di L’Alieno
La meritoria rubrica di Sebastiano D’Angelo su questo blog, proprio ieri, ha riportato all’attenzione la storia di Carlo Corallo, australiano di Melbourne, padre ragusano e personaggio di assoluta grandezza nel panorama dell’architettura mondiale. A capo di uno dei più importanti studi del pianeta con importanti progetti in mezzo mondo.

Mr. Corallo è rimasto affezionatissimo alla sua terra d’origine, al punto da mettersi a disposizione e persino coinvolgere la Facoltà di Architettura di Melbourne (nella persona del prof. Des Smith), per dei progetti che riguardavano la riqualificazione dell’area del lungomare Andrea Doria di Marina di Ragusa. Ne è scaturito un concorso di idee e i migliori tre progetti selezionati sono stati presentati e premiati a Ragusa nel lontano 2008.

Un atto d’amore totalmente gratuito caduto nel vuoto. Perché al di là di tutte le energie profuse per arrivare a partorire dei progetti significativi all’altro capo del mondo, questa disponibilità, da noi, non ha mai trovato riscontro. Nessuna sinergia positiva creata nel tempo. Non diversamente da altre storie (aventi per sfondo il premio Ragusani nel Mondo) non se n’è fatto mai nulla. E questo accade puntualmente da 26 anni.

Sono forse fantasie pensare ai processi virtuosi che si sarebbero potuti mettere in moto connettendo la nostra economia a quella di alcune ricche realtà planetarie? Esiste una spiegazione per queste occasioni perdute? Qualcuno si è mai posto il problema? Oppure la nostra spiccata tendenza all’individualismo e all’autoreferenzialità ci rende immuni persino ai dubbi? Mi rivolgo soprattutto alle istituzioni come Assindustria, CNA, oltre alle istituzioni pubbliche. È ammissibile non tentare di approfittare di queste occasioni per fare sistema?
Tanto per non cambiare anche quest’anno tra i premiati figurava lo scienziato Andrea Carfì, Direttore scientifico dell’azienda farmaceutica Moderna (produttrice del noto vaccino anti-covid). I vertici aziendali dell’Asp di Ragusa non hanno mostrato interesse per l’evento.
Passano gli anni, il nostro vizietto snob rimane.
