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di Giuseppe Cultrera

Un luparo un pastaio e un fabbricante di chitarre nella Modica di inizio seicento.

Mastro Angelo Dompino «in questo Contado esercita di molti anni a questa parte l’esercitio di luparo». Ne dà ulteriore conferma, in qualità di testimone, Ippolito lo Toso che «conoxi ad Angilo Dompino, lo quali Angilo è luparo che con la sua industria et arti piglia et auccidi et amacza lupi».

Lo desumiamo da una richiesta di franchigia presentata al Barone Giuseppe Grimaldi, Maestro Razionale, il 16 luglio 1632.

Un luparo un pastaio e un fabbricante di chitarre
Petizione del luparo Angelo Danpino (a sinistra) e lettera del pastaio Marzio Lo Boi (a destra)

Produceva maccheroni e tagliatelle, mediante un pastificio artigianale mastro Martio Lo Boi. È lui stesso a dichiarare, il 13 dicembre 1641, di «esercitare l’arte di vermisellaro e maccarronaro; la quale arte non fa nessuno in questa città di Modica». La dichiarazione tendente ad avere “agevolazioni fiscali” data l’esclusività del prodotto, viene comprovata dal notaio Laurenzio de Gianchino di Modica: «Mastro Martio Lo Boi allo presente esercita un’arte sola di vermicellaro, facendo vermicelli e maccaroni con lo conso, la quale arti al presente in questa città di Modica non vi è altra persona che la esercita».

Un luparo un pastaio e un fabbricante di chitarre
Il maccaronaro, stampa popolare

Infine, mastro Ippolito Antuna nell’istanza del 10 febbraio 1641 indirizzata al mastro razionale Peluso di Modica, chiede delle franchigie in virtù della professione rara e utile esercitata. Difatti «opera et exercita l’arte sua di chitarraro facendo et vendendo chitarri, calaciuni [strumento musicale a due corde] et altri instrumenti concernenti a detta arte».

Un luparo un pastaio e un fabbricante di chitarre
Testimonianza a favore del chitarraro Ippolito Antuna

Quelle che oggi appaiono curiosità e che emergono dalle carte polverose dell’Archivio Storico di Ragusa (sez. Modica) sono invece testimonianze della vivacità socio-economica dell’antica Contea e specialmente del suo centro, Modica; frammenti di storia e vita che indagò, fra gli altri, il prof. Giuseppe Raniolo (1918 – 2010) e che ci ha consegnato, copiose e filologicamente collazionate, nel suo “Introduzione alle consuetudini ed agli istituti della Contea di Modica (1987). Personaggio solare e comunicativo, mite quanto dinamico, ha speso gran parte della sua vita di pensionato in ricerche storiche sulla Contea di Modica e specialmente sui “riveli”. Ricordarlo, attraverso alcuni frammenti “curiosi” tratti dalle sue ricerche è anche un modo di dirgli grazie per il suo appassionato lavoro di ricerca, per la sua signorilità e affabilità; e pure un invito a rileggere le sue opere.

Un luparo un pastaio e un fabbricante di chitarre
Alcune pubblicazioni del professore Giuseppe Raniolo