di L’Alieno
Nel diagramma piatto di una noiosa campagna elettorale, sabato scorso, a Chiaramonte, un interessante evento politico-culturale ha un po’ rotto la monotonia. Onore al merito per Miriana Iacono, Giovanni Garretto e l’Associazione PassoPasso che lo hanno ideato e organizzato.
L’evento riguardava la “rigenerazione urbana”, con la presenza di due relatori di alto livello. Uno nostrano, Vincenzo Cascone, ideatore dell’originale “FestiWall” di Ragusa, l’altro il prof. Gianni Di Matteo, tra i protagonisti del “miracolo” del “Farm Cultural Park” di Favara. Due esperienze a confronto di successo, un unico scopo: “riattivare” le energie spente dei contesti urbani in crisi.

Già, contesti urbani in crisi. Chiaramonte lo è? Si che lo è. Paesino di anziani alle prese, da anni, con un evidente problema demografico e di fuga di giovani cervelli. Questione destinata in futuro a diventare sempre più pressante. Una città con una porzione di centro storico già svuotato (San Giovanni).

Da anni la politica si riempie la bocca di offerte strabilianti dell’enogastronomia locale, dell’olio dop, dei musei e di eventi (più o meno) culturali come di un presunto fantastico volano per una crescita turistica che salverà la città dall’oblio. Pie illusioni. Niente di tutto ciò ha salvato e salverà niente, anche se rappresentano un’eccellenza. Ma è un’eccellenza che non fa la differenza in una Sicilia di eccellenze. Niente che non si possa trovare anche in tanti altri posti della nostra isola.

Non è un invito alla resa. Tutt’altro. Ma un’esortazione a cambiare strada. Percorrere sentieri nuovi, originali, come è successo a Favara con la “Farm Cultural Park”, che ha trasformato un luogo abbandonato da Dio e dagli uomini nel posto più visitato della provincia di Agrigento dopo la Valle dei Templi. 120.000 presenze all’anno. Un tessuto urbano “riattivato” grazie all’arte. Ingredienti? Creatività, coraggio e un pizzico di follia.

Nel quartiere storico di San Giovanni si potrebbe pensare a qualcosa del genere, contestualizzandolo e reinterpretandolo nella diversa realtà dei luoghi, anche alla luce di ciò che ha scritto Maurizio Di Gregorio qualche giorno fa su questo stesso blog. L’esperienza “FestiWall” invece potrebbe far nascere qualche buona idea per dare nuova vita e immagine all’orribile “muraglia” di condomini di Corso Kennedy.
Ecco il senso dell’incontro di sabato scorso: battere nuovi sentieri. Affidarsi all’arte e all’estro creativo per risolvere problemi mai risolti.
