dal vivaio della banda “Scarlatti”, diretta dal Maestro Gurrieri, sono usciti gli ultimi tre grandi talenti cristallini di cui parleremo nella terza parte, la prossima domenica: William Castaldi, con la sua tromba, degno erede del Maestro Vito Calabrese e i fratelli Giovanni e Matteo Cutello, giovanissime stelle del Jazz internazionale.

PRIMA PARTE. CLICCATE QUI

Le due attuali bande musicali chiaramontane: sopra la “Alessandro Scarlatti”, sotto la “Vito Cutello”

I corpi bandistici cittadini sono un fenomeno sociale e culturale che hanno coinvolto e coinvolgono tutt’ora intere generazioni di giovani chiaramontani (come di altre cittadine) e alcuni di questi sono diventati nel tempo anche musicisti molto apprezzati. La redazione di Oltreimuri.blog, con la collaborazione di Giovanni Morreale, appassionato storico della materia, ha tentato di ricostruire la storia della formazione chiaramontana, in due parti, partendo da molto lontano. 

di Giovanni Morreale e Redazione

La storia parte da lontano. A Chiaramonte già sul finire del XVI secolo fu acquistato il primo organo per la chiesa madre, di conseguenza comparirono i primi organisti e più avanti ancora i coristi.

L’organo della Chiesa Madre suonato dal compianto Maestro Gian Battista Nobile

Nel 1730 un gruppetto di amatori, motivati dalla comune passione per la musica, si riunì costituendo di fatto una piccola filarmonica con l’esclusivo intento di suonare durante la festività della Madonna di Gulfi. Visto il crescente interesse verso lo studio della musica, il Decurionato (cioè l’Amministrazione comunale di allora) nel 1834 istituì la scuola di musica e la pose sotto la guida del maestro palermitano Giuseppe Rizzo.

1890. Una delle foto più antiche della festa della Madonna di Gulfi

Bisogna considerare il fatto che sul finire del XVIII secolo a Chiaramonte si diffuse la sacra rappresentazione, pratica già di moda nelle grandi città della Sicilia sin dal 1600. E nelle chiese cominciarono a fare la loro comparsa gli “oratori sacri”: un genere musicale teatrale. Da noi l’occasione fu data dalla solennizzazione del Real-novenario in onore della Madonna di Gulfi e a tale scopo divenne necessario un librettista, un compositore e degli esecutori.

Un libretto di “oratorio sacro” per la festa del 1862, la composizione della filarmonica, la dedica e gli autori

Gli “oratori” trattavano per lo più temi derivanti da episodi del vecchio testamento, ma a Chiaramonte prevalse la narrazione del leggendario arrivo della statua della Madonna di Gulfi che tanto appassionava i fedeli. Da qui prese corpo la spinta di formare dei musicisti “in casa”, seppur all’occasione non si rinunciava all’ingaggio di solisti di grido che venivano scritturati dai prestigiosi teatri dell’intera Sicilia.

I quattro quadri che rappresentano la leggenda dell’arrivo della statua della Madonna a Gulfi

Nella chiesa dunque si crearono le condizioni per la nascita della banda, utile per accompagnare i sacri riti sia all’esterno delle chiese che all’interno. In questo nuovo contesto troviamo la collaborazione delle due figure principali della musica sacra: il maestro della banda e l’organista della chiesa. E non di rado si verificò che lo stesso individuo ricoprisse entrambi i ruoli. Nacque così il primo corpo bandistico della Città di Chiaramonte che, nel 1860, ebbe la direzione del sacerdote musicista Giovanni Sanzone.

Un Libretto di Oratorio Sacro del 1881

Il Maestro della banda era incaricato e a stipendio della municipalità, avendo superato regolare concorso con le relative prove di abilità nella direzione e nella composizione. Aveva l’obbligo di formare la banda cittadina e per questo doveva istruire e formare i giovani del luogo, che spesso provenivano dal ceto sociale degli artigiani della città. Scopo delle banda era quello di allietare non soltanto le feste religiose ma anche quelle civili organizzate dall’Amministrazione comunale. Si pensi alle serate di gala e ai concerti estivi che si tenevano in piazza Duomo. Si impegnava inoltre ad approntare il repertorio da eseguire nelle varie ricorrenze.

Il corpo bandistico della città di Chiaramonte nel 1882

Queste scuole di musica cominciarono così a sfornare molti bravi musicisti, alcuni dei quali, come avviene per le squadre sportive oggi, venivano contesi dalle bande delle città limitrofe e scritturati con “ingaggio stagionale concertistico”. Seppure è stata la passione il filo conduttore per tutti i componenti delle bande in ogni tempo, possiamo dire che da quel vivaio dilettantistico si sono formati diversi ottimi musicisti, a volte superlativi, che hanno avuto grande fortuna in contesti ben più importanti.

In una foto del 1909 (foto di G. Grita & figli)

L’Amministrazione provvedeva a tutte le necessità della banda; forniva gli spartiti, gli strumenti, le divise e una sala musica per le prove arredata del necessario.
Molte opere furono composte dai vari maestri incaricati, commissionate sia per conto della municipalità che dai vari procuratori delle feste patronali (molto spesso i notabili della città) e alcune di queste divennero popolarissime.

Foto del 1931. A centro il mitico Maestro Vito Cutello

Purtroppo di questo repertorio in originale non ci è pervenuto nulla. Quello che abbiamo è stato posto su carta in periodi successivi. Gli spartiti originali sono andati perduti nel tempo, un po’ per incuria dei privati che li conservavano o, nel caso di quelli conservati negli archivi comunali, per i due incendi dolosi appiccati dopo le due guerre mondiali. Rimasero solo i libretti che qualche amatore aveva conservato.

Lo spartito di una litania alla Madonna

Il ‘900 fu il secolo dello splendore del corpo bandistico chiaramontano, oramai rinomato in tutto il territorio e veniva richiesto in ogni dove, soprattutto per le esecuzioni sinfoniche. L’Amministrazione comunale arrivò persino a stipendiare i migliori elementi per evitare che venissero scritturati altrove, seguendo la consuetudine già adottata da altre città, come Noto e Caltagirone, le quali contendevano a Chiaramonte il titolo di migliore formazione musicale della Sicilia sud-orientale.

1931. Formazione d’élite

Tra i bravi musicisti che hanno avuto successo, partendo proprio dalla banda, possiamo ricordare Salvatore Bentivegna, nato nella seconda metà dell’800 e trasferitosi da giovane a Milano. Ebbe il grande merito di essere stato il primo chiaramontano, con il suo ottavino, a calcare la scena della Scala di Milano. Non come elemento stabile dell’orchestra, bensì da musicista definibile “a chiamata”, cioè quando se ne verificava la necessità d’orchestra. Venne a mancare a fine anni ’50 nella sua città adottiva.

Anni ’30 del XX secolo. Salvatore Bentivegna (a destra) con il giovanissimo nipote Giovanni Pollicita

Nel XX secolo si avvicendarono numerosi maestri alla guida del corpo bandistico. Tra i tanti non possiamo non citare il più famoso: il maestro Vito Cutello, cugino di Salvatore Bentivegna, il più longevo nel mantenere l’incarico. La sua attività si svolse nella prima metà del ‘900 passando alla storia soprattutto per il leggendario orecchio musicale di cui era dotato. Si era formato in una banda militare suonando il corno e il flicorno e aveva conseguito il titolo di direttore d’orchestra. Rientrato a Chiaramonte gli fu affidata, appunto, la direzione del corpo bandistico dimostrando delle doti non comuni come istruttore e furono tanti i suoi allievi ad aver fortuna in contesti ben più importanti.

1931. Corso Umberto. Il maestro Vito Cutello (primo a sinistra)

Dal 1953 al 1956 il corpo bandistico fu affidato al maestro Vito Buè. Successivamente sostituito nel 1957 e fino al 1961 dal maestro Alfonso Maria Matrella, di origine pugliese, ma ben integrato nella nostra realtà. Il Matrella si segnalò per essere stato uno dei maestri più prolifici nella storia delle composizioni musicali per banda.

1949. In Corso Italia a Ragusa

A seguire il maestro Mario Maci dal 1962 al 1964 proveniente da Vittoria. E ultimo in ordine cronologico ad essere stipendiato dalla municipalità fu il Maestro Vito Noto, bravo trombettista, diplomatosi al conservatorio a Roma nel 1969. Rientrato a Chiaramonte nel 1971 ricevette dal comune l’incarico di maestro reggendo il ruolo per circa un trentennio. Dalla sua scuola passarono moltissimi bravi allievi.

1953. Corpo bandistico che suona durante la discesa della Madonna delle Grazie

Tra i tanti talenti musicali sbocciati nel ‘900 ricordiamo l’ottimo clarinettista Raffaele La Terra Majore (1905-1984) che fece parte anche del corpo bandistico del Vaticano. Paolo Bronia, uno dei tanti ragazzini cresciuti nel “vivaio” del Maestro Cutello e diventato Primo Clarinetto nella Banda Musicale dell’Esercito Italiano. Ma soprattutto i due bravissimi musicisti che più di tutti fecero fortuna ai massimi livelli: i Maestri Nenè Arabito, primo violino al San Carlo di Napolie Vito Calabrese prima Tromba alla Scala di Milano. Ne parleremo nella seconda parte.

Anni ’30. Il Maestro Vito Cutello (secondo a destra)
1955. Il corpo bandistico al completo. A centro in alto il Maestro Vito Bue
1955. Raffaele La Terra Majore (a sinistra). A centro il Maestro Buè
1956

Foto non datata. Presumibilmente tra gli anni ’50 e primi anni ’60. A centro forse il Maestro Matrella