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Felice Bauer

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di Giovanna Giallongo

Sarei stato felice di averti come amico, come principale, come zio, come nonno e persino (pur con qualche titubanza) come suocero. Solo come padre eri troppo forte per me

Chi scrive ciò in una lettera destinata al padre, pubblicata postuma nel 1952, è uno degli scrittori più complessi del panorama letterario mondiale. Complesso a tal punto da richiedere al suo migliore amico, Max Brod, il recupero e la distruzione di tutto ciò che in una vita egli ha scritto. Una promessa mai mantenuta perché, se così fosse stato, il mondo non avrebbe mai avuto l’opportunità di conoscerlo. Parliamo di Franz Kafka.

Franz Kafka a Praga

Il tormentato rapporto paterno e la città in cui Franz nasce e vive, sono aspetti fondamentali per la vita e la poetica di quest’ultimo: il senso di inferiorità e la paura nei confronti del padre lo renderanno, nel tempo, distaccato dalla visione di una famiglia felice; Praga, invece, con le sue leggende mefistofeliche sarà lo scenario che vedrà un uomo correre sopra le righe della normalità e della vita.

Ma chi era il padre di Franz?

Hermann Kafka era un ceco proveniente dalla Boemia meridionale trasferitosi a Praga nel 1882 dove sposò la borghese Julie. Occupazione: commerciante. Pare che avesse l’abitudine di imporre rigide regole a tavola e che il figlio fosse l’unico a doverle eseguire alla lettera. Per esempio: il cibo presente a tavola doveva essere necessariamente finito, senza far cadere neanche una briciola a terra. Hermann, invece, poteva lasciar cadere dalla tavola pezzi di pane solamente per il gusto di farlo.

I genitori di Kafka: Hermann e Julie

E possibilissimo che, anche se fossi cresciuto lontanissimo dalla tua influenza, non sarei egualmente divenuto quello che tu definisci un uomo. Probabilmente sarei stato egualmente deboluccio, pauroso, titubante, inquieto, né Robert Kafka né Karl Hermann, ma comunque diversissimo da quello che sono davvero, e ci saremmo intesi alla perfezione

Senza alcun dubbio “Lettera al padre” è quanto ci sia di più rivelatore nel rapporto tra Hermann e Franz il quale prova un senso di inferiorità, paura, quasi disconoscimento della figura paterna! L’aspetto sicuro e inscalfibile del padre spinge Franz in un angolo riconoscendosi più simile ad un granello di sabbia che ad un essere umano o, in questo caso, al figlio di quell’uomo che, per rendere più vivide le sue tacite promesse, è solito mettere bene in mostra le bretelle sulla sedia osservandole, di tanto in tanto, con un ghigno di piena soddisfazione.

Una pagina del manoscritto di “Lettera al padre”

La costante ansia di ricevere dolore porta Franz ad una vera e propria intolleranza paterna tanto che in “Aforismi di Zürau”- pubblicati postumi dall’amico Brod nel 1946 – egli scrive: «Le cornacchie affermano che una sola cornacchia potrebbe distruggere il cielo. Questo è indubbio, ma non prova nulla contro il cielo, poiché i cieli significano appunto: impossibilità di cornacchie».

Il riferimento alle cornacchie non è casuale. Il termina “kafka”, in ceco, significa “cornacchia” infatti anche le buste commerciali dell’attività paterna riportano il simbolo della cornacchia. Tutto torna!

Sarebbe tuttavia ingiusto pensare a Kafka solamente in relazione al padre. É come se gli facessimo un torto, non credete? Inoltre, la sua vita è costellata da eventi curiosi, perfino divertenti. Il giovane Franz, per esempio, non ha le idee ben chiare sugli studi da seguire dopo il Liceo Classico. Frequenta, per due settimane, il corso di Chimica; per sei mesi si interessa al corso di Germanistica e, infine, approda nel mondo della Legge conseguendone la laurea. Gli anni della giovinezza sono stimolanti per la sua cultura grazie agli amici di cui si circonda. Uno fra i tanti è Pollak, appassionato di letteratura italiana.

Un ritratto di Ludwig Pollak

Franz odia lavorare, trovando avvilente recarsi tutti i giorni per tutta la vita presso un ufficio, o un determinato posto di lavoro, e fare cose che lui considera inutili. Il lavoro è solo un ripiego per fare soldi infatti dal 1908 al 1922 lavora presso un Istituto di Assicurazioni contro gli infortuni del Regno di Boemia. Va in pensione a trentanove anni! Cosa impensabile nel 2023!

Ciò che Franz considera davvero utile nella vita sono la letteratura e la scrittura cosa, quest’ultima, per la quale egli di giorno riposa e durante la notte, invece, rinasce scrivendo sui tumulti della sua anima.

Grazie all’amico Brod, fondatore del “Piccolo Circolo di Praga”, Franz entra a far parte di un gruppo di intellettuali ebrei nel quale, come gli scrittori James Know Whittet e Diego Moldes sostengono in alcuni loro testi, ha addirittura modo di incontrare Albert Einstein.

Il palazzo dell’Istituto delle Assicurazioni contro gli infortuni nel quale lavorava Kafka

Pensare a Franz come ad un eremita dedito solamente alla letteratura è quanto di più sbagliato ci possa essere. Al contrario, egli fluttua di relazione in relazione non trovando mai il giusto posto o il giusto sentimento.

Conosce, innamorandosene, Felice Bauer e nel 1912 si fidanzano ufficialmente mettendo su casa ma è proprio Franz ad annullare tutto. Del loro rapporto rimangono lettere appassionate, profonde, nelle quali troviamo non tanto quell’artista inquieto ma un uomo tormentato che cerca di trovare la sua dimensione.

In queste lettere, Franz confida un segreto a Felice. Un’ossessione, più che altro: cosa succederebbe se lui, un mattino, si svegliasse nel corpo di un insetto? Questo pensiero che, improvvisamente, balena nel bel mezzo di un sonno ristoratore e che lo fa sudare freddo, sarà una delle chiavi di volta che consegneranno Franz alla storia della letteratura.

Felice Bauer e Franz Kafka

L’appassionato carteggio continua e non più con Felice ma con una giovane scrittrice ceca di ventiquattro anni, Milena. A lei, Franz affida i suoi diari personali.

Dora, diciannove anni, è l’ultima donna che accompagna Franz nel calar della sera dei suoi anni e che apre nel cielo cupo di questo uomo inquieto uno spiraglio di luce. Con Dora, Franz progetta viaggi, sogna. Forse è questo, paradossalmente, il suo periodo più spensierato nonostante la tubercolosi lo limiti sempre più.

Il 3 Giugno del 1924, Franz Kafka muore e il suo corpo viene cremato.
A tutte le persone che lo hanno amato e da lui amate, Franz ha donato un po’ di sé attraverso il lascito di lettere, appunti e diari ma assegna un compito di immane importanza all’amico ed esecutore letterario Brod: bruciare tutto ciò che egli ha scritto. Opere edite e inedite. Di lui non deve rimanere più traccia perché tutto deve morire con lui. Max Brod così non fa e tra il 1925 e il 1935 pubblica tutto: romanzi e raccolte.

Dora Diamant, l’ultimo amore dello scrittore

Il mistero e l’assurdo avvolgono la vita e le opere di Franz Kafka, un grande autore e, al contempo, una persona fragile, profondamente incompresa, complicata. Se in giovane età avesse conosciuto un po’ di dolcezza e fosse cresciuto in un altro paese, probabilmente non sarebbero mai esistite le opere che lo hanno consacrato a scrittore di fama mondiale.

Certo è il fatto che la promessa disattesa di un amico fidato si è rivelata essere un’arma vincente per portare alla ribalta la grandezza di uno scrittore e di un uomo il quale, al contrario, desiderava che tutto sparisse insieme a lui.

Non sta a noi giudicare se Max Brod si sia comportato da buono e affezionato amico o da astuto esecutore letterario. In entrambi i casi, comunque, coloro che ricevono nel tempo il beneficio maggiore siamo noi lettori.