di L’Alieno
Eravamo rimasti alla vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD, qualche tempo fa. Una vittoria mai digerita per buona parte di un partito che della gestione del potere aveva fatto il suo unico credo, non importa con chi: 5Stelle, Salvini, Berlusconi, Fratoianni, Renzi, Calenda… Tutto faceva brodo in nome di un malinteso “senso di responsabilità”. Peccato che a destra sia arrivata la Meloni a sparigliare le carte con il suo progetto identitario e, soprattutto, vincente.
A quel punto, per il gioco delle parti e tanto per dare l’idea (e solo l’idea) di un PD “ma-anche” di sinistra, era sembrata una buona cosa la candidatura della Schlein: donna, giovane, bisessuale e con un’impronta progressista ben definita. A patto però che si limitasse ad un’onorevole sconfitta alle primarie e si accontentasse di poter guidare una piccola corrente di sinistra per tenere buoni gli spiriti più agitati: quelli che rompono con la storia dell’identità del partito.

Possiamo solo immaginarci il seguito. Lo sconcerto dei tanti notabili conservatori del PD a seguito della vittoria di chi doveva perdere. Ma cosa si poteva fare a quel punto? Niente. Si è deciso di sedersi sulla riva del fiume e aspettare che il cadavere della neo-segretaria passasse al più presto possibile. E quale miglior occasione di una sconfitta elettorale? Poco importa se strategie e alleanze erano state decise ben prima che arrivasse la nuova segretaria.
Ne è derivato un tiro al piccione impressionante per intensità, furia e virulenza.
Fuoco a volontà dalla palude conservatrice centrista, cioè dai migliori rappresentati di quell’idea fluida di partito, imperneata da fantomatici valori centristi.
Fuoco da buona parte della componente cattolica. Tutti terrorizzati da una possibile svolta troppo liberale in tema di diritti civili.
Fuoco anche da sinistra. Cioè da quel fronte dei sempre arrabbiati per noia o vocazione, a cui non va bene mai niente e nessuno. Da sempre i migliori alleati delle destre, sin dai tempi della macchietta Fausto Bertinotti.

Il finale di questa storia potrebbe essere quello suggerito dagli schieramenti civici vincenti in diverse città. L’idea, mai tramontata, di rimettere in piedi un nuovo accrocco a centro, fuori dagli schieramenti e vuoto di qualsiasi idea e identità, per risultare gradevole sia a destra che a sinistra. Unico collante la gestione del potere e la speranza di poter vivacchiare beotamente per tanti altri anni ancora (Europa permettendo), senza decidere nulla di importante, ma dando l’idea di cambiare tutto per non cambiare niente. In Sicilia siamo maestri.
Se l’idea avrà successo potremo sperare, almeno, di tornare a morire democristiani (e non fascisti).
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