“Se ti dimostrano che, in sostanza, una sola gocciolina del tuo proprio grasso dev’esserti piú cara di centomila tuoi simili e che in questo risultato si risolvono alla fine tutte le cosí dette virtú e i doveri e le altre ubbíe e pregiudizi, tu pigliala cosí, non c’è che fare, perché due per due è matematica. Provate a replicare.”
Fëdor Dostoevskij – Memorie dal sottosuolo
di L’Alieno
Gli arresti della vicepresidente del Parlamento europeo, la greca Eva Kaili, socialista, dell’ex parlamentare di Articolo uno e sindacalista CGIL, Antonio Panzeri, e di altre personalità eccellenti, tutti sospettati a vario titolo di essere al soldo dell’Emiro del Qatar, non sono cose dell’altro mondo, ma di questo, come l’inferno dei cantieri del mondiale di calcio, dove 6.500 operai hanno trovato la morte per un vergognoso campionato pallonaro che si sta giocando sopra i loro cadaveri.

Eppure mi aveva quasi conquistato la Kaili nel suo intervento al Parlamento europeo, mentre (con 750 mila euro spiccioli in tasca) difendeva appassionatamente il Qatar, a suo dire capace di incredibili riforme per la tutela dei lavoratori. E risultava assai convincente anche quando bacchettava la spocchia moralista occidentale e l’inveterata incapacità di guadarci allo specchio per i nostri crimini. Così persuasiva da sentirmi in colpa anch’io, quasi bisognoso di chiedere scusa a sua bontà, l’Emiro Al Thani, per i miei cattivi pensieri intorno al tragico destino di quell’esercito di poveri disgraziati. Forse solo vittime di bizzarre quanto imprevedibili circostanze avverse, almeno quanto i migranti che annegano vicino alle nostre coste.
A tutto si può trovare una giustificazione, con un po’ di impegno. Salvo alla nostra assurda pretesa di ergerci a giudici di Sceicchi, Ayatollah e altri tiranni del pianeta, anche quando torturano, uccidono, e reprimono con la violenza diritti e dissenso. Perché anche noi, a nostra volta, abbiamo torturato, ucciso, represso con la violenza diritti e dissenso. Dunque tutti colpevoli tutti innocenti. Valga per ognuno l’antica logica autoassolutoria: “scagli la prima pietra chi non ha peccato”. Un sofisma perfetto, tale da far sentire in colpa (per averli “diffamati”) soltanto i critici dell’illuminato Principe qatariota e dell’imbarazzante Re della Fifa con la sua corte.

Ma a ragionare di sofismi saremmo, per così dire, ancora sul piano nobile della ragione, sebbene assai stiracchiata. Peccato che torti e ragioni qui vadano a sbattere il muso su una questione molto più prosaica e oscena che precede (e umilia) la ragione: la valanga di denaro arrivata dal Qatar per corrompere i vertici del mondo pallonaro e delle istituzioni europee. Così da spingere tutti a chiudere gli occhi praticamente su tutto, compresa la carneficina.
Chiedo perciò scusa se non riesco a godere del sorprendente finale di questo mondiale giocato sui cadaveri degli ultimi del pianeta. Sarò ipocrita, ma a me fa ribbrezzo.