di Giuseppe Cultrera
Le presenze demoniache avevano largo spazio in molte «trovature». Chi riferiva uno di questi avvenimenti esercitava sull’uditorio, specie se di non adulti, una funzione etico-pedagogica: oltrepassare certi limiti non è lecito; l’uomo che per il potere o la ricchezza emula le bestie, è da disprezzare! E solo orrore e condanna poteva produrre la tragica storia di un sacrificio umano (necessario per aprire un incantesimo) che, narravano gli anziani, si consumò tanto tempo fa in contrada Cipudduzzi, frazione di Frigintini (Modica). Qui c’era una chiesetta campestre, dov’era celato un tesoro che richiedeva, a differenza di altri, un sacrificio umano e l’ardire di mangiare cuore e fegato della vittima.

Un “tesoretto” – Il saggio di Alessandro D’Amato e Marcella Burderi sul delitto di Clementuzzu
Un uomo e una donna presero la terribile decisione di tentare, destinando a vittima sacrificale un loro figlioccio, un bimbo di nome Clemente. E, come voleva il rito, dopo averlo ucciso gli strapparono cuore e fegato e iniziarono a mangiarli. E più andavano avanti nell’empio pasto più dall’altare cadevano sul pavimento ai loro piedi monete d’oro. E il mucchio era già grande e copriva il corpo esanime della vittima, quando la donna non ebbe la forza di inghiottire l’ultimo pezzetto di fegato e lo gettò via. Ed ecco che di colpo quell’oro si trasformò in carbone e i due impietriti restarono con l’orrore di un inutile misfatto.

Più politico il delitto del mugnaio che aveva un mulino nella grotta di Fondacazzi, proprio sotto la città di Chiaramonte.
Una notte si era presentato a costui un vecchio molto ricco che gli chiese asilo in cambio di denaro. Ne aveva molto: un intero sacco, pieno d’oro e gioielli. Il mugnaio accettò, ma l’indomani di prima mattina si recò da un eremita che abitava nelle vicinanze, gli raccontò il fatto e gli chiese consiglio. E questi invitò il mugnaio a dare da mangiare all’ospite carne di maiale: se rifiutava era segno che era ebreo e in quel caso poteva tranquillamente ucciderlo e impadronirsi del suo tesoro.
Detto fatto, il nostro offrì all’ospite carne di maiale e dopo il rifiuto, nella notte, mentre dormiva, lo uccise e si impadronì del suo tesoro. Ma quando stava per uscire, il vecchio ebreo misteriosamente rianimatosi, lo agguantò e recitate sette parole bianche e sette parole nere, lo trascinò nel baratro che si apriva dalla grotta verso l’inferno.

Una postilla spiega come venire in possesso del tesoro. Perché ogni giovedì di marzo l’ebreo, con contorno di candele, lugubri lamenti, schiamazzi, rumore di catene e quanto altro si possa immaginare, fa un giretto nei paraggi. È allora il momento, per chi ha voglia e coraggio, di introdursi nella grotta e sottrargli il tesoro.
Quello dell’ebreo ucciso, per venire in possesso del suo tesoro, è un tema ricorrente nelle leggende plutoniche. Sono dette così le narrazioni che hanno per temi tesori sotterrati, protetti da forze soprannaturali.

Ed è percettibile un sostrato razzista, retaggio del medioevo, quando la persecuzione agli ebrei era abituale e ricorrente. Fino a quel tragico 15 agosto 1474 quando a Modica furono uccisi oltre 360 ebrei. A quel momento di massima intolleranza, estesosi anche negli altri comuni della Contea, fa riferimento indubbiamente la leggenda chiaramontana.
Il 1492 è ricordato per la scoperta dell’America finanziata dai cattolicissimi sovrani di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona: ma è anche l’anno del loro editto contra judeos che li espelleva dai loro domini, compresa la Sicilia. La numerosa comunità, già ben integrata nel territorio siciliano, fu dispersa e perseguitata; scomparve il deposito di conoscenze artigianali e scientifiche, l’integrazione di culture e la tolleranza intraprese da Ruggero II d’Altavilla, incentivate da Federico II e proseguite dall’umanista Alfonso d’Aragona. Il vero tesoro nascosto.

Banner (Da sinistra a destra): 1. Ebrei ispanici del XV secolo: Jaume Huguet, particolare della pala di San Bernardino e l’angelo. – 2. La famiglia del mercante ebreo Daniel Norsa, particolare del quadro “Madonna con famiglia di Ebrei” nella Basilica di Sant’Andrea di Mantova (scuola lombarda, primi decenni del ‘500) – 3. In basso: Tesoretto di monete d’oro d’epoca romana – 4. Menorah proveniente dalla sinagoga del transito di Toledo (Museo Sefardi Toledo).