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di Olga Maerna 

Nastja* vive a Mosca da quando è nata 27 anni fa. Ha studiato Lingue in una famosa università della capitale, laureandosi poi con un percorso focalizzato sull’Italianistica, e da tre anni lavora proprio come insegnante di italiano.

Dopo alcuni mesi di slanci e ripensamenti, a inizio 2023 decide che è arrivato il momento di tornare in Italia, la terra che tanto ama e a cui ha dedicato i suoi studi e la sua carriera professionale. Non ci torna dal 2019, quando ha trascorso un periodo di studio di alcuni mesi presso l’Università degli Studi di Trieste, rientrando a casa poco prima delle chiusure e dell’inizio del lockdown.

La incontriamo a Parma, in un tranquillo weekend che ha scelto di passare nella città emiliana, che ancora non aveva mai visitato.

Perché hai scelto di venire in Italia?

Per due motivi che si sono intrecciati. Negli ultimi tre anni ho lavorato molto – lavoro come insegnante di italiano da libera professionista, quindi non ho mai davvero degli orari di lavoro fissi e finisco per lavorare anche più di quanto dovrei. Dopo tre anni avevo davvero bisogno di una vacanza, e in modo particolare avevo bisogno di venire in Italia.

Qualche mese fa mi sono fermata a riflettere sul fatto che insegno italiano ma sono tre anni che non torno in Italia… impossibile. Quindi sono tornata per motivi possiamo dire anche professionali: assorbire nuova “linfa” che mi serve per fare bene il mio lavoro. 

Negli ultimi tre anni non hai avuto la possibilità di muoverti dalla Russia?

Sì ma non molto. Prima, ovviamente, a causa dei lockdown e delle restrizioni legati alle vaccinazioni. Io sono stata vaccinata con Sputnik, il vaccino russo, che però in molti paesi occidentali non era riconosciuto.

Poi, dopo febbraio 2022, molti voli diretti tra la Russia e altri paesi occidentali sono stati tolti. Ovviamente ne rimangono molti altri, non siamo bloccati all’interno del nostro paese, ma quelli che restano sono voli costosi (perché per destinazioni lontane) o che non mi interessano particolarmente.
La scorsa estate, per esempio, sono stata qualche giorno a Minsk, in Bielorussia. Di certo nulla di così “esotico” per me.

Minsk

E quindi come hai fatto per arrivare in Italia?

Per forza facendo scalo. Prima dello scorso anno, potevo volare direttamente da Mosca a Milano in poco più di tre ore. Adesso le uniche soluzioni che posso prendere in considerazione sono arrivare in Italia facendo scalo a Erevan in Armenia oppure a Istanbul. In questo caso tutto il viaggio mi ha preso quattordici ore, al posto delle solite tre.

Adesso, a metà marzo, i voli non costano tanto, e sono riuscita a cavarmela spendendo circa 800€ per un biglietto di andata e ritorno. Se ci cercano voli per l’estate i prezzi salgono a 2000€, quando con un volo diretto spenderesti dieci volte meno.

Hai dovuto fare fronte ad altri problemi pratici per venire in Italia? Per esempio, problemi di documenti?

No, in realtà non ho avuto nessun problema con i documenti. Avevo un visto ancora valido, fatto nel 2019 quando sono venuta in Italia per studiare, e sono potuta entrare nel paese utilizzando quello.
Sono stata fortunata, perché il visto che mi avevano fatto nel 2019 (e che poi mi è stato rinnovato) era ancora valido quattro anni dopo. Se richiedessi un nuovo visto adesso, se non sbaglio lo potrei ottenere per un massimo di due settimane, o comunque non un periodo così lungo.

A livello pratico il vero problema è quello legato al denaro: dal momento che la Russia è stata tagliata fuori dai principali circuiti bancari, io non posso utilizzare le mie carte per pagare. Ho anche provato a riutilizzare la carta italiana che avevo fatto nel 2019 quando studiavo a Trieste, ma ho scoperto che a marzo 2022 era stata disattivata, probabilmente proprio perché intestata a una persona russa.

Quindi non mi resta che viaggiare portandomi dietro una discreta quantità di contanti – abbastanza da coprire tutte le spese che potrei dover sostenere mentre sono qui. Ammetto che spostarmi con diverse centinaia di euro addosso non mi fa stare molto tranquilla, ma al momento non ci sono altre soluzioni.

Le file interminabili di fronte ai bancomat russi dopo il blocco occidentale dei circuiti bancari

E invece a Mosca come è cambiata la vita dopo il 24 febbraio 2022?

Esteriormente non è cambiata molto. So che diversi giornali italiani ed europei in autunno hanno riportato la notizia che in Russia, anche nelle grandi città, iniziavano a scarseggiare alcuni beni basilari, come la carta igienica, ma non è vero.

Tantissime compagnie e brand occidentali si sono ritirati dal paese, ma sono stati prontamente sostituiti da equivalenti russi. Per esempio, adesso non c’è più McDonald’s, ma al suo posto è arrivato Vkusno i Tochka (letteralmente: Buono, e punto) che serve praticamente lo stesso menù.
Così come non ci sono più Zara e H&M, e sono arrivati altri negozi che vendono abiti molto simili ma prodotti in Cina.

Quello che è cambiato è qualcosa di non tangibile: fuori sembra tutto uguale, ma dentro l’atmosfera che si percepisce è molto diversa. Lo senti che a febbraio 2022 è cambiato qualcosa, e questo qualcosa sta impattando sulle nostre vite.

Vkusno i Tochka, la nuova catena di fast food che ha preso il posto di McDonald in Russia

Come è stato quel 24 febbraio 2022?

Mi sono svegliata e ho letto messaggi dei miei amici che dicevano che stava succedendo qualcosa. Ho iniziato a cercare notizie online, ma non è stato facile avere un’idea chiara della situazione fin da subito.

Non capivo cosa stesse succedendo, o forse in fondo semplicemente non volevo crederci, non volevo pensare che quello che leggevo e sentivo fosse davvero reale, che qualcuno lo avesse fatto davvero.
Un mio amico, che aveva sicuramente la possibilità di farlo, è partito il giorno stesso per Dubai, e da allora non è più tornato.

E dopo cosa è successo?

La primavera è proseguita così, e poi l’estate. Il vero colpo è stato in autunno. A fine settembre è stata indetta la mobilitazione dei riservisti – cioè, di tutti gli uomini adatti a combattere (il Russia il servizio militare è ancora obbligatorio) e che non erano ancora partiti per il fronte. In quel momento molti hanno avuto paura di essere arruolati e sono scappati – chi in Georgia, chi in Kazakistan o altri paesi dell’Asia centrale.

E l’arruolamento poteva davvero capitarti da un momento all’altro.
Alla fermata della metropolitana vicino a casa mia ho visto più volte militari appostati vicino alle porte di uscita dalla stazione. Quando vedevano uscire un uomo in età arruolabile (fino ai 55 anni), gli chiedevano i documenti e gli presentavano il foglio dell’arruolamento. Il tutto nel giro di qualche secondo, quando magari la persona passava di lì per tornare a casa dal lavoro.
Oppure venivano a cercarti direttamente a casa.

Sono numerosissimi i russi renitenti alla leva che cercano di sfuggire all’arruolamento massiccio voluto da Putin

 

Conosci persone che hanno vissuto questa esperienza?

No, per fortuna nessuna delle persone a me più vicine è stata arruolata. Ma mio padre, che ha 54 anni e quindi è ancora, anche se di poco, dentro il limite, non è uscito di casa per tre settimane, nel timore di essere fermato proprio in questo modo.

La stessa cosa ha fatto il fidanzato di mia sorella, che è rimasto chiuso per settimane a casa di lei nel caso in cui i militari fossero andati a cercarlo a casa dei suoi genitori (dove risulta ancora residente).

*Nastja, l’Università di Trieste e Parma sono nomi di finzione che sono stati scelti per salvaguardare l’anonimato dell’intervistata.