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IMMF festival

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di L’Alieno

“A che serve discutere di progetti politici da realizzare in un futuro troppo lontano?” – disse Ciccio
“Il nostro mandato dura 5 anni. Che ci importa?” – rispose Cola
“Appunto! A noi servono progetti che ci consentono un ritorno di consenso immediato. Sennò chi ce li darà i voti alle prossime elezioni” – incalzò Ciccio.

Potrebbe svolgersi così un breve e banale dialogo tra due qualsiasi politici di oggi (con nomi di fantasia) intorno al disinteresse per quei progetti a medio-lungo termine che fanno la differenza, ma richiedono lungimiranza e una visione precisa del futuro. Ovviamente consapevoli che non si potrà passare subito all’incasso (del consenso) su quelle scelte.

Vogliamo continuare a navigare a vista tirando a campare? “Per ora partiemmu e poi comu veni si cunta?” Discutendo solo di amenità e contingenze varie? Oppure esiste un margine per discutere di progetti futuri importanti come, ad esempio, le scelte di sviluppo urbanistico?

Che vogliamo farne dei nostri centri storici? Quartieri sempre più socialmente disagiati, con valori immobiliari prossimi allo zero? O ci convinciamo che dobbiamo ripartire proprio da lì, perché lì sta la nostra bellezza e l’interesse che possiamo suscitare nel potenziale turista?

Dobbiamo continuare a considerare l’investimento in cultura come un sovrappiù che non dà pane per mangiare? Oppure possiamo ripensarlo in una visione più al passo con i tempi, come occasione che potrebbe dare visibilità alle città e lavoro per i giovani istruiti costretti a cercare fortuna altrove? (Si veda l’esempio virtuoso dell’IMMF festival a Chiaramonte)

Quale importanza vogliamo assegnare alle tante questioni ambientali aperte? La stessa quasi inesistente del passato oppure vogliamo metterle in agenda come assolute priorità?

Cultura e competenze devono continuare ad essere considerate semplici parolacce? Oppure chiavi del successo in qualsiasi campo, politica compresa?
Sia chiaro, rimane ben poco tempo per decidere in quale direzione andare.