di L’Alieno
L’estate siciliana impazza e folleggiano pure i prezzi per venirci in vacanza. A leggere quanto costa soggiornare in Sicilia, nelle località più conosciute e rinomate, si rimane di sasso. Non è più meta accessibile per la classe media, (o per quel che ne è rimasto…). Converrebbe rimandare la vacanza a periodi più tranquilli, oppure trovarsi un albergo nei piccoli centri come Chiaramonte, dove i prezzi sono generalmente più abbordabili e poi spostarsi in auto.
Eppure nella mia ingenuità mi sarei atteso un Agosto “low cost” dopo lo strano incendio all’aeroporto di Catania, che ha seriamente compromesso, per diversi giorni, l’afflusso turistico nell’isola e fatto ridere il mondo intero per l’ennesima incapacità delle istituzioni siciliane nel concepire un qualsiasi “piano B” di fronte alle emergenze.

Se da una parte si piange e si invocano addirittura aiuti pubblici per il danno ricevuto dal mancato funzionamento di una infrastruttura fondamentale, dall’altro, poi, non ci si fa scrupolo a spennare i turisti arrivati sull’isola. Ammetto di non arrivare a capire come funzionano queste logiche, nemmeno se mi ci metto d’impegno.
I picchi degli aumenti maggiori, sostiene Assoutenti, riguardano il costo degli alberghi (+34%). Per una famiglia di quattro persone, nella settimana di ferragosto, a Cefalù – scrive Il Corriere della Sera – si arrivano a pagare anche 12.000 euro. Roba da sceicchi. Ma anche per un arancino-on-the-road si pagano fino a più di 6 euro e per un panino anche 12 euro.

Sullo sfondo delle nostre contraddizioni estive (“contraddizioni” è il vocabolo più usato per spiegare la Sicilia, da sempre), anche il rischio della perdita di ben 1,4 miliardi di euro del PNRR e nel più assoluto silenzio della politica siciliana. Risorse fondamentali per continuare a sperare in un qualche futuro. Ma a che serve dirlo quasi a ferragosto, quando tutti, ma proprio tutti, politici e burocrati, sono in ferie?
Il compianto Sergio Marchionne, che salvò il Gruppo Fiat da un sicuro fallimento a inizio secolo, in una lezione tenuta agli studenti dell’Università Bocconi di Milano, raccontò del suo surreale arrivo a Torino e dello stupore davanti agli uffici Fiat vuoti ad agosto (nel 2004 il gruppo perdeva 5 milioni di euro al giorno). “La gente dov’è?” chiese allibito. “In ferie” gli fu risposto candidamente. “Sono in ferie? Ma in ferie da cosa?” sbottò incredulo.
La storia continua a ripetersi.