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“L’orribilissimo terremoto dell’anno 1693 è stato, senza alcun dubbio, il maggiore, il più pernicioso che tra tanti avesse danneggiato la Sicilia, e sarà sempre l’infaustissima sua memoria luttuosa negli annali dell’isola,”
(Antonio Mongitore, 1743)

di Grazia Dormiente

Il terremoto del 1693, referente d’obbligo in Val Di Noto per interpretare la stagione del barocco ibleo e per spiegare la ricostruzione, a volte in un altro sito, di alcune città, a Pozzallo determinò interventi di particolare esito. Da un volume delle “Cautele” [Archivio di Stato di Ragusa, sezione di Modica, Contea, Cautele XV, c.643 (spagnolo), c. 649 (italiano)] si è ricavata la relazione progettuale, datata Modica 22 maggio 1693, sulle opere da realizzare nel “caricatore” di Pozzallo, dove la quattrocentesca Torre Cabrera e i magazzini erano stati fortemente danneggiati.

Pozzallo. La quattrocentesca Torre Cabrera (foto M. Assenza)

Il progetto, con il relativo preventivo di spesa, eseguito da don Domingo Garay, assistente dell’ingegnere fiammingo don Carlos de Grunemberg prevedeva pure la fondazione di un villaggio a Pozzallo. (Il documento è segnalato in M. R. NOBILE, La torre Cabrera a Pozzallo, in «Κρόνος, Quaderni del Liceo Classico “Umberto I” Ragusa», 8, 1997, pp. 17-35. Stima del costo dei lavori di ristrutturazione da realizzarsi nella Torre di Pozzallo dopo il terremoto del 11 gennaio 1693). Il computo è firmato dall’ingegnere Domenico Garay, “con l’assistenza e presenza” del governatore generale Blasco Castellet e di Francesco Grimaldi e Pietro Vassallo maestri Razionali del Patrimonio.

Nel computo si prevede di realizzare sei volte a crociera (una per ogni stanza dissestata) nel modo in cui erano state realizzate in precedenza (primi due decenni del ‘400), cioè in mattoni posti di piatto per le vele e in pietra da taglio per i costoloni, imposte e chiavi. Questa tecnica, certamente d’importazione, – che si riscontra in un’altra fabbrica della Contea e cioè nelle volte del chiostro del convento di Santa Maria dei Gesù a Modica (fine XV secolo), sebbene di dimensione più ridotta – dimostra la diretta relazione con i cantieri del regno d’Aragona. Nella postilla l’ingegnere elogia gli aspetti decorativi (anche se dispendiosi) della costruzione precedente “el primor y abelimentos antiguos” manifestando tuttavia qualche perplessità sulla resistenza “siendo mas puesto débiles que fuertes”.  

La Contea di Modica nel XVII sec.

I lavori di ricostruzione e di restauro, annotati per il “baluardo”, per la Torre, per i “magazeni di legna, carbone, vino ed altri viveri, i quali stanno fuori et alquanto distanti della Torre” per il “magazzeno principale o sia Carritore capace di quattro in cinquemila salme” denunciavano la necessità di affrontare in tempi brevi l’emergenza economica, causata dal rovinoso terremoto. (G. Dormiente, Pozzallo, città Mediterranea, Modica 1991)

Il terremoto del 1693 nelle incisioni e nelle stampe dell’epoca

Nella prima parte della citata relazione progettuale inerente i “repari del baluardo” era annotata la stima del lavoro “per farsi li parapetti, cannoneri, banchetti e gariti” ed ancora “i riposti di munizioni, e baracche delli petrecci e alloggiamento dell’artiglieri”; in riferimento al corpo della Torre, “quale à tre ordini di habitatione che compongono il numero di stanze  n.18, delle quali hanno patito assai con li terremoti» erano elencate le spese necessarie per rifare la facciata e per farsi sei dammusi incrociati delle sei stanze che hanno patito coi suoi guarnimenti di pietra d’intaglio nella forma che era innanzi, mattoni e forme, ponti ed il necessario per erigerli”.

Il “De immani Trinacriae Terraemotu’, pubblicata nel 1718

Nella seconda parte dello stesso documento erano considerate le riparazioni dei magazzini ed in particolare quelle del “magazeno principale del frumento o sia Carricatore”. Nella terza ed ultima parte era quantizzato il preventivo di spesa “per canne 3.400 di fabbriche che comprenderà il n.ro di cento case per habitatione delle persone che desiderano concorrere all’alloggiamento di questo sito”.
Dettagliatamente era previsto che ogni casa doveva “esser del lungo di n.30 palmi e palmi 20 di largo escluse le mura e di dieci palmi di altezza per poter tenere in essa letto, alcuna botte di vino, oglio, frumento o altro che potessero far di racolta o tener di provisione”.

Immagini di Pozzallo di inizio XX sec.

L’ampliamento insediativo, riferibile al terremoto del 1693, si configurava per il Caricatore di Pozzallo come “un’operazione totalmente diversa dalla ricostruzione dei borghi e delle città feudali”, poiché induceva a considerare “la fondazione da parte di un feudatario come un importante atto economico e sociale” finalizzato “ad accrescere la popolazione e – in questo caso – più gli scambi commerciali che la produzione agricola, quindi le rendite del signore” ( L. Dufour in Annali della storia d’Italia,Torino 1987, p.482).

In effetti le “4.722 onze” previste per la costruzione delle cento case furono subordinate agli interessi più vantaggiosi riguardanti l’organizzazione dei servizi di raccolta, di trasporto e di imbraco del frumento e degli altri viveri, che impegnavano un numero consistente di operatori e di funzionari, destinati ad accelerare il processo insediativo a Pozzallo.

Navi e il porto di Pozzallo nella prima metà del XX sec.

L’ampliamento insediativo, riferibile al terremoto del 1693, si configurava per il “Caricatore di Pozzallo” come fondazione di una nuova città, che sarà edificata successivamente alle spalle delle strutture medievali avvalorando la tesi sostenuta da Gaetano Columba nel 1906: “Il Pozzallo ci dà un esempio caratteristico di agglomerato della popolazione dietro la difesa di un forte, ed è uno dei casi moderni di quelle formazioni dei centri abitati attorno ad un forte che troviamo nella storia antica delle coste del Mediterraneo”.

La ripresa dell’attività estrattiva, negli anni immediatamente successivi al 1693, certifica la celerità con cui furono approntate le riparazioni necessarie alle strutture che assicuravano la continuità del commercio marittimo lungo le diverse rotte del Mediterraneo.

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