di Giuseppe Schembari
La Fiat 124 Sport Spider nasce nel 1966, contestualmente alla berlina. Venne presentata al Salone di Torino, dove riscosse subito il favore di critica e pubblico. Erano anni di grande ottimismo e la produzione di auto, in Italia, aumentava costantemente. L’automobile creava lavoro ed era indice importante del benessere di un paese, mentre il desiderio di possederne una diventava sempre più comune.
Il progetto della vettura si deve a Pininfarina, più esattamente alla matita del talentuoso designer americano Tom Tjaarda, e prodotta negli stabilimenti torinesi della prestigiosa carrozzeria. Tjaarda si ispirò al proprio concept Chevrolet Corvette Rondine del 1963 (che non ebbe seguito nella produzione di serie), ma ammorbidì le sue linee ridisegnando i gruppi ottici e la coda. La linea, assai gradevole, risultò sobria, ben proporzionata e molto moderna.

Il parafango posteriore si raccordava, abbassandosi leggermente, a quello anteriore. Il frontale compatto e piatto risultava alleggerito dall’incavo in cui alloggiavano i due fanali anteriori leggermente retratti. Originale la calandra di forma esagonale e molto discreto il paraurti avvolgente e privo di rostri. Mentre la coda, caratterizzata da due piccole pinne lievemente inclinate verso l’alto a formare una linea concava raccordata con il profilo del bagagliaio, appare particolarmente riuscita.

Meccanicamente conservava lo schema della berlina a trazione posteriore, avantreno a ruote indipendenti, trapezi a molle elicoidali e ammortizzatori idraulici e retrotreno a ponte rigido modificato nei punti di attacco (due coppie di puntoni longitudinali invece che a croce) per migliorare precisione di guida. A connotare la versione spider era, però, soprattutto l’innovativo motore che portava la firma prestigiosa dell’ing. Aurelio Lampredi: 4 cilindri in linea da 1438 cm3 (AS) decisamente brillante, grazie anche alla testata con doppio asse a camme, valvole di grande diametro, albero motore a cinque supporti di banco e testata in alluminio di tipo “crossflow”.

Sviluppava una potenza di 90 CV a 6500 giri/minuto e raggiungeva una velocità massima di 170Km/h. Il comando della distribuzione era all’avanguardia per l’epoca: prevedeva una cinghia dentata in gomma, invece che a catena singola o duplex. L’alimentazione era assicurata da un carburatore a doppio corpo verticale Weber e un sistema di doppio filtraggio dell’olio garantiva una miglior lubrificazione. La vettura inoltre era fornita di freni a disco sulle quattro ruote con servofreno di serie, cambio a cinque rapporti e pneumatici radiali. Anche in questo si proponeva come un’auto molto moderna.

Ben curati gli interni con sedili anatomici, finiture in legno e una strumentazione molto ricca. Il cruscotto conteneva tachimetro, manometro elettrico dell’olio, termostato dell’acqua e contagiri elettronico. I tergicristalli erano ad intermittenza e il controllo delle luci sul piantone dello sterzo. Il volante era a due razze di tipo sportivo con la corona in legno. Dietro un divanetto assicurava soltanto due posti di emergenza.
Con un leggero sovrapprezzo erano disponibili i cerchi in lega “Cromodora” e il tettuccio rigido.

Per la 124 Sport Spider, come era già avvenuto per il Duetto dell’Alfa Romeo, il destino apparve chiaro fin dall’inizio: le sue fortune furono dovute soprattutto alla commercializzazione oltreoceano, negli Stati Uniti, dove approdò nel 1968. I numeri appaiono eloquenti. Dell’intera produzione della vettura, nella sua evoluzione, dal 1966 al 1985, dei circa 200.000 esemplari costruiti, ben 170.000 furono destinati al mercato americano. Un successo.
La seconda serie arrivò nel 1969 (BS1), soprattutto con la novità di un nuovo motore di 1.608 cm3, derivato dalla 125 Special. L’alimentazione fu assicurata da due carburatori doppio corpo e la potenza salì a 110CV a 6.400 giri, in grado di spingere la vettura a oltre 180Km/h. Si distingueva dal modello precedente soprattutto per le due gobbe sul cofano necessarie a garantire maggior spazio al motore, la calandra modificata con la griglia a nido d’ape al posto dei listelli orizzontali e verticali e, infine, la fanaleria posteriore più grande che inglobava le luci di retromarcia.
Leggermente modificate le sospensioni posteriori. Previsti come optional le ruote in lega di magnesio, il tettuccio rigido e i poggia testa per i sedili anteriori. Il motore 1,4 rimase tuttavia in produzione (BS).

Nel 1972 comparve la terza serie disponibile in due motorizzazioni: un rinnovato 1,6 (CS) di 108CV, monocarburatore doppio corpo, derivato dalla nuova 132, e un’inedita versione di 1756 cm3 (CS1), anch’esso derivato dalla 132, di 118 CV a 6.000 giri, monocarburatore doppiocorpo. Le sospensioni rimasero quelle della seconda serie, così come la linea e gli interni. Tra gli optional comparvero l’accensione elettronica e il differenziale semi-autobloccante.

Nello stesso anno venne lanciata la Fiat 124 Abarth Rally (CSA), con lo stesso motore da 1756 cm3, ma alimentato da due carburatori Weber a doppio corpo e una potenza accresciuta a 128 CV a 6.200 giri. Le novità erano anche nella carrozzeria alleggerita, i cofani in plastica nera (contrastanti con la carrozzeria bianca, rossa o celeste aviazione), le porte in alluminio, i sedili avvolgenti, il cruscotto semplificato, il roll-bar di serie, l’hard-top in vetroresina non smontabile, l’assale posteriore a ruote indipendenti e il differenziale autobloccante. In versione ufficiale, la vettura, nella caratteristica livrea (prima rosso-bianco-nera, poi rosso mattone-verde mela) dell’Abarth corse, avrebbe visto la sua potenza crescere fino ai 220 CV del motore 1,8 a 16 valvole e iniezione elettronica. Nel 1975 il pilota finlandese Markku Alen portò la 124 Abarth Rally al terzo posto nel Rally di Montecarlo e al primo in quello del Portogallo.

La produzione della 124 Spider proseguì poi dal giugno del 1974 sino al 1982 soltanto per essere esportata negli Stati Uniti, paese in cui la vettura continuava a riscuotere un grande successo. L’unica modifica evidente riguardò i paraurti ad assorbimento di energia imposti dalla normativa statunitense e altre piccole differenze si riscontravano negli interni, nel cruscotto e nella fanaleria posteriore. Dal luglio del 1978 fu montato un motore da due litri depotenziato a 87 CV (CS2), per rispondere alle severe normative antinquinamento degli USA.

Nel 1981, Pininfarina espose al Salone di Ginevra un nuovo modello battezzato “Spider Europa”, dall’estetica sostanzialmente immutata ma più attento al comfort e alla sicurezza. Sotto il cofano montava il quattro cilindri bialbero da 1995 cm3 che sviluppava 105 CV a iniezione elettronica Bosch L Jetronic. Il comportamento stradale della vettura rimaneva eccellente, mentre i consumi si facero più parchi.
Un’ultima evoluzione si ebbe nel 1983 con la versione “Volumex” da 136 CV, dotata di compressore volumetrico. Pensata soprattutto per il mercato americano.
