di Sebastiano D’Angelo
Metti una calda sera di mezza estate nello splendido e accogliente scenario di Piazza Libertà, con oltre due mila persone comodamente sedute o in composto ascolto dietro le transenne.
Aggiungi un sublime Concerto dell’Orchestra del Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania, prestigiosa Istituzione musicale dell’isola, ai vertici in campo nazionale. Seduci il pubblico presente con le soavi melodie tratte da celebri colonne sonore. Aggiungi il frizzante cabaret del comico ragusano Massimo Spata. Spargi un po’ del talento del Maestro Peppe Arezzo ad accompagnare il violino e il bel canto di Giovanni Cocuccio e della sorella Manuela, soprano. Metti infine il racconto e la presentazione di tre nuove storie di eccellenze iblee in uno spettacolo condotto in modo impeccabile da Caterina Gurrieri e Salvo Falcone, accompagnate da due splendide e disinvolte ragazze, Ludovica Cutuli e Lucrezia Di Matteo, e crei le premesse per una serata unica e forse irripetibile.

Di contorno le testimonianze di uomini delle istituzioni politiche ed economiche, di rappresentanti di una virtuosa selezione di aziende, del Presidente dell’UNAIE, prestigiosa federazione cui fanno capo le principali associazioni che si occupano del fenomeno migratorio, dell’Union Camere, della Confcommercio Sicilia ed ancora un emozionante momento dedicato al dramma delle vittime della strada. Ne viene fuori uno spettacolo che ha tenuto incollato il pubblico presente in piazza (e in streaming) per quasi quattro ore, volate via senza pesare.
È la sintesi della 27ª edizione del Premio “Ragusani nel Mondo”, tra le più belle di sempre. Uno dei pochi eventi rimasti, forse l’unico, in cui si riscopre il gusto di appartenere ad un’unica identità. Sicuramente l’edizione che ha raccolto il gradimento più corale, come confermato dai riscontri via social e dalle migliaia di testimonianze provenienti dal pubblico che ha assistito dal vivo (oltre 30 mila contatti quella sera provenienti da tutto il mondo). Una piazza Libertà cosmopolita, con presenze di australiani, statunitensi, canadesi, argentini, italiani di numerose città, a ulteriore testimonianza di come il Premio riesca ancora una volta a trasformare una piazza ragusana in un piccolo ombelico ibleo nel mondo.
Una vetrina esclusiva ed unica per la città di Ragusa e l’intera area iblea, che ne ha promosso e veicolato l’immagine più di tanti altri eventi, pur maggiormente sostenuti e foraggiati dalle massime istituzioni locali. E qui sta il vero nodo da dirimere, almeno nell’immediato futuro. La percezione di ammirazione, affetto e riconoscibilità dell’evento è altissima presso l’opinione pubblica. Non così presso i vertici amministrativi della città e non ci è data possibilità di conoscerne le reali motivazioni. Tutto questo appare evidentemente incongruo. E allora sembra arrivato il momento di porre riparo a questa sperequazione.

Il Premio va riconosciuto istituzionalmente come uno degli eventi di punta della città, concedendogli il giusto merito storico, senza ancorarlo a giudizi o valutazioni da parte di commissioni burocratiche di “presunti” esperti, la cui attendibilità e competenza può mostrare il fianco a qualche dubbio. È quello che faremo nel prossimo futuro. Chiederemo ufficialmente agli organismi consiliari della città un pronunciamento ufficiale in tal senso, auspicando un “riallineamento” fra sentiment popolare e quello delle istituzioni. Dopo 28 anni di innegabile e crescente successo è una piccola ambizione che ci sta molto a cuore. Se sono rose…