di Giuseppe Cultrera
Alcune settimane fa ho dedicato la rubrica ‘A prescindere’ a un curioso edificio esistente nel territorio chiaramontano in contrada Sperlinga, noto come ‘Cupola’. Sulla funzione e tipologia, lamentavo l’assenza di notizie pur avanzando alcune ipotesi.
Mi telefona, qualche giorno dopo la pubblicazione dell’articolo, l’amico Salvatore Palmeri di Villalba, dicendomi di avere la risposta sia della funzione che della tipologia del reperto. Uno degli ultimi proprietari del Fegotto – al limite del cui territorio si trova la Cupola – era stato un suo anziano zio, nipote di don Evangelista Rizza. Costui parecchi anni fa gli aveva raccontato che a far costruire quell’edificio circolare con cupola allungata era stato lo stesso don Evangelista Rizza, quale posto di controllo ed esazione di pedaggio, comoda garitta per la persona o le persone deputate all’ufficio.

E perché questa richiesta di pagamento di un pedaggio? Perché la famiglia Rizza aveva costruito una strada interna al suo feudo (tuttora esistente) che metteva in comunicazione lo stradale Vittoria – Cannamellito con l’altro sul lato opposto Chiaramonte – Licodia. Questa “scorciatoia” era molto comoda per i bordonari, contadini e viaggiatori vari: sicché a coloro che volevano percorrerla veniva richiesto un contributo.

Mi riferiva, inoltre, un’interessante confidenza dello zio relativa all’originale forma del fabbricato. Sembra che il giovane Evangelista Rizza, curioso e appassionato studioso, fosse rimasto colpito dalle originali costruzioni presenti in Puglia, specialmente ad Alberobello (va detto, tra l’altro, che questo interesse per i trulli, nella seconda metà dell’ottocento, fu comune a parecchi turisti e studiosi). Fu così che, quando decise di costruire la postazione di controllo al limite occidentale del suo feudo, propose al progettista l’immagine del trullo che lo aveva affascinato e incuriosito anni prima in Puglia. Ed ecco svelato il mistero di questo strano “fungo” sorto sul finire dell’ottocento in territorio di Chiaramonte.

In effetti, la struttura trae solo ispirazione dal trullo: sia l’impianto costruttivo (non a secco ma con malta e intonaco) che la tipologia (più mediorientale che indoeuropea) declinano un tema stilistico eclettico. Lasciandoci uno spiraglio di mistero e la libertà di approdi fantastici. Scampato all’agguato del progresso, acquattandosi sotto il viadotto parzialmente deviato, riemerge scrollandosi sterpaglie, detriti e immondizie furtive: thòlos, trullo, cubbola araba o quel che vogliamo vederci.

Si ringraziano: Salvatore Palmeri di Villalba (per le notizie); Manuela Distefano (per le foto).