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Giovanni Occhipinti

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di Cristina Barbera

È passato già un anno dalla tragica scomparsa di Giovanni “Ninto” Occhipinti avvenuta prematuramente, a causa di un incidente sulla Strada Statale Catania-Ragusa, la sera del 23 dicembre 2021. In occasione del primo anniversario i parenti e gli amici lo hanno ricordato ieri con una celebrazione religiosa nella chiesa del Preziosissimo Sangue di Ragusa.

Ninto continua a essere vivo nei cuori delle persone che lo hanno amato e apprezzato nell’ambiente accademico. Lo scorso 29 settembre, infatti, a Catania, presso il Monastero dei Benedettini, in occasione della 5ª Conferenza Alfred Rittmann, che rappresenta, da oltre dieci anni, il momento di confronto scientifico più rilevante su scala nazionale in ambito vulcanologico, di fronte a vulcanologi provenienti da tutta l’Europa, gli è stata dedicata una targa commemorativa con la seguente motivazione: “Attraverso tecniche di osservazione innovative ha contribuito a migliorare la comprensione della ‘firma’ ionosferica di terremoti, tsunami ed eruzioni vulcaniche.” 

“Il regalo più grande che ha fatto ai suoi familiari, ai suoi amici e a tutti coloro che lo hanno conosciuto è l’aver creato una fitta rete di relazioni, che, a un anno dalla sua scomparsa, si sono intensificate, unite dal comune denominatore di ricordare il suo splendido sorriso e la sua vitalità. Questo legame si srotola attorno tutto il pianeta, partendo dalla Sicilia, passando per Roma, Milano, Parigi, fino ad arrivare a Los Angeles, a Tokyo, luoghi in cui Giovanni ha trascorso la sua vita e in cui risiedono i suoi affetti più cari. Chiunque abbia trascorso anche poche ore in sua compagnia ne ha uno splendido ricordo, grazie alla sua vitalità, al modo di affrontare la vita, al suo essere istrionico e sempre geniale anche nei piccoli gesti della quotidianità, come avvitare una lampadina o preparare una carbonara. 

Tutto ciò rende la sua mancanza come una sorta di “presenza assente”, perché l’incredulità è il sentimento che unisce tutti i suoi affetti, che tutt’ora infatti, nonostante il tempo trascorso, si aspettano che possa tornare, da un momento all’altro, da uno dei suoi viaggi accademici in giro per il mondo, con la sua voce squillante e travolgente, con la sua felpa color arcobaleno e i suoi pantaloncini Marlboro azzurri a coinvolgerci in mille avventure da fare insieme, pronti a cogliere, tramite un sorriso, l’”essenza della vita”. Così lo ricordano alcuni dei suoi amici, denominati da lui “Uolters”.

Giovanni in una foto di famiglia

Non solo i suoi cari, ma anche il mondo ha perso tanto. È stato uno dei pionieri della Sismologia Inosferica, la disciplina che si occupa di misurare dallo spazio terremoti e tsunami, creando una nuova tecnica per misurare gli tsunami. Ha, infatti, avviato un nuovo campo di ricerche, riuscendo a dimostrare, per la prima volta, la possibilità di misurare gli tsunami direttamente dallo spazio, utilizzando tecniche satellitari. Le sue scoperte gli avevano permesso di lavorare per la Nasa, in California, al Jet Propulsion Laboratory (laboratorio che prepara anche le sonde da mandare su Marte), di ottenere una cattedra come professore associato all’Istituto di Fisica della Sorbonne Université di Parigi, dove teneva corsi su diversi argomenti collegati alla sua ricerca, di condurre le sue ricerche presso l’Institut de Physique du Globe de Paris e collaborare con diversi istituti in tutto il mondo.

Nel 2016 era stato nominato membro junior dell’Institut Universitaire de France, una nomina prestigiosa, come prova dei suoi successi scientifici. Era anche editore associato del giornale Advances in Space Research (Elsevier), ed era l’unico siciliano a lavorare all’Ipgp dove dirigeva una piccola equipe di giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo, con cui, grazie agli osservatori sismologici e vulcanologici situati nei Caraibi, in Guadaloupe e Martinique, in collaborazione con la Sapienza di Roma, stavano testando un nuovo sistema di allerta “pilota”, capace di stimare, nei primi minuti dopo la genesi dello tsunami, il volume d’acqua spostato, informazione essenziale per capire quanto disastrosa sarà l’onda che toccherà le coste circa mezzora dopo. Con l’obiettivo di creare “un sistema alternativo, aggiuntivo, una misura in più che arricchisca le misure classiche, per avere una visione più organica, nuova, dell’evento, e sfruttare tutte le possibili tecniche per stimare il rischio”, queste le sue parole durante una delle sue ultime interviste. 

2013. Giovanni Occhipinti mentre riceve il Premio Ragusani nel mondo

Ma i suoi studi andavano oltre i satelliti, nel 2020 Ninto e la sua equipe hanno infatti mostrato come contribuire con le misure spaziali anche alle esplosioni vulcaniche. E per confermare maggiormente questa tesi, all’interno di un progetto che ha coinvolto tutto il pianeta, ha collaborato con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che gestisce il monitoraggio dell’Etna, tenendo anche un corso di Sismologia Ionosferica, all’Università di Catania.
La violenza con cui è stato sottratto alla vita non permetterà di fermare le sue ricerche che stanno andando avanti e che continueranno per offrire al mondo possibilità di salvare delle vite umane. 

Cristina Barbera, giornalista pubblicista, collabora con ‘I Love Sicilia’ e diverse testate giornalistiche enogastronmiche, tra cui il ‘Gambero Rosso’.

di Sebastiano D’Angelo

Nell’immediata vigilia di un Natale, segnato da numerosi incidenti stradali, la morte di un giovane talento ragusano sulla maledetta Statale Catania-Ragusa ha sconvolto l’opinione pubblica iblea. La vittima è Giovanni Occhipinti, per gli amici Ninto, conosciutissimo a Ragusa. Docente universitario, ricercatore, fisico e scienziato, in pochi anni era diventato un punto di riferimento nel mondo della ricerca geofisica, tanto da ottenere una cattedra all’Istituto di Fisica della prestigiosa Sorbonne Université di Parigi.

Giovanni Occhipinti in un’intervista del 2015 su RepTV

Il premio “Ragusani nel mondo” lo aveva ricevuto nel 2013 e riteniamo doveroso dedicargli l’odierno appuntamento della nostra rubrica, riservata ad una selezione di grandi storie umane e professionali che in oltre 25 anni hanno reso celebre il Premio.

Giovane cervello ibleo, la sua storia è tipica dei tanti talenti italici costretti a cercare all’estero il sostegno per la ricerca scientifica. Geofisico specializzato nello studio di segnali premonitori dei fenomeni tellurici e degli tsunami con nuove tecnologie spaziali, era diventato uno degli studiosi più apprezzati a livello mondiale nel suo settore.

In occasione della consegna del Premio Ragusani nel mondo del 2013

Nato a Ragusa nel 1976, aveva conseguito la maturità scientifica al Liceo Enrico Fermi di Ragusa. Ha continuato poi i suoi studi alla Facoltà di Fisica dell’Università di Bologna, orientandosi verso la geofisica teorica. Durante l’anno di Programma Erasmus ha frequentato l’Institut de Physique du Globe de Paris e qui ha ottenuto un dottorato di ricerca che gli ha permesso di approfondire gli studi sugli tsunami e i terremoti dallo spazio con le tecnologie radar e satellitari.

Alla Nasa e al California Institut of Technology ha poi approfondito la conoscenza dei dati su quest’eccitante e promettente disciplina tra la fine del 2006 e il 2009. Quindi è stato assunto come Professore Associato all’Università Sorbona di Parigi per continuare le proprie ricerche all’Institut de Physique du Globe de Paris e all’Office National d’Études et Recherches Aérospatiales, dove ha diretto con entusiasmo il lavoro di tanti giovani laureandi e dottorandi.

Cettina Gurrieri mentre premia Giovanni Occhipinti

Gli eventi catastrofici di natura sismica negli ultimi anni, che hanno evidenziato l’importanza e la necessità di approfondire gli studi sulla misura degli tsunami e dei terremoti con le nuove tecnologie, lo hanno portato a visitare abitualmente le migliori Università del mondo, creando collaborazioni stimolanti per nuovi sistemi di efficace prevenzione e allerta per gli tsunami. Si ricordano in particolare il Politecnico di Zurigo (ETH) e l’Earthquake Research Institut dell’Università di Tokyo, dove ha trascorso lunghi periodi come visiting researchers.

Foto finale con i Premiati. Si intravedono fra gli altri, Valeria Solariono, Alberto Sironi e Marcello Perracchio accanto a Giovanni Occhipinti

Gioviale, sorridente, sornione, eccentrico, anticonformista, nonostante avesse i titoli per “tirarsela”, era rimasto sempre un ragazzo umile, mantenendo la stessa indole che aveva ai tempi del liceo, prima di spiccare il volo verso mete professionali di assoluto prestigio. Con il suo look un po’ anni ’70, occhiali a goccia e barba lunga, non passava inosservato nelle estati ragusane quando faceva ritorno per le ferie.

Forse il suo vero segreto è stato quello di essere sempre diretto, non prendendosi mai troppo sul serio, divertendosi e facendo divertire gli amici ed evitando formalismi e ipocrisie. E se questo poteva in qualche modo urtare, era comunque il suo modo autentico d’essere. Insomma, niente falsi moralismi per una mente lucida, aperta, che si era formata grazie a tantissime esperienze e confronti all’estero.

Altro momento della premiazione insieme a Cettina Gurrieri e Giovanni Scarso

A lui mi legano molti ricordi, fra i quali uno in particolare, quando nel corso di un formale ricevimento in Prefettura in onore di tutti i premiati del 2013, si presentò in sandali e pantaloncini, non per spirito di contraddizione o irrisione, ma solo per la sua indole un po’ eccentrica. Suscitava invece nei suoi interlocutori un moto di immediata e grande simpatia.

La maledetta Statale 514 l’ha portato via ai suoi cari, ai suoi amici e a tutti gli iblei che in quel piccolo grande uomo avevano trovato un genio da ammirare, consegnandolo per sempre all’Olimpo delle grandi storie del Premio Ragusani nel Mondo.

foto social da ragusaoggi.it