di Giovanna Giallongo
Mi lascio in eredità alla terra,
per rinascere nell’erba che amo,
se ancora mi vuoi,
cercami sotto i tuoi piedi
Scriveva così colui che viene considerato il padre della poesia americana, che esercitò una grande influenza sulle generazioni future quali Ezra Pound e i poeti della Beat Generation. Sto parlando di Walt Whitman.

Era il 26 marzo del 1892 quando Whitman si ricongiunse ai suoi amati fili d’erba ottenendo, nel tempo e comunque postumi, quei grandi successi di cui non poté godere in vita.
Uomo complicato, dalle idee radicali riguardo i diritti delle donne e l’immigrazione (idee che non gli mantennero mai troppo a lungo un posto di lavoro) e dal rapporto particolare con la religione. Il poeta statunitense, infatti, riconosceva l’esistenza di un Dio ma considerava di fatto ogni forma di fede una pratica inutile.
Per Whitman non esisteva una religione più importante dell’altra quindi, seppur con molta contraddizione, riconosceva l’esistenza di tutte le religioni ma non era fedele a nessuna di esse. Per lui, Dio era sia immanente sia trascendente e l’animo umano era sì immortale ma in uno stato di progressivo sviluppo.
Sostenitore della libertà, credeva fermamente nella democrazia e nella brutale onestà di cui si permea la sua poetica. Totalmente opposto al concetto della schiavitù, fondò un giornale (Brooklyn Freeman) attraverso cui prese parte al dibattito di quella che considerava la più grande offesa alla dignità umana, annotando su un taccuino le sue osservazioni sulle esperienze di viaggio attraverso il continente che poi trovarono spazio nella sua produzione poetica.

Fu un grande lettore di Shakespeare, Daniel Defoe, Charles Dickens e del suo contemporaneo Ralph Waldo Emerson. Modelli letterari e poetici a cui si ispirò e che lo portarono a pubblicare, nel 1855, la prima edizione della sua raccolta di poesie Leaves of Grass (Foglie d’Erba) cui sono seguite altre nove edizioni pubblicate nel corso della vita aggiungendo, di volta in volta, nuove poesie.
Costantemente diviso tra la penna e la famiglia: Whitman infatti supportava economicamente due dei suoi fratelli, alcolizzati come lo era stato il padre, e un altro il quale soffriva di disturbi mentali. Dopo lo scoppio della guerra civile americana, nel 1861, Whitman si trasferì a Washington per assistere il fratello George, ferito durante la battaglia di Fredericksburg (Virginia).
Scriveva lettere per le famiglie dei soldati feriti accogliendo quel dolore profondo che attanagliava gli uomini di un’intera società. Iniziò qui il suo pessimismo che si intensificò con l’uccisione del Presidente Lincoln e con la delusione nel comprendere quanta corruzione ci fosse sia in politica che negli affari.

La brutale onestà unita alla contraddizione fanno di Whitman un poeta che affronta a cuore aperto temi delicati come l’amore, il sesso e la politica. Per questo motivo Leaves of Grass (Foglie d’Erba) rappresenta il lavoro quasi unico e principale a cui il poeta dedicò tutta la vita.
Tale opera, annoverata tra i classici da leggere almeno una volta nella vita, porta con sé un pezzetto dell’anima del poeta e non solo. I temi che affronta Whitman sono diversi e importanti ma uno in particolare costituisce il magma del suo vulcano poetico: se stesso.
Le sue emozioni, i suoi sentimenti e le sue percezioni, il suo essere “profeta” adempiendo al compito di portavoce dell’uomo comune e dell’intera nazione attraverso l’uso della sua penna. Questo era il suo compito perché questo era lui: un poeta, più che altro sperimentale, un innovatore che mal sopportava limiti e catene nella vita così come nella poesia.
Non esistono regole per colui che parla al mondo con i versi. Di conseguenza, non esiste un numero definito di accenti o sillabe ed è per questo che Whitman preferì usare il free verse (verso libero) che dava corpo ad un linguaggio anch’esso innovativo.
Il linguaggio della vita quotidiana si incontra e si unisce allo slang ma anche al gergo scientifico e filosofico. Non esistono similitudini né metafore: la sua poesia non evoca ma asserisce e celebra.
In un contesto storico attuale dove il concetto di libertà viene tanto usato ma poco compreso e, spesso, perfino tradito, la poesia del poeta statunitense diventa lama affilata pronta a ferire limiti e imposizioni che incatenano gli uomini e i loro ideali ma al contempo, come fosse un soave e stridente ossimoro, è leggera.
Quel tipo di leggerezza che conoscono solamente coloro che portano dentro il peso dell’insoddisfazione e l’appassionata voglia di condurre i propri passi su terre nuove, forse più gentili.
Una penna sferzante ma assolutamente imperdibile.