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Nostalgia

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di Vito Castagna

C’è un mondo che vive sommerso e imperturbabile. Alberga nella nostra mente, si deposita nei neuroni, li accarezza, li spreme persino. Questo mondo è quello dei ricordi, immagini che balenano improvvise e che spesso ci colgono impreparati.

Ma, in alcuni casi, siamo noi stessi a ricercarli con puntiglio, durante una discussione o un momento di convivialità. Succede, allora, che i convenuti si accusino di non ricordare bene l’episodio, di aver infiocchettato alcuni particolari, di celare quelli più compromettenti. Tranquilli, è del tutto naturale. Volenti o nolenti siamo alla loro mercé.

Valerio Mieli ha voluto fare del ricordo il tema cardine di uno del suo film, “Ricordi?” (2018), e lo ha inserito in una storia d’amore tra due individui dal carattere profondamente diverso.
Lui (Luca Marinelli) è un ragazzo solitario, riflessivo, imbrigliato in una ragnatela di nostalgia; Lei (Linda Caridi) è solare, gode di ogni attimo, non rimugina sul suo passato. Come spesso accade, due poli così opposti sono destinati a incontrarsi, facendo nascere una relazione intensa che modifica inevitabilmente la percezione dei due.

Linda Caridi e Luca Marinelli. Foto: Mubi

Tutta la narrazione si muove su piani sovrapposti che inseguono i ricordi della coppia e che ci permettono di attraversarne il vissuto, dall’infanzia all’età adulta, rivelandone i dolori e le gioie.

E in questo viaggio imbevuto di nostalgia ci si accorge presto di quanto la rimembranza sia segnata dalla paura di dimenticare. Lui cerca di affrontare la vita con disincanto, perché tutto è permeato dall’odore della fine, come in un nuovo incontro tra Orfeo ed Euridice orchestrato da Pavese. Lei, invece, non si cura dei ricordi che sono macchinazioni della mente, nel quale il vissuto si fonde con le fantasie. Eppure, anche Lei non è immune alla loro nostalgia e la relazione col suo partner la porterà ad una mitridatizzazione del tutto nuova del dolore.

Il processo non è scontato ed è carico di dure prove. Come il Barone rampante di Calvino, dovranno scegliere se rimanere sull’albero dei ricordi, o di convivere con la nostalgia per non farsi sottomettere, scendendo dalle sue fronde. 

Pensavo alla vita con lei, com’era prima; che un’altra volta sarebbe finita. Ciò che è stato sarà. Pensavo a quel gelo, a quel vuoto … che lei si portava nelle ossa … Allora dissi “Sia finita” e mi voltai. Euridice scomparve come si spegne una candela…*

Il film di Mieli ha una narrazione potente, accompagnata da una fotografia perfettamente riuscita. L’effetto estetico dà volume alla storia, senza sovrastarla. Lo spettatore si trova davanti agli occhi una pellicola compiuta, che non lascia vuoti di trama; e questo non è poco, se si considera il complesso dedalo di ricordi che il registra ha voluto affrontare senza alcuna sosta. 

C’è però una domanda apparentemente senza risposta in “Ricordi?”: quanto distanza c’è tra ciò che viviamo e il ricordo di quello che abbiamo vissuto?

In fondo, mi sembra di capire, nessuna

Articolo precedente de “La grafia del cinema”: Le pupille

*La citazione è tratta dai Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, dal racconto L’inconsolabile.