di Giovanna Giallongo
Se vi dicessi di restare fermi, ad occhi chiusi, mentre il cielo si riveste di nuvole oscure e minacciose lasciando andare qualche goccia che potrebbe anticipare una tempesta, voi cosa fareste?
Cercare riparo ed evitare di bagnarsi per scongiurare l’arrivo di un brutto raffreddore è ciò che il nostro istinto (o la nostra abitudine) ci impone di fare infatti, molto spesso, in un istante andiamo via.
Rientriamo in casa infastiditi perfino angosciati. In realtà, è proprio nel momento in cui andiamo via –poco prima dell’inizio di un temporale o di una leggera pioggia – che perdiamo l’occasione di assistere ad una piccola magia olfattiva. Un “fenomeno” scientifico e sensoriale chiamato Petricore*. Nome tanto curioso quanto affascinante che si riferisce, nello specifico, ad un piccolo e ben preciso momento meteorologico: l’arrivo della pioggia.

Quando le prime gocce d’acqua si scontrano con il suolo arido e caldo, diventando quasi vapore, viene rilasciato nell’aria un profumo intenso e particolare. Tale fragranza è il petricore.
Il nostro olfatto, se presenti durante la formazione del fenomeno, percepisce subito questo insolito odore che riempie le nostre narici a tal punto da ricordarlo, successivamente, senza però avere una definizione esatta di quello che abbiamo vissuto e percepito.
Dal punto di vista scientifico, il petricore è creato dai batteri presenti nel suolo che si sollevano in aria insieme ai loro prodotti quando piove. La pioggia, infatti, si mescola ai composti del terreno e forma delle bolle d’aria che, scoppiando, rilasciano nell’atmosfera delle particelle aromatiche che creano il ben noto profumo di pioggia.
Ma perché ne siamo così affascinati?
È tutta una questione di chimica o, meglio, è tutta colpa della Geosmina – un composto organico con un netto sapore e aroma di terra – che cattura il nostro olfatto proprio a causa della sua intensità. Il petricore è termine sicuramente poco usato ma che definisce un’antica sensazione, un profumo che anticipa il futuro quasi, che ci avvisa del mutamento meteorologico che sta avvenendo.
È la manifestazione della bellezza del mondo, degli istanti che non sappiamo apprezzare come dovremmo. È la magia di un momento che non ritornerà fino all’arrivo della prossima pioggia.
Petricore è l’invito a non fuggire. È un dono che la natura ci offre per chiederci di fermarci, solo un momento, e non avere paura. Nonostante il cielo diventi più scuro, nonostante l’aria si raffreddi, nonostante il sole ci privi del suo calore e della sua gioia, petricore ci dice di aspettare. Allargare le braccia, chiudere gli occhi e respirare la fragranza nascosta e misteriosa della natura e dei suoi miracoli.

Le conseguenze di un gesto del genere? Una fugace soddisfazione o una lieve sensazione di benessere. Un sorriso rubato e magari un volto bagnato. Un naso rosso per qualche giorno e qualche starnuto non desiderato. La felicità, forse. Se è vero che essa sia breve, talmente tanto da non accorgercene, allora petricore potrebbe essere una delle sue rappresentazioni migliori.
*Per una descrizione didascalica del Petricore si rimanda a: Enciclopedia Treccani, petricore, neologismi