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Presidente della Repubblica

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di Giuseppe Schembari

Hanno tutte un nome le belle Lancia Flaminia della Presidenza della Repubblica: Belfiore (targa Roma 454308), Belvedere (Roma 454307), Belsito (Roma 474229) e Belmonte (Roma 454306), che corrispondono ai nomi dei cavalli delle Scuderie del Quirinale. Ma soltanto le prime due stanno nei garage del Colle. Le altre due sono esposte rispettivamente nel Museo della Motorizzazione militare della Cecchignola, a Roma, e nel Museo dell’Automobile di Torino.

La Lancia Flaminia presidenziale “Belvedere”. Uno dei 4 esemplari carrozzati da Pininfarina nel 1961 (photo by Wolfgang Moroder da Wikipedia)

Oggi, dunque, sarà la “Belfiore” o la “Belvedere” ad avere l’onore di accompagnare il “nuovo” Presidente Mattarella nel tour romano che da Montecitorio lo porterà all’Altare della Patria e infine al Quirinale. Un servizio che le Flaminia presidenziali svolgono sin dal lontano 1961. Presidente della Repubblica il lancista Giovanni Gronchi, che pensionò le vecchie Fiat 2800 Torpedo del 1939.

La prima ospite straniera. La Regina Elisabetta d’Inghilterra insieme al Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi a Roma (1961)

A partire dalla Regina Elisabetta d’Inghilterra sono stati molti i capi di stato ospitati nelle Flaminia da parata: da John F. Kennedy a Charles De Gaulle. Addirittura diversi giornali favoleggiano tutt’ora di una quinta Flaminia regalata alla stessa Regina Elisabetta. Circostanza mai provata e addirittura negata dallo stesso Giovan Battista Farina (diventato Pininfarina proprio nel 1961), che carrozzò le ben note quattro Lancia Flaminia 335 di color blu notte (più scuro rispetto al tipico blu Lancia). Carrozzerie speciali derivate dall’Ammiraglia di serie presentata al Salone di Ginevra nel 1957 e motorizzata con un 6V da 2500 cc ereditato dall’Aurelia.

Il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat insieme a quello francese Charles De Gaulle il giorno dell’inaugurazione del traforo del Monte Bianco (1965)

A partire dal Presidente Gronchi (1955-1962) queste “regine da parata” sono state usate regolarmente da Antonio Segni (1962-1964) e da Giuseppe Saragat (1964-1971). Poi con la Presidenza di Giovanni Leone (1971-1978), per colpa della recrudescenza del fenomeno terrorismo, cominciarono ad essere sostituite da auto blindate. Il Presidente Sandro Pertini (1978-1985) addirittura non le usò mai. Anzi, sotto la sua presidenza, nel 1982, fu ordinata una Maserati Quattroporte blindata color “Dark Aquamarine” e personalizzata con un ampio portacenere e relativo porta pipa al centro delle sedute posteriori.

Il giorno dell’insediamento del Presidente della Repubblica Antonio Segni (1962)

Le belle Lancia sembravano ormai avviate al pensionamento, ma il destino “piaciruso” ci mise lo zampino, giusto il giorno del giuramento del Presidente Francesco Cossiga. Quel mercoledì di luglio del 1985 la Maserati Quattroporte lasciò a piedi il neo-Presidente rifiutandosi ostinatamente di partire da Montecitorio. Panico. In fretta e furia fu richiamata in servizio una delle vecchie Flaminia che partì al primo colpo come un orologio svizzero.

Il Presidente Pertini sulla Maserati Quattroporte, la sua preferita (foto da ilmessaggero.it)

Così, scherzo del destino, ad essere pensionata fu proprio la fiammante Maserati preferita da Pertini e non le vecchie ammiraglie di casa Lancia che, in maniera impeccabile, hanno continuato il loro servizio al Colle con lo stesso Cossiga e poi con i successivi Presidenti: Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999), Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006), Giorgio Napolitano (2006-2013), fino a Sergio Mattarella. Nessuno più si è sognato di pensionarle.

La Flaminia “Belmonte” esposta al Museo dell’automobile di Torino (Archivio Paolo Giusti)

Ad oggi sono 61 gli anni di onorata carriera delle Flaminia 335 della scuderia del Quirinale (numero dovuto alla lunghezza del passo della vettura). Un’ammiraglia vanto dell’industria automobilistica italiana negli anni del boom economico, quando il marchio Lancia era emblema nel mondo della classe e dell’eleganza tutta Made in Italy. Automobili che si facevano ricordare più che notare (e lo scrivente sa bene di cosa parla, avendo avuto la fortuna, nella vita, di possederne due di Flaminia: in versione convertibile carrozzata Touring e coupè Supersport carrozzata Zagato).

Davanti alla Reale Palazzina di caccia di Stupinigi a Torino (©Archivio Riccardo Moncalvo-Torino)

Lunga vita dunque alle Flaminia presidenziali. Con la speranza che il Gruppo Stellantis, oggi raggruppante tutti i marchi italiani e americani di FCA e la francese PSA, lungi dalle politiche aziendali ottuse del Gruppo Fiat degli ultimi 30 anni, possa far tornare il marchio Lancia agli antichi fasti.

La Flaminia fu l’ammiraglia di casa Lancia dal 1957 al 1969 in diverse versioni. (In alto a sinistra in senso orario) la Flaminia Convertibile carrozzata Touring (esisteva pure la coupé Touring), la Flaminia Supersport carrozzata Zagato, la coupé carrozzata Pininfarina e la Berlina

di l’Alieno

Ci siamo. Il rito settennale dell’elezione del Presidente della Repubblica ha preso il via ufficialmente ieri. E il macigno più grosso sulla strada che conduce al Colle, per fortuna, è stato sgombrato in tempo utile. 

Dunque, niente “Oscar alla carriera” al Berlusca, magari da mostrare nella sua bacheca accanto alle 3 Coppe Intercontinentali, alle 5 Coppe dei Campioni e agli 8 scudetti del suo Milan, oltre alle 4 Presidenze del Consiglio. E nemmeno sarà per la prossima volta, considerata l’età. Ci siamo risparmiati l’ultimo atto di vanità del super-vanesio di Arcore.

Guardia d’onore del presidente della Repubblica Italiana (foto di Sergio Barbieri da flickr.com)

Sarà stato per le questioni di salute o per i conti (sui voti) che non tornavano, poco importa. Conta il risultato. Il personaggio più divisivo dell’intera penisola si è messo da parte, ma tanto non basta per festeggiare.

Potete scommetterci che cercherà di vendersi al meglio il suo passo indietro (chi venditore meglio di lui?) per tentare il ruolo di Kingmaker, intanto per far fuori la candidatura Draghi. Troppo autorevole e troppo poco influenzabile dal suo punto di vista. Rimanesse a fare il Presidente del Consiglio, lui, così l’anno prossimo sarebbe definitivamente archiviato e tolto dai cabbasisi. Ritrovarselo in mezzo ai piedi per altri 7 anni nel ruolo di (ingombrante) inquilino del Quirinale sarebbe troppo.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Mario Draghi (foto da ilfattoquotidiano.it)

Capisco il disagio del Cavaliere di fronte a Mario Draghi. È uno di quei pochi personaggi italiani al quale non potrebbe mai rivolgersi alla Marchese del Grillo: “io sono io e tu….”. E probabilmente gli toccherebbe fare pure anticamera per poter conferire con un inquilino del Colle così indipendente. Mentre con un Tajani, una Casellati, una Moratti o un Letta (Gianni) qualsiasi, al Quirinale si sentirebbe un po’ come nella sua villa di Arcore.

Tutti pronti a mettersi sull’attenti allo squillo del telefono, come Paperino quando a chiamare è zio Paperone. E niente storie! Sennò scatterebbe subito l’elenco dei debiti (per lo meno di riconoscenza) che legano tutti questi personaggi-Paperino allo zio Paperone-Berlusconi.

Foto banner da calciomercato.com