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Cobalto miniere in Congo

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di L’Alieno

Nella vulgata comune, la transizione ecologica, per le automobili, vuol dire passare da veicoli a motore endotermico, inquinanti, a veicoli a motore elettrico, “green”. Semplice. Tutto chiaro? Tutto chiaro un corno.

Il “green” dell’auto elettrica è un mito nato per esaltare determinati aspetti indubbiamente positivi, come le emissioni zero di CO2 a vettura in movimento. Virtù che si traduce in un grande beneficio per la qualità dell’aria delle grandi città, trascurando allo stesso tempo l’altra faccia della medaglia, a partire dalla fabbricazione delle costosissime batterie per le quali si utilizzino minerali come cobalto e litio (ma anche manganese, grafite, nichel e terre rare) ad alto impatto ambientale quanto a estrazione. Il Cobalto al 60% proviene dalle miniere del Congo dove tra disboscamenti, forte inquinamento ambientale e bambini utilizzati come manodopera, il nostro “green” si traduce in un perfetto mix letale per loro (ma chi se ne frega dei congolesi!)

Bambini sfruttati in una miniera di cobalto del Congo (foto avvenire.it)

Il problema esiste anche per il litio, più abbondante in natura, estratto soprattutto nel sud dell’America latina, Cina e Australia, ma per il quale occorrono grandi quantità di acqua (e di energia) per l’estrazione, con il conseguente abbassamento delle falde e fenomeni di desertificazione. Molti ottimisti “green” sostengono che un corretto riciclo possa porre rimedio a parte dei problemi già nel medio termine. Ma è lecito dubitarne che ci si riuscirà, soprattutto nei paesi meno efficienti.

I veicoli elettrici inoltre utilizzano tre volte più rame di quelli a motore a scoppio, con la conseguente previsione di un forte aumento della domanda (e del prezzo) nei prossimi anni.
A tutto questo andrebbe aggiunto anche il problema della produzione di energia necessaria alla ricarica delle batterie. Un paradosso in quei paesi dove la stessa viene prodotta soprattutto da fonti fossili, come in Italia. E in Europa, a partire dal 2035, si dovrebbero produrre soltanto veicoli elettrici per salvare il pianeta. Una grande ipocrisia.

Una grande miniera di litio in Cile (foto Potash Corp.)

È il caso di ricordare il monito non di un personaggio qualsiasi, ma di Akio Toyoda, AD del gruppo che porta il suo cognome. Per Toyota e il Giappone il futuro non potrà essere totalmente elettrico – ha affermato in più occasioni – poiché il suo paese non potrebbe soddisfare la richiesta di elettricità del parco veicoli (e adeguare le infrastrutture costerebbe almeno 160 miliardi di euro). Situazione simile a diversi altri paesi, Italia compresa.
Sarebbe dunque il caso di smetterla di buttarla, al solito, nell’ideologia e tornare con i piedi per terra.