di Vito Castagna
2025. Ѐ la data che Jerry Lewis ha scelto per far proiettare “The day the clown cried”, film scritto, diretto ed interpretato dallo stesso Lewis nel lontano 1972 e che d’allora non è mai stato mostrato in sala. Le motivazioni sono complesse e varie: torbidi di diritti d’autore, paludose querelle giudiziarie, contrasti tra i produttori, lo sceneggiatore e il regista. In sostanza, tutto un retroterra di cavilli e incomprensioni che hanno fatto sì che un importante tassello della storia del cinema non vedesse la luce. Anche se, ironia della sorte, hanno innalzato “The day the clown cried” nell’olimpo dei più celebri film perduti.

Questo lo si può dire già dalla trama. Helmut Doorke è un clown che ha perduto la sua vena comica. Affranto, annacqua il suo dolore con fiumi di alcool. Quando la delusione si tramuta in rabbia, insulta il Terzo Reich e scimmiotta il Fuhrer. La Gestapo lo cattura e lo spedisce in un campo di prigionia per dissidenti politici; qui, gettato nel fango dai suoi compagni dopo un litigio, fa ridere un gruppo di bambini ebrei che si trovavano al limitare del campo.
I loro sorrisi riaccendono la comicità di Doorke, gli danno un nuovo scopo. Tutti i giorni inscena degli sketch e i bimbi cominciano a fidarsi di lui, ma accortisi di ciò, gli sgherri del regime impediscono al clown di continuare la sua attività. Eppure, Doorke continua. A questo punto, servirsi delle doti del pagliaccio può rivelarsi utile per invogliare i bambini a salire sui treni diretti ai campi di sterminio. Doorke accetta l’incarico, perché ne ignora la meta. Purtroppo, egli viene rinchiuso casualmente in uno dei vagoni insieme ai piccoli ebrei.
Il loro capolinea è Auschwitz. Uno dei kapò ha l’idea di sfruttare Doorke per guidare i bambini verso le camere a gas. A lui il compito di addolcire la pillola, di regalar loro un ultimo sorriso. Non si dica che i carcerieri non hanno un cuore, lo schernisce il kapò. E Doorke si piega al suo volere per avere salva la vita. Conduce i bimbi in fila indiana, li fa entrare nella camera. Una bimba gli sorride. Lui ha il volto ancora truccato. Le prende la mano ed entra con lei. La porta ermetica si chiude dietro di loro.
Sono rimaste poche bobine di questo film. Molti anni dopo, Lewis donò quella in suo possesso alla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, ponendo il veto di non proiettarla prima del 2025. Purtroppo, solo dopo si scoprì che il film era privo di audio. Era già qualcosa. Eric Friedler ne prese alcuni spezzoni e li inserì nel documentario “Der Clown”, inoltre, chiamò gli attori del film di Lewis e inscenò di nuovo alcune parti.
Non conosciamo la data esatta della proiezione di “The day the clown cried”. Sappiamo soltanto che sarà riservata a pochissimi. Così ha voluto Lewis, che più volte ha ammesso di odiare il suo stesso film considerandolo un fallimento.
Lo lascio giudicare a voi, caricando la mezz’ora pubblicata nel documentario di Friedler. Vi invito a pazientare, a sopportare il silenzio della pellicola muta, i sottotitoli in inglese. Scoprirete quanto un’opera monca sappia comunicare. Forse, sta tutto qui il regalo inconsapevole e inaspettato di Jerry Lewis, clown malinconico.
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Jerry, great actor and great man!