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di L’Alieno

Invenzione diabolica lo slogan “Dio, patria e famiglia”, bisogna riconoscerlo. Attribuita, pare, al gerarca fascista Giovanni Giuriati nel 1931. Un evergreen del populismo nazionalista prêt-à-porter di ogni tempo.

Ma analizziamolo più da vicino. Partiamo da Dio. Tutti convinti che di Dio ce ne sta uno solo. Balle. Dio chi? Ne esiste uno diverso per ogni interpretazione delle sacre scritture. Nemmeno all’interno di una stessa religione ne esiste uno. Pensate forse che il Dio vendicatore di Padre Fanzaga e del Cardinale Viganò sia lo stesso del Dio misericordioso di Papa Bergoglio o del Dio affarista del Cardinale Becciu o, ancora, del Dio burocrate della Curia?

Passiamo alla Patria. Scrive Oriana Fallaci nel tema della sua maturità liceale: “Patria, che vuol dire patria. La patria di chi? [..] La patria di Meleto o la patria di Socrate messo a morte con le leggi della patria? Anche Mussolini parlava di patria, anche i repubblichini che nel marzo del ’44 arrestarono mio padre fracassandolo di botte. [..] Anche Hitler. [..] Anche Vittorio Emanuele III e Badoglio. Era patria la loro o la mia?” [..] Confini che cambiano a seconda di chi vince o chi perde come in Istria dove fino a ieri la patria si chiamava Italia, sicché bisognava uccidere ed essere uccisi per l’Italia, ma ora si chiama lugoslavia, sicché bisogna uccidere ed essere uccisi per la Iugoslavia…”.
Non credo ci sia altro da aggiungere.

Ultima la famiglia. Anche qui. Quale famiglia? Quella presunta “naturale” e stereotipata del “mulino bianco”? O quella fondata sull’amore e sul rispetto, benché non propriamente conforme ai dettami religiosi? (L’Alieno del 29/06).

Chi spaccia questi slogan nella politica sarebbe da assimilare ad uno spacciatore di stupefacenti, né più né meno. I danni che provoca nei cervelli delle persone più indifese e suggestionabili sono dello stesso tipo. Ma mentre il secondo nell’opinione comune è un esecrabile ceffo da galera, il primo rischia di passare per statista.