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ovvero
Tieni stretti gli amici, ma ancora di più i nemici

di Giulia Cultrera

Per il ciclo “ha del potenziale ma non si applica” sale sul podio La casa di carta. Una serie spagnola partita in sordina e diventata in breve tempo un fenomeno mondiale che ha affascinato e conquistato gli spettatori sulle note di Bella Ciao. Un inno alla resistenza e alla libertà che ha fatto dei suoi simboli un grande punto di forza. La tuta rossa e la maschera di Dalì rimarranno sempre legate all’immaginario di questo show (a meno che le tute non vengano riciclate per girare Squid Game, ma questa è un’altra storia).

Il format è nuovo, audace e assolutamente vincente: una stravagante e mal assortita banda di ladri realizza la rapina del secolo occupando, con tanto di ostaggi, la Zecca di Stato spagnola. Non contenti, qualche anno dopo decideranno di alzare l’asticella e mettere nuovamente a repentaglio le proprie vite rinchiudendosi nella Banca di Spagna. Ce la faranno i nostri (anti)eroi?

la casa di carta

Sono folli, sconsiderati e determinati: i presupposti ci sono tutti. Ma questo non basta se alla base manca un piano congegnato e studiato in ogni più piccolo aspetto.

Fortunatamente, abbiamo il Professore. Timido e impacciato nelle relazioni interpersonali, spavaldo e calcolatore quando deve negoziare con i servizi segreti o attuare un piano di riserva. Perché c’è sempre un piano B. Talvolta anche C o D. Il professore è (quasi) sempre una mossa avanti.

Fermiamoci a riflettere su quanto sia elevata la sua capacità di problem solving. Se si fondesse con l’Armadillo di Zerocalcare avremmo una super coscienza pronta a svoltarci la vita in qualsiasi situazione. E invece no.la casa di carta

Alcuni personaggi de La casa di carta nascono unicamente per mettere a dura prova la nostra pazienza. Ne prendiamo due a caso? Tokio e Arturito. La prima ha una spiccata propensione a complicare la situazione, fare di testa propria e mettere in pericolo gli altri. È più forte di lei, non riesce proprio ad attenersi al piano.

Dove non arriva lei, ci pensa Arturo, compiendo qualche azione avventata e uscendone, immancabilmente, ferito (con grande soddisfazione di tutti, bisogna ammetterlo).

In altri casi, invece, lo show ci porta a guardare tutto da una nuova prospettiva e i personaggi maggiormente odiati diventano proprio quelli più amati, nonché decisivi per la buona riuscita del piano. Precisiamolo, Arturo non rientra in questa categoria: lui è la Skyler White della situazione e nulla – nulla – potrà far cambiare idea allo spettatore.la casa di carta

Esattamente come in Breaking Bad, succeda quel che succeda, ci ritroveremo sempre a tifare per il villainI protagonisti de La casa di carta hanno esperienze di vita diverse, ma sono tutti accomunati da un aspetto fondamentale: sono gli ultimi, gli emarginati della società, con precedenti penali alle spalle. Sono soli e non hanno più nulla da perdere. Per questo il pubblico tiferà sempre per loro e gioirà delle loro vittorie.

Al di là delle critiche mosse allo show, La casa di carta ha rappresentato un fenomeno di massa, ha sollevato alcune tematiche sociali importanti e ci ha tenuti incollati allo schermo. Non si può gridare al capolavoro, ma resterà una di quelle serie iconiche che porteremo nella nostra – infinita – lista delle serie tv.la casa di carta

ovvero
Chi sospetterebbe mai di tre mamme?

di Giulia Cultrera

Good Girls può essere considerato una versione al femminile di Breaking Bad. Alla base c’è sempre un problema di natura economica e una soluzione totalmente illegale per arginarlo.

Il brivido del rischio aumenta di stagione in stagione, così come la probabilità di finire in carcere. Le protagoniste, da timorose e impacciate, diventano delle abili Heisenberg, pronte a godere dei soldi facili e della sensazione di potenza e indipendenza che il denaro porta con sé. E si distinguono proprio per il loro essere donne coraggiose e indipendenti, sempre in grado di tenere testa ai “veri” cattivi.good girls, i veri cattivi

Sì, nonostante la condotta poco legale, non possiamo fare a meno di tifare per loro, soprattutto se le paragoniamo agli altri criminali della serie.

E in effetti, nonostante la quantità assurda di rapine e reati vari, è impossibile non provare empatia per le protagoniste di Good girls. Le occasioni per mettersi nei guai non mancano di certo: disavventure, vicoli ciechi e imprevisti sono all’ordine del giorno, dato che Rio riesce – quasi sempre – a essere un passo avanti a loro.good girls, protagoniste

Fortunatamente, la leader del gruppo è Beth, colei che considera sempre i pro e i contro, analizza con occhio critico e calcolatore ogni dettaglio e riesce sempre a trovare una via d’uscita.

Non avvertite una sorta di déjà vu? In effetti ricorda un po’ Annalise Keating e, se How to get away with murder ci ha insegnato qualcosa è che è prassi, per i personaggi, addossare tutte le colpe del mondo alla colonna portante della serie.good girls

Una commedia piacevole e coinvolgente, che si lascia divorare grazie ai continui colpi di scena. Mai banale o ripetitiva, mostra anche tematiche sociali importanti, ma le affronta sempre con ironia e leggerezza.

Il finale può non soddisfare le aspettative di tutti, ma non bisogna dimenticare che Beth ha sempre la situazione sotto controllo. E se così non fosse, basterebbe usare le parole in codice “ho lavorato a maglia” per dare – nuovamente – inizio ai giochi.good girls