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contro la normalità

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‘Non sono normale. Normale può essere solo un ciclo di lavaggio in lavatrice’.
(Whoopi Goldberg)

di L’Alieno

Cosa sarebbe la ‘normalità’? A parte essere un indicatore statistico, che significa? Ecco, non esprime nulla. Un concetto vuoto. Una stupidaggine. Tanto vuoto quanto pericoloso, però, perché utilizzabile (e utilizzato) come clava per colpire le minoranze, per negare loro diritti, per non riconoscere dignità alla diversità, spesso per giustificare anche violenze.

È vero o no che ciò che non rientra nella ‘normalità’ diventa spesso intollerabile? Ovvero qualcosa di riprovevole, da vietare e finanche da sbeffeggiare? A me pare di sì.
L’anormalità’, o per meglio dire la ‘diversità’, invece è fondamentale per la ricchezza di una una società sana e democratica. Anzi, non c’è democrazia se non c’è diversità e soprattutto se non c’è rispetto per essa. Sbaglio?

Allora perché si ha paura della diversità? Perché le si dovrebbe negare valore? Perché tutto deve essere ricondotto ad una artificiosa ‘normalità’ che riflette soltanto i diktat di una maggioranza?

Nell’italica cultura sovranista o nazionalista, che dir si voglia, la ‘normalità’ è invece concetto fondamentale. Coincide con una sola razza (bianca), una sola religione (cattolica), una sola nazione (Italia), una sola possibile narrazione della verità (la loro), un solo slogan (‘prima gli italiani’).

Vladimir Putin (foto da Wikipedia)

Così rischiamo di vederci svuotare sotto il naso sostanza e valori della nostra stessa democrazia, mantenendone soltanto la parvenza. È già successo nella Russia di Putin. È un processo in corso nell’Ungheria di Orban e nella Polonia di Kaczyński. Democrazie illiberali. Un paradosso.

Abbiamo mai pensato alle conseguenze logiche e politiche del ‘prima gli italiani’?
Se diventasse una filosofia planetaria, sarebbe un ‘tutti contro tutti’ tra nazioni e persino tra regioni dello stesso paese. Un’umanità cieca e sorda chiusa dentro ottusi egoismi nazionali e regionali.
Auguri mondo!