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di L’Alieno

Giusto ieri mi sono imbattuto in un articolo sulla peste che afflisse Milano tra il 1629 e il 1632. La tristemente famosa epidemia, di manzoniana memoria, che su una popolazione di 250.000 abitanti uccise circa 64.000 persone. Mi sono chiesto se anche allora ci fossero stati dei “no-pest“. E in effetti, rovistando tra le cronache del tempo di due medici, Giuseppe Ripamonti e Alessandro Tadino (a loro volta fonti storiche di Alessandro Manzoni per i “Promessi sposi”), qualcosa di molto simile ai nostri tempi avvenne.

(Da sx in alto in senso orario) Giuseppe Ripamonti, il saggio di Alessandro Tadino sulla peste di Milano tra il 1629 e il 1632 e Alessandro Manzoni

Lodovico Settala, stimato medico, già nell’ottobre 1629 riferiva che vicino a Lecco “era scoppiato indubitabilmente il contagio”. Ciononostante, “non fu per questo presa veruna risoluzione”. I commissari spediti dal Tribunale di Sanità “a visitare i luoghi indicati” si lasciorno persuadere che quella “sorte de mali non era Peste”. Negare, al solito, fu il primo istinto.

Anche qualche settimana dopo, l’11 novembre, quando fu chiaro che quella “sorte de mali” fosse proprio peste, Ambrogio Spinola, Governatore di Milano, emanò una grida in cui ordinava pubbliche feste per la nascita del Principe Carlo, primogenito del Re Filippo IV. Fu un po’ come aver autorizzato a giocare la partita di Coppa dei Campioni a San Siro tra Atalanta e Valencia, in quel 19 febbraio del 2020.

Ambrogio Spinola, Governatore di Milano. Morì anch’egli di peste nel 1630

Se il Governatore Spinola si intestardì che non vi fosse pericolo di contagio, “sulle piazze, nelle botteghe, nelle case, chi buttasse là una parola del pericolo, chi motivasse peste, veniva accolto con beffe incredule, con disprezzo iracondo”.  E “La medesima miscredenza, la medesima, per dir meglio, cecità e fissazione prevaleva nel Senato, nel Consiglio de’ decurioni, in ogni magistrato”. La stessa classe medica era divisa.

E quando in città i segnali della presenza della peste cominciarono ad essere evidenti, “molti medici avevan pronti nomi di malattie comuni, per qualificare ogni caso di peste”. Lo stesso Tribunale di Sanità che stava cercando di intervenire in modo drastico per fermare il contagio fu accusato di vessare il popolo “senza motivo, e senza costrutto”. Cioè un’accusa simile al tentare di imporre una “dittatura sanitaria“.

(Immagine da corriere.it)

Il passo successivo, a contagio ormai dilagante nel marzo del 1630, non potendosi più negare l’evidenza, fu quello di attribuirne la colpa non a cause naturali ma agli “untori“. Oggi l’untore sarebbe “Big Pharma” che avrebbe inventato il Covid per venderci il vaccino. Nulla di nuovo.

390 anni sono passati da quei fatti, ma mutatis mutandis è come se fossimo stati condannati a recitare lo stesso copione in una sorta di loop spazio-temporale.
La storia non sembra proprio magistra vitae.

La colonna infame, monumento a memoria del processo all’untore Gian Giacomo Mora. Eretta nel 1630 e demolita nel 1778, fu intesa in origine come marchio d’infamia nei confronti del povero Mora. Grazie ad Alessandro Manzoni (e al suo celebre saggio) passò invece alla storia come simbolo di superstizione e iniquità della Giustizia

Immagine banner da ilsole24ore.com

di L’Alieno

La settimana scorsa L’Alieno aveva affrontato la questione dei legami neri del movimento no-vax. Questa settimana parleremo invece dei legami rossi e anarchici che definiscono il movimento nel suo complesso come vicino agli estremismi della politica italiana.

Nell’arcipelago dell’estrema sinistra infatti si parla di “Kit di pronto soccorso antifascista” contro il green pass e di “dispositivo di controllo e digitalizzazione” dei cittadini. Si elogia il comportamento del governo di Mosca (e di quel campione di democrazia che è Putin), dimenticando che in Russia il Covid provoca circa mille morti al giorno, guarda caso con una percentuale di vaccinati che copre a stento 1/3 della popolazione. E si rilanciano i medesimi slogan dell’estrema destra con qualche piccola aggiustatura di forma più che di sostanza.

(Foto da romatoday.it)

Gianni Riotta su Repubblica ci ricorda proprio oggi come nel 1969 un gruppo di scienziati vicini al Partito comunista, e guidati dal fisico Marcello Cini, definì come manovra capitalista di disinformazione lo sbarco americano sulla Luna. Si chiesero se fossimo caduti “nelle maglie del più colossale colpo propagandistico regalato alla plebe dai tempi di Nerone”. Come a dire,
“nulla di nuovo sotto il sole”.

E mentre il collettivo di scrittori del gruppo Wu Ming ha messo tutti in guardia dal “pensiero unico virocentrico”, il filosofo Massimo Cacciari (alla riscoperta, per l’occasione, delle sue antiche origini ideologiche) è da mesi che spara a zero su vaccini e green pass parlando di derive della società “in forme ovattate e quasi indolori del sorvegliare e punire”.

(Foto da Agenzia Ansa)

Nelle manifestazioni di questi giorni sono riaffiorati miracolosamente dalla naftalina anche personaggi politici bolliti come Marco Rizzo, le sigle guerriere del sindacalismo conflittuale, vecchi slogan e vecchie bandiere. Tutti (rossi, neri ed anarchici) nel nome di una presunta libertà negata e di una lotta contro la “dittatura sanitaria”. È l’asse del caos.
Come disse qualcuno tempo fa: la situazione è grave ma non è seria.

di L’Alieno

Per una laurea in medicina occorrono di norma 6 anni di studi. Per una specializzazione in Microbiologia e Virologia o Malattie infettive bisogna almeno aggiungerne altri 4. Siamo a 10 anni di studi. Ecco quanti anni occorrerebbero solo per iniziare a parlare di Covid senza correre il rischio di dire fesserie.

Se credete invece alle lauree su Facebook o Google, per diventare dei veri esperti, basta un fine settimana di full immersion nella letteratura paranoica e fantastica del complottismo negazionista.

(Credit: Camilo Rueda Lopez)

Per essere chiari: avete fiducia, come Bill, nella scienza e nella serietà della comunità scientifica? Siete convinti (come Bill) che gli alieni (compreso chi scrive) non tramino contro l’umanità per renderla schiava attraverso il 5G e l’ossido di grafene inoculato con il vaccino?

Se siete come Bill allora possiamo provare a riflettere insieme sui dati statistici pubblicati in questi giorni da fonti verificabili (il Sen. Paragone non è ovviamente tra queste ultime).

La variante Delta sembrerebbe aver provocato un calo di protezione del vaccino Pfizer dal 95% a circa il 64%. Gli esperti di Israele (paese con un alto livello di vaccinati) però avvertono che rispetto agli esiti più gravi della malattia il tasso di efficacia del Pfizer è in calo solo del 5%. Quindi rimane molto alta la protezione. Situazione diversa purtroppo per chi ha un’età molto avanzata e gravi patologie. La protezione del vaccino sembra si stia rivelando inadeguata, a prescindere dalle varianti, e si parla di possibile terza dose.

Al di là dell’Atlantico anche Anthony Fauci, il consulente virologo della Casa Bianca, conferma che il 99,2% dei recenti decessi per Covid negli USA riguarda persone non vaccinate.
Persino il Direttore dell’ASP di Ragusa, Aliquò, ci fa sapere che siamo a quota 17 ricoveri per Covid: 13 i non vaccinati, 2 i vaccinati con una sola dose, 2 i vaccinati con doppia dose.

Questi sono i dati (non ideologizzati) a nostra disposizione. A voi le ragionevoli conclusioni.